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 2012  aprile 16 Lunedì calendario

Quanti svarioni nelle misure varate dal governo dei tecnici - A storcere la bocca di fronte al testo del Disegno di legge sul la­voro sono anche gli esponenti del Pd più esperti della materia, con buona pace delle battutacce di Ti­ziano Treu su Sacconi e Brunetta «revanscisti» e nostalgici delle ri­spettive riforme

Quanti svarioni nelle misure varate dal governo dei tecnici - A storcere la bocca di fronte al testo del Disegno di legge sul la­voro sono anche gli esponenti del Pd più esperti della materia, con buona pace delle battutacce di Ti­ziano Treu su Sacconi e Brunetta «revanscisti» e nostalgici delle ri­spettive riforme. Ma non c’è solo il ddl di Elsa Fornero, anche la nuova Imu e la vicenda degli esodati han­no p­rovocato diverse critiche al go­verno tecnico che sorprendono perché sono tanto più radicali e per quanto più tecnica è la fonte dallaqualeprovengono. Alcuneso­no firmate da istituzioni come la Corte dei conti, altre un po’ più di parte, come i centri studi di Confin­dustria e delle Pmi; altre ancora prove­nienti dai consu­lenti del lavoro. Tutte talmente og­gettive che a Giulia­no Cazzola del Pdl ieri è venuto facile tirare le somme e suggerire a Monti di chiedere «riser­v atamente» un’opinione sulla riforma del lavoro «a qualche giusla­vor­ista della Bocco­ni di cui si fidi ». Co­sì «si renderà con­to che il suo gover­no non sta renden­do un buon servi­zio al Paese». Ci sono le nor­me sulla flessibili­tà in entrata che ri­schiano di scorag­giare chi ha inten­zione di assumere e di penalizzare le imprese con l’en­nesima salva di vincoli e controlli, tanto utili sulla carta quanto dan­nosi o ignorati nella realtà. Pochi giorni fa è stato il centro studi dei consulenti del lavoro a fa­re il­punto sulla norma che trasfor­ma alcuni contratti di aziende con partite Iva in lavoro subordinato quando c’è monocommittenza, sei mesi di lavoro in un anno e po­stazione dentro l’azienda. Basta­no due requisiti per la «parasubor­dinazione » del rapporto. La corre­zione dell’anomalia che si vuole correggere, cioè rapporti di lavoro poco chiari, per i consulenti del la­voro rischia di trasformarsi in una soluzione che è peggio del danno. «L’effetto perverso negativo» ri­schia di diventare «la perdita di centinaia di migliaia di posti di la­voro, scaturente dal timore di con­ver­sioni forzose e dei costi ingiusti­ficati ».Se l’obiettivo dei tecnici era creare lavoro, insomma, sono fini­ti fuori bersaglio. Questo, detto da chi le norme e l’organizzazione del lavoro la pratica quotidianamen­te. C’è poi la «falla» scovata ieri da Confindustria nel testo del Ddl. So­no scomparse le tipizzazioni, cioè l’individuazione dei casi in cui il comportamento del lavoratore può non dare luogo a un licenzia­mento, ma a una sanzione conser­vativa. Questo darà maggiore di­screzionalità al giudice e, in sostan­za, rende ancora meno chiara e tra­sparente la normativa. È tutta «tecnica» la vicenda degli esodati, cioè dei lavoratori usciti dalle aziende e sempre più lontani dalla pensione a causa della rifor­ma. Ma a parte il balletto delle cifre (dai 65mila del governo ai 150 dei tecnici fino ai 200 mila dei sindaca­ti) la sostanza della vicenda è che il governo si è accorto che con il salva-Italia, non aveva incluso nella pla­tea di ex lavoratori che potevano andare in pensione con le vecchie regole qualche migliaio di esodati (ad esempio quelli che avevano sottoscritto accordi con le aziende con uno scivolo per la pensione). Si è cercato di riparare con il mille­proroghe. Ma ancora non si sa co­me saranno «salvati» e, soprattut­to, con quali soldi. L’Imu,la nuova imposta co­munale che sostituisce l’Ici e altri tributi locali, è finita saba­to sot­to la lente del­la Corte dei conti. La mancata riproposi­zione d­ell’abbattimen­to dell’aliquota Imu nei confronti di possessori di alloggi concessi in loca­zione «suscita perplessità» e «tale previsione, unita­mente alla revisione degli estimi catastali- secondo i giu­dici contabili - potrebbe ridur­re la convenienza alla regolarizza­zione dei rapporti locativi». In so­stanza, il governo che ha fatto della lotta all’evasione la sua principale cifra, incoraggia gli affitti in nero. Critiche di merito, al quale il gover­no può rispondere, tecnicamente, correggendo la rotta. Oppure poli­ticamente, difendendo a spada tratta le sue scelte.