Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 16/04/2012, 16 aprile 2012
UNITÀ D’ITALIA. LA DATA GIUSTA
Caro Romano, perché nelle celebrazioni del centocinquantenario dell’Unità d’Italia è stata messa totalmente da parte la proclamazione di Roma come capitale della nazione, avvenuta il 27 marzo 1861? Peraltro proprio questo giorno fu la data emblematica scelta per le iniziative del cinquantenario e del centenario, non il 17 marzo come questa volta. Nell’Italia liberale, con Giolitti al governo e Nathan sindaco di Roma, la più autorevole celebrazione avvenne il 27 marzo 1911 a Roma, in Campidoglio, alla presenza del sovrano, con una prolusione di Giovanni Pascoli ed un «Indirizzo a sua maestà il Re», letto da Ferdinando Martini, che salutò in particolare la presa di Roma del 1870 come il trionfo del diritto e «il maggiore evento dell’età moderna e de’ più alti nella storia della civiltà universale», inoltre a tutti gli alunni delle scuole italiane furono consegnati diplomi con impressa proprio la data del 27 marzo. Anche nell’Italia repubblicana e democristiana, con Fanfani al governo e Cioccetti sindaco, il giorno prescelto non fu il 17, ma il 27 marzo 1961, come ricorda una lapide in Campidoglio. Per di più se si fosse scelto per l’avvio dell’ormai concluso centocinquantenario il 27 marzo, che l’anno scorso era domenica, sarebbe anche caduta ogni sterile polemica sul giorno da rendere festivo, o meno. La mia opinione è che si sia invece puntato sul 17 marzo per dare un contentino sia ai leghisti, con i loro improperi contro «Roma ladrona», sia al Vaticano che fu contrario all’Unità, ma si indignò ancor più per quella proclamazione fatta sopra la testa di Pio IX, ancora papa re.
Paolo Grassi, Roma
Non escludo la sua ipotesi, ma la data della proclamazione del Regno è formalmente quella giusta.
Sergio Romano