GLAUCO MAGGI, La Stampa 16/4/2012, 16 aprile 2012
Fuga dalle azioni È l’ora dei derivati con l’effetto leva - Non è soltanto la paura di rischiare dopo tante perdite dell’ultimo decennio che sta facendo crollare i volumi degli scambi delle azioni a Wall Street
Fuga dalle azioni È l’ora dei derivati con l’effetto leva - Non è soltanto la paura di rischiare dopo tante perdite dell’ultimo decennio che sta facendo crollare i volumi degli scambi delle azioni a Wall Street. C’è anche la concorrenza degli strumenti sintetici, come i derivati con l’effetto leva, che sono sempre più utilizzati dagli investitori istituzionali, ma anche dai privati. Chi guarda ancora alla Borsa, insomma, sia che lo faccia per moltiplicare le possibilità di guadagnare (e di perdere), sia che intenda coprirsi con i futures o le opzioni se l’obiettivo è tutelare il portafoglio dalla volatilità (come è il caso degli hedge funds) si rivolge sempre di meno alle pure contrattazioni sui titoli. Secondo un rapporto alla clientela dal Credit Suisse in America, relativo a marzo, gli scambi quotidiani, pari a 6,59 milioni di azioni, non sono mai stati tanto bassi dal dicembre del 2007, quando furono circa 6 milioni. In aprile è ora in corso una correzione delle quotazioni massimi dei titoli, dovuta soprattutto alle prese di beneficio di chi ha guadagnato e vuole abbassare la sua esposizione, ma il paradosso resta. Nel mese scorso Wall Street era in piena fase Toro, con l’indice S&P che stava festeggiando il raddoppio del valore dal minimo del marzo del 2009, ma contemporaneamente si è verificata la strana accoppiata del record delle quotazioni in crescita con il record del calo delle compravendite. «I volumi di scambio sono giù e tendono a ribassarsi», ha scritto l’analista della banca svizzera Credit Suisse Ana Avramovic nella sua nota. «E’ la preferenza per altre categorie di investimenti che sta portando via i soldi dalle azioni». Tra i principali imputati ci sono le opzioni e i futures che continuano a segnare volumi in crescita. «Il mercato delle opzioni sta battendo il record di scambi anno dopo anno dal 2003 e questa tendenza ha sviluppato un terreno di attività che offre sia la protezione sia l’effetto della leva», ha spiegato alla tv finanziaria Cnbc Pete Najarian, cofondatore di un sito di brokeraggio per derivati, TradeMonster.com. Gli investitori sono ancora sotto stress dopo i recenti crolli borsistici, e la fiducia in questo mercato è svanita. «Non ci sono soldi freschi che affluiscono nelle Borse», ha detto Doug Kass della società d’investimento Seabreeze Partners. «Perché dovremmo sorprenderci che i risparmiatori al dettaglio non partecipano più al gioco? Ci sono stati due severi e prolungati arretramenti nelle azioni dal 2000, una crisi improvvisa due anni fa e i redditi reali sono stagnanti». La interpretazione del disamore per le azioni trova conferma nei dati sulla raccolta dei fondi comuni. Di solito, i flussi di ingresso seguono le performance positive. Ma in questa fase, malgrado gli incrementi a due cifre degli indici Dow Jones e Nasdaq nel primo trimestre dell’anno, i riscatti dai fondi azionari americani hanno superato le nuove sottoscrizioni, mentre i fondi in bond sono in positivo. Dai dati ufficiali dell’Ici (l’Assogestioni americana) in gennaio e febbraio la raccolta netta dei fondi azionari è risultata negativa, in entrambi i mesi, per un totale di 1.609 milioni di dollari. All’opposto, nei fondi obbligazionari tassabili gli ingressi hanno superato i riscatti per 49.195 milioni di dollari. La stessa tendenza si nota in Italia. Secondo dati Assogestioni, nei primi due mesi dell’anno il sistema dei fondi azionari ha registrato una raccolta netta negativa per 1.321 milioni di euro tra gli azionari e per 1.160 milioni tra i flessibili, mentre i fondi obbligazionari sono in positivo per 732 milioni.