Paolo Tomaselli, Corriere della Sera 16/04/2012, 16 aprile 2012
«SI GIOCA TROPPO SPESSO. A RISCHIO LA NOSTRA SALUTE» —
Lo sfogo di sabato sera, sotto choc: «Noi non ci pensiamo proprio a giocare. E se continuano a mandarci in campo ogni tre giorni, altro che morti...». La riflessione del giorno dopo, a mente fredda: «Io lo sto dicendo da tanto tempo, ne ho parlato spesso anche con i nostri medici. Ho 34 anni e l’anno scorso ho pensato, scherzando ma non troppo, di ritirarmi perché non si riesce più a riposare. Il calcio è bello, è uno sport importante ma c’è anche la salute da salvaguardare».
Totò Di Natale, in lotta per essere il primo calciatore italiano a vincere per tre anni consecutivi la classifica dei bomber della serie A, scuote il calcio italiano che dopo la tragedia del centrocampista del Livorno Piermario Morosini si interroga sulla tutela della salute: «Se vi ricordate — sottolinea il presidente dell’Associazione italiana calciatori, Damiano Tommasi — se ne era parlato anche quando era saltata la prima giornata e il calendario del campionato si era compresso. Ma nel momento in cui il sindacato chiede un riposo invernale più lungo ci accusano di volerlo per andare ai Caraibi. Il messaggio collettivo però rimane: gli atleti lavorano col proprio corpo e bisogna ragionare sui tempi di recupero, sui ritmi di lavoro e più in generale sull’attenzione alla salute».
In un calcio dove l’Athletic Bilbao gioca in Germania per l’Europa League al giovedì sera e meno di 48 ore dopo sfida in campionato il Barcellona o dove l’Udinese, squadra in cui Morosini era riserva fino al trasferimento in Toscana nel mercato invernale, gioca tre partite chiave in sei giorni tra Coppa e campionato (è successo a dicembre), rischia di essere uno spettacolo scadente e pericoloso. «Quelle di Di Natale sono riflessioni giuste, come è stato giusto fermare i campionati — spiega il presidente del Coni, Gianni Petrucci — ma le decisioni vanno prese assieme a chi conosce la fisiologia degli atleti e le loro problematiche. E non da medici che parlano per sentito dire come è accaduto in questi giorni...».
«Non solo quelle di Totò sono parole giuste — rilancia il dottor Piero Volpi, consulente dell’Assocalciatori — ma sono di stimolo a tutta la medicina sportiva, per capire ad esempio come migliorare la preparazione atletica. Bisogna chiedersi fino a dove ci si può spingere, fino a quando si può rinunciare alla preparazione o al giusto recupero delle forze. Un calciatore che gioca Coppe e nazionale, e qui andiamo oltre alla tragedia di Morosini, disputa fino a 65-70 partite in una stagione contro le 45/50 di venti anni fa...».
Il calendario è intasato, le squadre sono tante (troppe: 20 in A e 22 in B), la «dittatura» delle tv, che tengono gonfio il pallone, è obbligata. Ma da qualche parte bisogna cominciare per cambiare la situazione. «Basterebbe anticipare l’inizio della stagione — riflette Morgan De Sanctis, portiere del Napoli e della nazionale — . Modifichiamo i calendari: evitiamo la Coppa Marmellata o il Trofeo Banana in estate e iniziamo prima il campionato. Così ci sarà più tempo per recuperare. Non dimentichiamo che il rinvio della giornata di campionato che si doveva disputare ieri, è stato possibile solo perché le squadre italiane sono tutte uscite dalla Champions. Fermarsi è stato giusto, ma approfittiamone anche per riflettere, tra le altre cose, sul calendario».
Rino Gattuso non ha una ricetta, ma solo dei dubbi: «In questo momento ognuno può dire quello che vuole, comunque un’anomalia c’è, perché sono un po’ troppi i casi accaduti nel nostro mondo. Io non ho una mia idea, ma ho cominciato a parlare col medico del Milan: vogliamo capire, se è possibile, cosa sta succedendo».
Paolo Tomaselli