Enza Cusmai, il Giornale 16/4/2012, 16 aprile 2012
I medici vanno a scuola di sopravvivenza: troppe cause milionarie - Pronto soccorso: il medico specialista in vascolare visita la paziente anziana che accusa dolore al piede
I medici vanno a scuola di sopravvivenza: troppe cause milionarie - Pronto soccorso: il medico specialista in vascolare visita la paziente anziana che accusa dolore al piede. Controlla, esegue esami da protocollo, le prescrive un farmaco per la circolazione. La signora torna a casa e sta già meglio. Ma il giorno dopo entra in coma e muore. I suoi parenti denunciano il medico in sede penale e parte l’iter processuale.Dopo mesi di attesa, legali ingaggiati e denaro pubblico e privato sprecato, il pm archivia il caso. Il medico però ha passato mesi da incubo, additato in ospedale come quello che «forse » ha sbagliato. Ecco, di queste storie vere se ne contano a migliaia in Italia. La sfiducia nella classe medica è ormai diffusa tra la gente e molti pazienti si rivolgono all’avvocato anche quando non ce n’è motivo.Così le denunce piovute sulla sanità si sono moltiplicate crescendo del 300% in soli otto anni. E se anche nove cause su dieci vengono archiviate, questo clima da caccia alle streghe disorienta i medici. Che chiedono aiuto agli esperti. L’altro ieri, per esempio, una bella fetta della categoria si è presentata a Roma al corso di «sopravvivenza medico –mediatico-giuridico-assicurativo »organizzato dall’Amami, l’associazione dei medici accusati ingiustamente di malpractice . Dietro i banchi di scuola, si contavano professionisti di alto livello. Molti ortopedici, chirurghi estetici, ginecologi. L’obiettivo è quello di orientarsi tra burocrazia, assicurazioni e leggi, ma anche tra le diverse psicologie dei pazienti. I medici hanno avuto la possibilità di confrontarsi con esperti di medicina legale, avvocati, magistrati. Ma anche giornalisti, perché - spiega Maurizio Maggiorotti, presidente di Amami - per sottrarsi alla «gogna mediatica serve una strategia comunicativa». Dunque, i medici dovrebbero diventare più diplomatici, un po’ più scaltri ma dovrebbero sforzarsi di essere più umani in studio o in corsia. Il più delle volte, invece, la risposta al paziente impaurito o aggressivo è reattiva e difensiva: un medico, per esempio, ha rifiutato l’intervento su una paziente perché lei in passato aveva denunciato un suo collega. Ma accanto al caso limite, esiste un esercito di professionisti che si difende in modo più silenzioso. Un’indagine della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari rileva che quasi il 70% dei medici propone un ricovero non necessario mentresei su dieci suggeriscono più esami del dovuto. Ma Mangiarotti sbotta: «La medicina difensiva ormai è obbligatoria. Un medico è stato condannato perché di fronte a una cefalea non ha sospettato che ci fosse un aneurisma di arteria cerebrale. Secondo i giudici, insomma, anche se un evento è improbabile bisogna comunque prevederlo e prescrivere ogni volta esami lunghi e costosissimi ».