GIUSEPPE SALVAGGIULO, La Stampa 16/4/2012, 16 aprile 2012
L’adunata del capopolo “Siamo la terza forza” - Sarà anche antipolitica, ma ieri sera a Genova, nella terz’ultima domenica prima delle elezioni, l’unica manifestazione pubblica era quella del movimento Cinquestelle di Beppe Grillo
L’adunata del capopolo “Siamo la terza forza” - Sarà anche antipolitica, ma ieri sera a Genova, nella terz’ultima domenica prima delle elezioni, l’unica manifestazione pubblica era quella del movimento Cinquestelle di Beppe Grillo. Nella piazza del Duomo, quinta splendida per un comizio, risalendo dal porto antico di Renzo Piano verso piazza Matteotti, dalle tre del pomeriggio si alternano tredici artisti (dal percussionista indiano alla vocalist palermitana), cantautori genovesi, comici di Zelig Off. Intermezzi politici in attesa di Grillo. Che arriva dopo una giornata di tour elettorale da prima repubblica, ritardo compreso. Ore 15 Forte dei Marmi, 17 Carrara, 19 La Spezia, 22 Genova. Trecento chilometri in camper in mezza giornata, 4000 in tutta Italia fino al voto. Piazze, non talk show. Ma soprattutto questa è la sua piazza, la sua Genova, il suo momento con i sondaggi al 7 per cento che gli fanno proclamare «siamo il terzo partito, se mettono lo sbarramento elettorale rischiano di non superarlo loro, noi prendiamo il 20». Duemila persone malcontate fin sul sagrato, comizio con sottofondo di swing: «Sono venuto in un camper che qualcuno mi ha pagato, non so chi... C’è paura di persone normali, c’è un cambiamento in atto. Scoprono adesso i cittadini, ma adesso i cittadini si sono rotti i coglioni! Ci danno queste piazzette piccole, l’amplificazione è quella che è. Noi non abbiamo i rimborsi, loro si sono accorti che spendevano uno e prendevano dieci. Non possono rinunciare, li hanno già scontati in banca. Non vuoi i rimborsi? Fai un assegno e li ridai indietro! Italiani, mi accusano di ogni cosa: sono il miliardiario dell’antipolitica, i giornali hanno sguinzagliato i cani da riporto. I bambini hanno paura di me!». Energia, acqua, mobilità sostenibile, trasparenza, referendum, Internet. E la Lega? «Non c’è reato, è un processo mediatico, bisognava processarli per altro, erano partiti bene con il federalismo, che poi è diventato una macchietta. Il Nano non c’è più, sembra preistoria, si occupa del Milan che da quando c’è lui ha una sfiga pazzesca. Ora c’è l’Abc del nulla, Alfano fa satira con il partito degli onesti, Azzurro Caltagirone, Bersanetto vuole fermare l’antipolitica: vuole mandare l’esercito? Vendola che ora mi attacca, mi chiamava prima delle elezioni e gli ho dato una mano. Si stanno sciogliendo uno dentro l’altro come una diarrea politica nauseabonda, per gestire questo omino della Bocconi, un contabile che fa l’esorcismo della politica». Nel repertorio anche grandi imprese, banche, Quirinale, Imu, Islanda (che non ha ripagato il debito pubblico, applausi). Bilancio della giornata grillina: molto jazz, poche ma calibrate mazzate agli avversari politici. Bersagli preferiti: Lega, Vendola, Di Pietro. La fase dell’attacco al Pdl e al «Pdmenoelle» è superata. Ora si colpiscono soprattutto i partiti fuori dal circuito della terza Repubblica montiana. Altro elemento interessante: nel programma, accanto ai classici temi come l’opposizione alle grandi opere o la promozione della green economy (che pescano voti a sinistra), spunta la battaglia contro i centri commerciali e in difesa delle piccole e medie imprese (destinata a suscitare simpatie in categorie orientate a destra). Del resto lo stesso Grillo contesta il governo che «manda la Finanza a controllare gli scontrini. Ma siete così sicuri che se tutti pagassimo il doppio le cose andrebbero meglio? Ruberebbero il doppio». Atmosfera: trecento persone già all’ora dell’aperitivo. Un paio di gazebo per autofinanziarsi la campagna elettorale (costo totale previsto 6500 euro «ma abbiamo speso un po’ di più per pagare una stamperia ecologica»), focacce e salame per sollecitare offerte, una torta alla frutta «ma questa è per Grillo». Atmosfera rilassata, volantinaggio, molti bambini, donne di ogni età, gadget (dagli impermeabili stile K-way alle coccarde). Perfino una parvenza di servizio d’ordine («Abbiamo messo Ciccio, il muratore che è il più prestante di noi»). Un cartellone denominato «cimitero dei partiti», con le lapidi di Partito Defunto, Popolo Della Illegalità, Frega Nord, Fallimento e Libertà, Unione Dei Carcerati, Sinistra e Inceneritori in Libertà, Italia dei Venduti. Uno striscione con le facce di tutti i leader dell’arco costituzionale sovrastato dalla scritta «Licenziamoli tutti». I candidati «giovani e incensurati» al consiglio comunale e alle municipalità (sono riusciti a presentare liste in tre su nove) non fanno campagna per sé e parlano dal palco quasi controvoglia. Anche l’aspirante sindaco, Paolo Putti, 42 anni, educatore nelle cooperative sociali, è un grillino mite. E’ arrivato al movimento dal comitato «no gronda» (che si oppone al raddoppio dell’autostrada a monte) di cui era portavoce. Sondaggi tra il 5 e il 7 per cento, ma è presto e con una dozzina di candidati sindaco la soglia per il ballottaggio si abbassa. E Grillo alla folla: «Scegliete voi, o un salto nel buio con questi ragazzi o un suicidio assistito con i partiti».