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 2012  aprile 14 Sabato calendario

CINQUE CHILI D’ORO. I LINGOTTI LEGHISTI DIVENTATI INTROVABILI —

Un partito d’oro, la Lega: 5 chilogrammi di oro. Comprati proprio dal partito. E consegnati al partito nel dicembre 2011. Materialmente. In lingotti veri e propri. Che ora sarà interessante verificare dove siano custoditi, se ancora in mano al Carroccio acquirente per 200.000 euro; o dove siano andati a finire, se invece dovesse risultare che non sono più nella disponibilità della Lega.
Già a inizio 2010 alle prime notizie giornalistiche sugli investimenti padani in Tanzania e Cipro con i soldi del finanziamento pubblico al partito, era filtrato che il fantasioso tesoriere leghista Belsito aveva talmente diversificato i propri investimenti da non disdegnare operazioni su corone norvegesi, dollari australiani, oro e diamanti. E se ne aveva avuta la conferma nei giorni scorsi, quando la contabilità delle operazioni di Belsito in Banca Aletti aveva "raccontato" dei 200.000 euro spesi dal conto della Lega per acquistare oro nella società «8853» di Pero (Milano) o diamanti per 100.000 euro nella «Intermarket Diamond Business». Ma si pensava fossero appunto investimenti sulle quotazioni. Invece no. Ieri una perquisizione ordinata dal pool dei pm Robledo-Pellicano-Filippini ha accertato che nel dicembre 2011 dalla società sono fisicamente usciti 5 chili di lingotti d’oro a fronte di assegni circolari staccati dal partito. In questa vendita di oro a un partito, talmente strana da indurre il venditore a fare una segnalazione antiriciclaggio, le fatture e le bolle mostrano anche che i 5 chili di lingotti sono stati consegnati dall’azienda tramite un corriere di sicurezza. A chi? I pm hanno nelle carte una traccia per risalirvi, e dunque provare a capire se i lingotti siano ancora nel partito oppure no.
Nel frattempo, se non si conosce la sorte di oro e diamanti, non c’è invece la contabilità 2011 del Sindacato Padano (Sin.Pa.) di Rosi Mauro. Nemmeno nella documentazione che a fatica la Procura è riuscita ad ottenere ieri dopo l’ordine di esibizione firmato l’altro ieri. Mercoledì gli uomini della Guardia di finanza erano andati negli uffici milanesi del sindacato in via del Mare, uscendone praticamente a mani vuote. Oltre alla targa sulla porta e a due o tre impiegate (una è nipote della fondatrice e segretario generale Mauro) non c’era altro.
Le ultime assicurazioni dei rappresentanti del Sin.Pa., che si erano impegnati a reperire altri documenti tra cui la contabilità 2011, avevano convinto i pm a firmare un nuovo ordine di esibizione allo scopo di verificare le dichiarazioni della segretaria amministrativa Nadia Degrada che, interrogata dai pm, aveva sostenuto che lo scorso anno dalle casse della Lega erano usciti 60.000 euro per il sindacato caro alla vicepresidente del Senato. Ieri in Procura sono arrivati due faldoni di documenti, ma a prima vista nulla di quando richiesto.
L’ex tesoriere Belsito, indagato per appropriazione indebita e truffa allo Stato, ed espulso dal partito, starebbe preparando un memoriale da consegnare alla Procura che per prima lo chiamerà a riferire (oltre a Milano, Napoli, e Reggio Calabria indagano anche Bologna e Genova). Belsito, temendo provvedimenti nei suoi confronti per pericolo di fuga, avrebbe già formalizzato a Genova l’impegno a non lasciare l’Italia. Ma a Milano non si indaga solo sulla sua gestione: nell’ordine di esibizione consegnato al nuovo tesoriere Stefano Stefani, i pm chiedono documentazione contabile a partire dal 2008, quando a reggere la cassa era il predecessore di Belsito, Maurizio Balocchi, morto nel 2010. A Bologna, invece, si ipotizza il reato di falso ideologico commesso da privato, dopo che un ex militante della Lega ha denunciato come, su indicazione di Degrada, venisse spiegato il modo per eludere le norme sulle rendicontazione delle spese elettorali.
Luigi Ferrarella
Giuseppe Guastella