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 2012  aprile 14 Sabato calendario

DORMIRE IN UFFICIO LAVORARE MEGLIO

Quando si parla di dormire sul posto di lavoro, la reazione è sempre di scherno: roba da fannulloni. Un punto di vista diffuso non solo in Italia, dove il sonnellino pomeridiano richiama vecchie memorie contadine o i luoghi comuni sugli impiegati statali. Il più importante blog tecnologico americano, TechCrunch, si è appena fatto gioco di una mail interna, con cui il mese scorso il gigante dei media Aol indicava come una «delle più alte priorità» della sua presidente Arianna Huffington la creazione di «stanze per la pennichella» in ogni sede della compagnia. «Questa è la Silicon Valley», dove si lavora «16 ore al giorno», la gente «non sta mai senza fare niente» e «non abbiamo affatto bisogno di stanze del riposino», ha scritto la blogger Alexia Tsotsis.
Niente di più sbagliato: un numero crescente di ricerche rivela i benefici delle pennichelle per aumentare la produttività sul lavoro, e infatti si moltiplicano le aziende che offrono ai loro dipendenti la possibilità di riposare in ufficio. Anche in Silicon Valley: oltre ad Aol, i giganti Cisco Systems e Google. E poi: Nike, Procter & Gamble, Zappos, Rodale, il New York Times, Ben & Jerry’s e Citibank. Secondo un sondaggio della National Sleep Foundation statunitense, nel 2011 il 34% degli americani poteva fare la pennichella al lavoro, mentre il 16% lavorava in aziende che hanno stanze per il relax. Il fenomeno si è così diffuso che ha dato origine a un’industria specializzata. La Metronaps, con sede a New York e Copenaghen, produce una serie di strumenti specifici per il riposo pomeridiano («nap» in inglese significa sonnellino). Il prodotto di punta è l’EnergyPod, una speciale poltrona in vendita a 8.995 euro più costi di installazione. «Sono progettate per dormire in ufficio, con tanto di schermo regolabile per isolare la parte superiore del corpo», dice Christopher Lindholst, amministratore delegato di Metronaps. Nei corridoi della casa madre di Google a Mountain View, si vedono spesso le gambe di qualche dipendente spuntare da queste poltrone. «Si possono prenotare, esattamente come una sala conferenze, e usare al bisogno — spiega Simona Panzeri di Google Italia —. Lavoriamo su progetti, non a orari fissi, e favorire i sonnellini è uno dei modi dell’azienda di rispettare i ritmi personali dei lavoratori».
In realtà dormire in ufficio rende anche più produttivi. Una ricerca del 2010 dell’Università di Berkeley ha dimostrato che una pennichella di 90 minuti aumenta enormemente la capacità di apprendimento e rafforza la memoria a breve termine. L’autore dello studio, lo psicologo Matthew Walker, ha sottoposto a test di apprendimento due distinti gruppi di studenti. Dopo due ore uno dei gruppi ha schiacciato un pisolino, l’altro è rimasto sveglio. Al successivo test, i risultati sono cambiati moltissimo: quelli che avevano riposato hanno ottenuto risultati migliori, non solo di coloro che erano rimasti svegli, ma anche rispetto alle loro prime prove. Secondo Walker questo dimostra che dormire ripulisce la memoria a breve termine e crea lo spazio nel cervello per ricordare nuovi dati. Un’altra serie di esperimenti simili, compiuti nel 2008 all’Università di Haifa, in Israele, aveva già mostrato i benefici della pennichella per quella a lungo termine: si trattava di eseguire una sequenza di attività che richiedeva appunto l’uso della memoria «lunga». Anche in questo caso il gruppo che ha dormito ha avuto prestazioni migliori.
Ma se dal punto di vista scientifico è chiaro che «dormirci su» aiuta a ricordare e a svolgere attività intellettuali complesse, perdura lo stereotipo delle pennichella come forma di pigrizia. Soprattutto in Italia. Le multinazionali che all’estero favoriscono i riposini dei loro dipendenti, spesso non prevedono la stessa possibilità nel nostro Paese. Succede con Cisco Italia, la cinese Huawei, Citibank. Fanno eccezione due colossi dell’informatica: Google e Microsoft. Quest’ultima ha fatto costruire nella nuova sede inaugurata l’estate scorsa un’apposita «nap room», una stanza per i pisolini, molto usata dai dipendenti. «Da noi i lavoratori possono organizzare autonomamente la giornata lavorativa: quello che conta è che realizzino gli obiettivi a cui stanno lavorando. Se possono seguire i loro ritmi, i risultati sono migliori», spiega il direttore Risorse Umane Luca Valerii.
Anche aziende piccole, informali e particolarmente dinamiche hanno un atteggiamento aperto nei confronti della pennichella in ufficio: «Io l’ho sempre consentita, purché non intralci altre attività e si tratti di un pisolino di mezz’ora, non di mezza giornata», dice Alessandro Nasini, fondatore della romana Maple, una società per la progettazione di prodotti e servizi. Uno che vuole cambiare i luoghi comuni sul riposo è Gabriele Corradi, fondatore della palestra «ReGym San Babila», nel centro di Milano. «Integriamo l’attività fisica tradizionale con tecniche di rilassamento: spesso le sedute con i nostri personal trainer si concludono con 15-20 minuti di sonno». «Per me questo tipo di allenamento è diventato quasi irrinunciabile — racconta Lorenzo Pozza, 46 anni, prof alla Bocconi —. Quando mi aspetta una riunione particolarmente stressante o conflittuale passo in palestra la pausa pranzo: dopo le sedute sono più rilassato e mi arrabbio meno».
Elena Tebano