Dom Serafini, CorrierEconomia 16/04/2012, 16 aprile 2012
RAI. QUELL’INGLORIOSA FUGA DA NEW YORK - S
ervizio pubblico o disservizio pubblico? Una domanda che risuona spesso quando si discute della Rai e della sua strategia industriale. E che ritorna d’attualità ora che la Rai ha deciso di eliminare le trasmissioni del Tg1 sulla rete Tv di New York, per risparmiare 20.000 dollari (15.000 euro) al mese. E sì, che a leggere le cronache, gli sprechi (e gli aumenti di stipendio immeritati) sembrano essere abbastanza di casa a Saxa Rubra.
Dal 12 aprile i molti italiani permanentemente o temporaneamente residenti a New York, o nell’area metropolitana di New York-New Jersey-Connecticut, non sono più in grado di seguire i programmi Rai se non tramite abbonamento alla Tv-cavo o al satellite perché il contratto con la televisione via etere di Wnye-Canale 25 non è stato rinnovato.
Scelta isolata
Oltre al Tg1 Rai, su questo canale trasmettono i loro telegiornali anche France 24, la tedesca Deutsche Welle, l’inglese Bbc, la Tv polacca, greca e la televisione cinese, con una copertura territoriale pari all’insieme di Lombardia, Liguria e Molise, e con una popolazione pari al 37% di quella dell’Italia.
Questo servizio via etere della Rai, in funzione da 15 anni, offriva mezz’ora al giorno di trasmissioni (alle 18,30 da lunedì a sabato) piú una partita di calcio in differita alla domenica mattina seguita da «Novantesimo minuto» ed era ideale per quei cittadini italiani all’estero (tanti dei quali pagano il canone Rai nelle loro case italiane) che non riescono a ricevere il segnale satellitare oppure non possono permettersi il costoso abbonamento al cavo.
Si è detto che la fine delle trasmissioni Rai in chiaro a New York rappresenti una violazione per non-adempimento del servizio pubblico, e, per certi versi, anche la chiusura di Rai Corp di New York, pure il 12 aprile, costituisce un altro non-adempimento del servizio pubblico.
Patrimonio
Basti pensare come questa amministrazione permetta l’abbandono di tutto il materiale archiviato da Rai Corp da quando questa fu fondata nel 1960. Mentre a monetizzare le apparecchiature elettroniche, i mobili, e persino gli elettrodomestici del cucinino di Rai Corp è stata incaricata (a costi molto elevati) una società di San Diego, la Heritage Global Partners, che penserà a mettere tutto all’asta il 25 aprile. Per gli archivi, che contengono materiali preziosi, non è stata presa nessuna misura, eccetto comunicare a New York che nella sede di Roma non li vogliono.
Con la chiusura di Rai Corp lo staff giornalistico dell’emittente italiana sarà temporaneamente alloggiato presso la sede di New York dell’agenzia di notizie Ap, il che rappresenta una violazione delle regole stabilite dall’Unione europea di radiodiffusione.
Il 12 aprile segna quindi una giornata nera negli annali della Rai e rimarrà a lungo nella memoria degli italiani residenti all’estero, oltre che in quella dell’industria televisiva internazionale, che ha il suo specchio in una metropoli come New York, considerata oggi la capitale finanziaria, culturale ed artistica del mondo.
E pensare che ai tempi di un management più «industriale», a Rai Corp fu chiesto persino di analizzare come offrire un telegiornale con sottotitoli in inglese e poi come farne una versione interamente in lingua inglese.
Dom Serafini