Antonio Signorini, il Giornale 16/4/2012, 16 aprile 2012
Quanti svarioni nelle misure varate dal governo dei tecnici - A storcere la bocca di fronte al testo del Disegno di legge sul lavoro sono anche gli esponenti del Pd più esperti della materia, con buona pace delle battutacce di Tiziano Treu su Sacconi e Brunetta «revanscisti» e nostalgici delle rispettive riforme
Quanti svarioni nelle misure varate dal governo dei tecnici - A storcere la bocca di fronte al testo del Disegno di legge sul lavoro sono anche gli esponenti del Pd più esperti della materia, con buona pace delle battutacce di Tiziano Treu su Sacconi e Brunetta «revanscisti» e nostalgici delle rispettive riforme. Ma non c’è solo il ddl di Elsa Fornero, anche la nuova Imu e la vicenda degli esodati hanno provocato diverse critiche al governo tecnico che sorprendono perché sono tanto più radicali e per quanto più tecnica è la fonte dallaqualeprovengono. Alcunesono firmate da istituzioni come la Corte dei conti, altre un po’ più di parte, come i centri studi di Confindustria e delle Pmi; altre ancora provenienti dai consulenti del lavoro. Tutte talmente oggettive che a Giuliano Cazzola del Pdl ieri è venuto facile tirare le somme e suggerire a Monti di chiedere «riserv atamente» un’opinione sulla riforma del lavoro «a qualche giuslavorista della Bocconi di cui si fidi ». Così «si renderà conto che il suo governo non sta rendendo un buon servizio al Paese». Ci sono le norme sulla flessibilità in entrata che rischiano di scoraggiare chi ha intenzione di assumere e di penalizzare le imprese con l’ennesima salva di vincoli e controlli, tanto utili sulla carta quanto dannosi o ignorati nella realtà. Pochi giorni fa è stato il centro studi dei consulenti del lavoro a fare ilpunto sulla norma che trasforma alcuni contratti di aziende con partite Iva in lavoro subordinato quando c’è monocommittenza, sei mesi di lavoro in un anno e postazione dentro l’azienda. Bastano due requisiti per la «parasubordinazione » del rapporto. La correzione dell’anomalia che si vuole correggere, cioè rapporti di lavoro poco chiari, per i consulenti del lavoro rischia di trasformarsi in una soluzione che è peggio del danno. «L’effetto perverso negativo» rischia di diventare «la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro, scaturente dal timore di conversioni forzose e dei costi ingiustificati ».Se l’obiettivo dei tecnici era creare lavoro, insomma, sono finiti fuori bersaglio. Questo, detto da chi le norme e l’organizzazione del lavoro la pratica quotidianamente. C’è poi la «falla» scovata ieri da Confindustria nel testo del Ddl. Sono scomparse le tipizzazioni, cioè l’individuazione dei casi in cui il comportamento del lavoratore può non dare luogo a un licenziamento, ma a una sanzione conservativa. Questo darà maggiore discrezionalità al giudice e, in sostanza, rende ancora meno chiara e trasparente la normativa. È tutta «tecnica» la vicenda degli esodati, cioè dei lavoratori usciti dalle aziende e sempre più lontani dalla pensione a causa della riforma. Ma a parte il balletto delle cifre (dai 65mila del governo ai 150 dei tecnici fino ai 200 mila dei sindacati) la sostanza della vicenda è che il governo si è accorto che con il salva-Italia, non aveva incluso nella platea di ex lavoratori che potevano andare in pensione con le vecchie regole qualche migliaio di esodati (ad esempio quelli che avevano sottoscritto accordi con le aziende con uno scivolo per la pensione). Si è cercato di riparare con il milleproroghe. Ma ancora non si sa come saranno «salvati» e, soprattutto, con quali soldi. L’Imu,la nuova imposta comunale che sostituisce l’Ici e altri tributi locali, è finita sabato sotto la lente della Corte dei conti. La mancata riproposizione dell’abbattimento dell’aliquota Imu nei confronti di possessori di alloggi concessi in locazione «suscita perplessità» e «tale previsione, unitamente alla revisione degli estimi catastali- secondo i giudici contabili - potrebbe ridurre la convenienza alla regolarizzazione dei rapporti locativi». In sostanza, il governo che ha fatto della lotta all’evasione la sua principale cifra, incoraggia gli affitti in nero. Critiche di merito, al quale il governo può rispondere, tecnicamente, correggendo la rotta. Oppure politicamente, difendendo a spada tratta le sue scelte.