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 2012  aprile 16 Lunedì calendario

Belsito intercettato: «Mi sparo in bocca» - La Lega ha mandato al diavolo lui, espellendolo dal partito

Belsito intercettato: «Mi sparo in bocca» - La Lega ha mandato al diavolo lui, espellendolo dal partito. Ma ben prima che la bomba giudizia­ria che ha ridisegnato il Carroccio esplodesse, quando sugli investi­menti lumbard in Tanzania era so­lo polemica politica, Francesco Belsito, l’ex tesoriere finito nella bufera per la gestione dei fondi, vo­leva mandare al diavolo la Lega. Anzi, di più, meditava un gesto pla­teale: «Gli scrivo una lettera: “vaff...tutti quanti”...e poi mi spa­ro in bocca». C’è anche questo passaggio choc nel mare magnum di conversazio­ni convulse tra l’ex cassiere e Na­dia Dagrada, l’amica dirigente amministrativo del Carroccio che gli suggeriva di parlare a viso aper­to col «Capo», Umberto Bossi, ri­cordandogli il denaro del partito speso per la sua famiglia. A pubbli­care l’intercettazione, che risale alla fine di febbraio, Il Secolo XIX , lo stesso quotidiano genovese che, svelando gli strani investi­menti in Africa del Carroccio, ha dato il «la» alla bufera su Belsito culminata nell’inchiesta,anzi nel­le inchieste visto che, oltre le ini­ziali procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria, hanno aperto fa­scicoli sul denaro della Lega an­che Bologna, Reggio Emilia. E Ge­nova, la città di Belsito, che vuole scavare anche sui rapporti tra l’ex sottosegretario e alcuni esponen­ti delle forze dell’ordine, in parti­colare un poliziotto. Appare spaventato, Belsito, per quel che sta accadendo, in questa intercettazione. Gli articoli che al­zano il velo sui suoi affari, l’inchie­sta sui soldi del Carroccio finiti in Tanzania, sono il segno che il cer­chio intorno a lui si sta stringen­do. E questo lo terrorizza. E lo fa in­furiare: «Grazie alla Lega –si sfoga al telefono con la Dagrada – ades­so sono andato nella merda! Tutto il resto lo metto a posto, ma se par­lo di Francesco Belsito a livello personale, adesso, i debiti che de­vo affrontare...come faccio? Me li presta il partito?». Il tesoriere si sente braccato e chiede aiuto. An­che perché dice di dover dare, an­notano gli inquirenti, 600mila eu­ro all’imprenditore (anche lui in­dagato) Stefano Bonet, e non sa dove andarli a pescare: «Mi devi dare una mano –è l’appello di Bel­sito alla Dagrada – sennò mi succe­de un casino... mi succede una di­sgrazia, poi mi sparo in bocca, vaff...mi suicido e faccio pri­ma... gli scrivo una lettera, vaff...tutti quanti». Non solo. Dal­l­’intercettazione emergerebbe an­che il tentativo di proteggersi di Belsito. Sembra infatti che avesse intenzione di rivolgersi a un avvo­cato per valutare a chi attribuire i danni. Quei danni che la nuova Le­ga dei triumviri pensa di chiedere a lui e agli altri eventuali indagati costituendosi parte civile. Al di là dei propositi autolesionisti,l’inte­resse dei pm è proprio questo: nel­l’intercettazione Belsito sembra fare riferimento ad «altri» che so­no a conoscenza di come lui gesti­sce la cassa della Lega. Una circo­stanza che l’ex tesoriere dovrà chiarire quando i pm- lui si è detto pronto a sottoporsi ad interrogato­rio - lo convocheranno. Una circostanza a cui non crede, almeno per quanto riguarda Um­berto Bossi, l’ex ministro dell’In­terno Roberto Maroni. Che ieri in una lunga intervista al Corriere della Sera ha difeso a spada tratta il Senatùr : «Lo conosco da oltre 30 anni, non è mai stato legato ai sol­di, ha sempre anteposto la Lega al­la famiglia. Mi pare impossibile che fosse consapevole di quanto accadeva». Sguardo critico al pas­sato, da Maroni. Ma occhi puntati al futuro.L’ex ministro strizza l’oc­chio all’ex collega ministro, Giu­lio Tremonti: «Rapporti freddi, con lui», ammette. Ma aggiunge: «Lo stimo molto, ha spunti genia­li, nella fase di progettazione che ci attende il suo contributo sareb­be prezioso». Un’apertura a sor­presa, quella di Bobo. Perché l’ex divo Giulio, più che amico suo, è amico del Senatùr , che avrebbe anche voluto dargli la tessera del Carroccio, progetto poi sfumato per il malcontento di tanti lum­bard , di peso e non. E perché, quando erano insieme a Palazzo Chigi,i due superministri,dell’In­terno e dell’Economia, erano l’un contro l’altro armati, come even­tuali premier al posto del Cavalie­re. Poi è andata diversamente. Al governo è arrivato Monti, la Lega è passata all’opposizione.E il Ma­roni del nuovo corso della Lega adesso vuol rimettere in pista Tre­monti. Le grandi manovre in vista del congresso di fine giugno che designerà il primo segretario fede­rale dopo l’era Bossi, fanno anche questo miracolo.