Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  aprile 16 Lunedì calendario

2 articoli - LA SVOLTA. LA RIPRESA BATTE IL PRIMO COLPO? - I l momento più duro. L’analisi di McKinsey per la nuova edizione dell’Osservatorio Oltre la crisi/La nuova normalità, che la società di consulenza statunitense ha realizzato in collaborazione con CorrierEconomia, fotografa il gennaio 2012, il momento più difficile della crisi che sta colpendo i mercati finanziari, cambiando profilo al mondo della produzione e dell’economia

2 articoli - LA SVOLTA. LA RIPRESA BATTE IL PRIMO COLPO? - I l momento più duro. L’analisi di McKinsey per la nuova edizione dell’Osservatorio Oltre la crisi/La nuova normalità, che la società di consulenza statunitense ha realizzato in collaborazione con CorrierEconomia, fotografa il gennaio 2012, il momento più difficile della crisi che sta colpendo i mercati finanziari, cambiando profilo al mondo della produzione e dell’economia. A gennaio i segnali di ripresa che oggi provengono chiaramente dal mercato statunitense non erano ancora così chiari. L’opzione sul debito sovrano greco era tutta da definire e, in Italia, lo stesso governo Monti aveva appena iniziato a operare, al punto che non c’era riflesso numerico delle azioni intraprese. Cambiamento in atto «La sintesi che presentiamo — sottolinea Stefano Proverbio, director di McKinsey, che ha curato l’Osservatorio — evidenzia aspetti più pesanti di quanto sarebbe ora, se disponessimo di dati fattuali aggiornati a febbraio-marzo. Da gennaio diverse situazioni sono mutate in meglio e, sebbene ci troviamo a operare in un periodo in cui sono davvero molti gli elementi di incertezza, una certa positività nelle ultime settimane è giustificata rispetto all’outlook negativo di inizio anno». Segnali particolarmente positivi arrivano dagli Stati Uniti, dove l’occupazione sta rapidamente crescendo, addirittura del 2 per cento in più rispetto alle attese. «Ma è il complesso dei mercati ad essere improntato a un maggiore ottimismo — evidenzia Proverbio —. L’Europa sta andando meno peggio di quanto le previsioni lasciassero intendere, la Cina sembra aver intrapreso la strada di un soft landing, con un rallentamento rispetto al passato, ma anche la capacità di continuare a crescere a ritmi importanti, il Sudamerica va bene, meglio del previsto, bene va la Russia e molto bene l’Africa Subsahariana. In un panorama con tante evidenti positività si distingue l’India, che invece cresce poco e, all’interno delle ottime performance dei Paesi sudamericani, genera qualche perplessità l’Argentina, con una inflazione elevata e dinamiche fiscali che non sempre appaiono sotto controllo». Variabili in gioco Allungando l’orizzonte, si distinguono elementi di speranza e qualche preoccupazione. La speranza è legata alle dinamiche anticrisi attuate da molti Paesi che dovrebbero, nella seconda metà del 2012, avviare concreti percorsi di crescita. Mentre le preoccupazioni sono legate agli sviluppi della crisi in Iran e il possibile impatto sul prezzo del petrolio. Se questa non dovesse risolversi e si arrivasse a maggiori tensioni, il prezzo del greggio sarà inevitabilmente votato alla crescita e con il petrolio in area 200 dollari dai 130 di oggi molti paventano il fantasma del 2008. «Il petrolio è una variabile estremamente sensibile, ma non l’unica — conclude Proverbio —. Se estendiamo l’attenzione ai prossimi 12 mesi vediamo che le elezioni in Francia, quelle in Italia del 2013 e la situazione giapponese, che potrebbe condurre a una forte svalutazione dello yen, sono variabili di un certo peso. Se consideriamo l’Italia non possiamo ignorare che alcune cose importanti sono state fatte: la riforma delle pensioni, le liberalizzazioni e gli interventi sul mercato del lavoro compongono una serie di elementi positivi per il futuro del nostro Paese sebbene gli effetti non si siano ancora manifestati in termini numerici». Gli interventi del governo Monti sull’organizzazione della società italiana sono infatti tali da incidere pesantemente su alcuni snodi chiave dell’attività produttiva, ma soprattutto nel medio-lungo periodo. È una riforma radicale, i cui effetti positivi si manifesteranno nel tempo. Per ora l’impatto per molti è solo di estrema difficoltà. Stefano Righi I SETTORI. RICAVI OK, RIPARTE IL MANUFATTURIERO. SEGNALI DA UTILITY E TELECOM - L’analisi realizzata da McKinsey evidenzia l’andamento puntuale di sei settori industriali e il comportamento di 215 società italiane quotate, al fine di stimare la capacità di reazione a livello congiunturale, con la rappresentazione di circa un quarto dei fatturati del totale delle imprese italiane. Due gli indicatori aggregati che sono stati analizzati: la resistenza alla volatilità (ricavi, margini e cash flow) e la crescita sostenibile (intendendo con questo termine l’insieme dato da crescita organica, crescita inorganica, redditività, equilibrio finanziario). Ecco i risultati settore per settore. Energy/Utilities Il settore è in lieve peggioramento rispetto allo standard pre-crisi. Infatti, nonostante una crescita dei ricavi (+32,8%), Ebitda ed Ebit sono sotto ai livelli del 2007. Quanto alla crescita, la situazione del settore è stabile. Servizi finanziari Il settore rimane sostanzialmente al di sotto dei livelli pre-crisi sia in termini di resistenza alla volatilità, sia in termini di crescita. Ricavi inferiori ai livelli pre-crisi (-16,2%) e indici di redditività in diminuzione. Chimico Migliora la profittabilità in termini di Ebitda margin (+0,2%) e in termini di Roi (+2,4%), ma cala l’Ebit margin (-1,7%). Rispetto al 2007 i volumi sono in calo del 13,3 per cento. Telecom/Hi-tech Il livello dei ricavi non è ancora sugli standard precedenti la crisi (-8,8%), malgrado un miglioramento su base congiunturale (+16%). L’Ebit e l’Ebitda hanno recuperato e migliorato i livelli precedenti la crisi, invece il cash flow è ancora in ritardo (-17,1%). Real estate Il settore delle costruzioni continua a soffrire delle conseguenze della crisi finanziaria e i livelli sono ancora al di sotto dei valori del 2007 (-16,7%). Aumenta il livello di indebitamento (+22%) e diminuisce la marginalità, anche su base congiunturale. Servizi non finanziari Battuta la crisi con ricavi aggregati a +38 per cento rispetto al 2007, cash flow in crescita e redditività a buon livello, sebbene ancora leggermente inferiore rispetto al periodo precedente la crisi. Dal punto di vista della crescita, situazione ancora in ritardo rispetto al 2007. Manifatturiero I livelli sono comparabili con il 2007, con ricavi in aumento del 5,2%, cash flow a +4,7% e rapporto d’indebitamento in calo del 16%. S. RIG.