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 2012  aprile 16 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA. IL CASINO IN LOMBARDIA E LA LEGGE SUL FINANZIAMENTO DEI PARTITI


REPUBBLICA.IT - LA LEGA
Secondo gli accertamenti di investigatori e inquirenti, Rosi Mauro, Piergiorgio Stiffoni e Francesco Belsito avrebbero acquistato con i soldi della Lega Nord 400mila euro in diamanti. Da alcuni atti risulta che i preziosi sarebbero stati consegnati ai tre e che Belsito avrebbe ricevuto 200mila euro in oro. E gli agenti della guardia di finanza sono andati nella sede federale della Lega, in via Bellerio a Milano, per acquisire documenti. Il provvedimento rientra nell’ambito dell’inchiesta sull’uso dei fondi pubblici del Carroccio avviata dalla Procura di Milano.
In via Bellerio, come ogni lunedì, erano riuniti i dirigenti della Lega Nord. Dopo l’incontro in mattinata con il gruppo consiliare in Regione Lombardia, avevano raggiunto la sede sia Roberto Maroni sia Roberto Calderoli. Presente nel suo ufficio anche Umberto Bossi. I dirigenti leghisti sono al lavoro sulle prossime scadenze organizzative del movimento in vista delle elezioni amministrative e della raccolta firme per le leggi di iniziativa popolare.
E un fascicolo è stato aperto sulla stessa vicenda da parte della Conte dei conti: l’ipotesi sulla quale si indaga è quella di danno erariale. I militari hanno acquisito i bilanci degli ultimi anni del partito e altre carte sulle spese del Carroccio, con relative pezze giustificative: la Procura di Milano nei giorni scorsi aveva notificato al nuovo tesoriere, Stefano Stefani, un ordine di esibizione per avere accesso a questi documenti.
A proposito degli investimenti in preziosi, invece, utilizzando le somme
depositate sui conti che fanno riferimento alla Lega Nord, 400mila euro sarebbero stati investiti in diamanti e 200mila per l’acquisto di cinque chilogrammi di lingotti. Le operazioni sono state effettuate presso la Banca Popolare di Novare e Banca Aletti. I preziosi sarebbero stati consegnati a Belsito che avrebbe ricevuto tutti i lingotti in oro e parte dei diamanti. Mauro e Stiffoni, inoltre, avrebbero ricevuto parte dei 400mila euro investiti in diamanti.
(16 aprile 2012) © Riproduzione riservata

REPUBBLICA.IT - FORMIGONI
La giunta di Roberto Formigoni perde i pezzi - a cominciare dall’assessore leghista dimissionaria Monica Rizzi e dal pdl Stefano Maullu - scossa dalla bufera dello scandalo Lega e dalle inchieste giudiziarie che scuotono la sanità lombarda e ora investono direttamente anche il presidente della Regione Lombardia. E’ di stamane la notizia, pubblicata dal Corriere della Sera, secondo cui in uno dei verbali dei suoi numerosi interrogatori Giancarlo Grenci, il fiduciario svizzero del faccendiere Pierangelo Daccò, avrebbe parlato (e documentato) di somme destinate al pagamento di viaggi aerei per Formigoni, un suo collaboratore, suo fratello Carlo e una quarta persona.
Ottomila euro per il volo Milano-Parigi di Formigoni e del suo collaboratore, altrettanti per un volo analogo intestato a Carlo Formigoni e Anna Martelli, forse la sua compagna. Pagati da Daccò, il faccendiere ciellino che, insieme all’ex assessore pure ciellino Antonio Simone, avrebbe distratto dal patrimonio della Fondazione Maugeri circa 70 milioni di euro sotto forma di consulenze e appalti fittizi, finalizzati, secondo l’accusa della Procura, alla creazione di fondi neri all’estero. "Nessun problema, nessuna irregolarità ma soprattutto nessuna regalia: non ho mai ricevuto regalie e neppure un euro da nessuno", è la replica di Formigoni. Secondo il quale si è trattato "di una vacanza di gruppo come fanno tanti italiani".
"Dov’è il problema? Anzitutto - ha spiegato il presidente della Lombardia - verificherò
se quel viaggio davvero l’ho svolto". Formigoni ha raccontato di essere solito viaggiare in gruppo, occasione in cui "a fine vacanza si fanno i conti", di quanto speso durante soggiorno. "Io, come tutti gli italiani, faccio vacanze di gruppo", ha aggiunto il governatore, che poi ha parlato di "giornalista triste, sfigato e malinconico" riferendosi a chi ha firmato il servizio sul viaggio. "Quello che è grave - ha quindi allargato il discorso - è la speculazione politica, il fango, l’attacco mediatico contro Roberto Formigoni e la Regione Lombardia, da cui mi difenderò". A giudizio di Formigoni, il "nostro buon governo dà fastidio a molti e in questo momento di crisi della politica a livello nazionale evidentemente c’è chi ha interesse a indebolire e denigrare l’amministrazione italiana più forte dopo il governo". Il governatore non è comunque indagato per l’inchiesta sulla Fondazione Maugeri che venerdì scorso ha portato in carcere, tra gli altri, l’ex assessore alla Sanità lombarda, in carica negli anni Novanta, Antonio Simone. Lo hanno fatto sapere fonti della Procura milanese.
E per oggi sono in programma una serie di incontri (il più importante, con i vertici della Lega) da cui dovrebbe scaturire un nuovo rimpasto della giunta regionale. La leghista Monica Rizzi, come si accennava, si è dimessa. "Nonostante siano chiuse le inchieste in cui ero coinvolta e addirittura vi è stata la remissione della denuncia per dossieraggio nei miei confronti - spiega Rizzi - alla richiesta del mio partito di fare un passo indietro rispondo obbedisco, come ho fatto nel 2010 per candidare Renzo Bossi e in tutti questi 24 anni di Lega Nord. Per questo ho firmato le mie dimissioni rimettendo le mie deleghe nelle mani di Roberto Maroni e Roberto Calderoli. Ringrazio infinitamente Umberto Bossi per la splendida esperienza che mi ha permesso di fare in questi due ultimi anni".
Stessa decisione anche per il collega Stefano Maullu, del Pdl, che ha lasciato la delega al Commercio: il suo posto sarà preso dalla collega di partito Margherita Peroni, fino a oggi presidente della commissione Sanità. Al posto della Rizzi, invece, la Lega Nord ha indicato il consigliere regionale Luciana Ruffinelli. Quanto a Davide Boni, il presidente leghista del consiglio regionale indagato per corruzione e ancora in carica, il capogruppo del Carroccio in Regione, Stefano Galli, ha detto che "al momento non c’è alcuna richiesta nei suoi confronti, ma non sarebbe strano se a breve anche da parte dei triumviri ci fosse la richiesta di un passo indietro: eviteremmo così dicerie e chiacchiericci su presunta caccia alla streghe".
(16 aprile 2012)

LA NUOVA LEGGE SUL FINANZIAMENTO PUBBLICO
ROMA - "Cancellare del tutto i finanziamenti pubblici, destinati ai partiti - già drasticamente tagliati dalle manovre finanziarie del 2010/2011- sarebbe un errore drammatico, che punirebbe tutti allo stesso modo (compresi coloro che in questi anni hanno rispettato scrupolosamente le regole) e metterebbe la politica completamente nelle mani di lobbies, centri di potere e di interesse particolare". La proposta di legge di Pdl, Pd e Terzo Polo ha come primi firmatari Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini ed è destinata ad aprire un dibattito che si annuncia acceso.
Insieme ai capigruppo dei partiti che sostengono il governo, anche Fabrizio Cicchitto, Dario Franceschini, Gian Luca Galletti, Benedetto Della Vedova e Pino Pisicchio firmano la proposta. "Il finanziamento pubblico dei partiti - si legge ancora nel documento - presuppone regole certe che garantiscano la trasparenza e il controllo sui bilanci. Questa è la strada e bisogna intervenire rapidamente". Così la maggioranza è entrata in gioco pronunciandosi sulla polemica che ha travolto la politica dopo le recenti inchieste giudiziarie dell’ex Margherita 1 e la Lega Nord 2. Agire in fretta era stato
anche l’appello anche del ministro per la Cooperazione internazionale, Andrea Riccardi: "C’è bisogno, in maniera vitale, dei partiti politici, non si può indulgere nell’antipolitica. C’è bisogno dei partiti, c’è bisogno di più partiti di partiti amici della gente e della cultura, che diano idee a questo paese e si chiedano quale sarà l’Italia del 2013". E su Twitter il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino commenta: "Se cancellare i finanziamenti ai partiti sarebbe un errore drammatico, non ridurli almeno del 50% sarebbe un atto immorale"
Per i partiti della maggioranza che sostiene il governo, occorre quindi "trasformare il finanziamento pubblico nella leva per riformare i partiti. Come ha ricordato il Presidente della Repubblica Napolitano, è necessario sancire per legge regole di democraticità e trasparenza nella vita dei partiti e meccanismi corretti e misurati di finanziamento della loro attività. La strada maestra è quella della discussione e dell’approvazione di una legge organica che trasformi i partiti in associazioni riconosciute, dotate di personalità giuridica, con precisi requisiti statutari".
Probabilmente già domani l’aula della Camera deciderà se assegnare la proposta di legge depositata da Alfano, Bersani e Casini in sede legislativa alla commissione affari costituzionali come chiesto dal presidente della Camera, Gianfranco Fini o se si seguirà il nomale iter con il passaggio in Aula, così come chiesto da Lega e Radicali. Nel caso, scontato, che non tutti i gruppi siano d’accordo, saranno chiamati a dichiarare la propria posizione un oratore a favore e uno contro. La richiesta viene bocciata se si oppone il governo o se vota contro un decimo dei deputati, vale a dire 63. Conti alla mano, se votassero tutti e 59 i deputati della Lega e i sei radicali, si arriverebbe a 65 e l’istanza sarebbe respinta. La proposta ricalca esattamente l’emendamento presentato giovedì scorso al decreto in materia di semplificazione fiscale all’esame della commissione Finanze, poi dichiarato inammissibile dalla terza carica dello Stato
Si tratta di un solo articolo diviso in nove commi, e punta a intervenire immediatamente su alcuni aspetti cruciali della gestione finanziaria dei partiti, con tre obiettivi prioritari. Sono rese obbligatorie per legge la verifica e la certificazione dei bilanci delle forze politiche da parte di società di revisione esterne e indipendenti e i controlli esterni dei bilanci sono attribuiti alla Commissione per la trasparenza e il controllo dei bilanci dei partiti politici composta dai presidenti della Corte dei conti e del Consiglio di Stato e dal Primo presidente della Corte di Cassazione. Intatti i rimborsi elettorali e nessuna menzione della rata dei finanziamenti che i partiti dovrebbero ricevere a luglio e che la settimana scorsa Bersani aveva detto sarebbero slittati a settembre.
Eventuali scorrettezze debbono essere sanzionate con una vera e propria decurtazione dei rimborsi elettorali, pari a tre volte la misura dell’irregolarità riscontrata. Si abbassa poi da 50.000 a 5.000 euro la soglia oltre la quale i contributi ai partiti vanno dichiarati pubblicamente e i conti dei partiti vanno pubblicati obbligatoriamente su internet, permettendo a tutti i cittadini di verificare dove i partiti si procurano le risorse e come le impiegano.
Dell’ammontare dei finanziamenti, quindi, come annunciato la scorsa settimana si parlerà nell’ambito della discussione delle proposte di legge di attuazione dell’articolo 49 della Costituzione. Con la legge proposta, invece, si legge sempre nella relazione introduttiva, "intendiamo approvare anticipatamente, nei tempi più rapidi possibili, una nuova normativa sulla trasparenza e sui controllo". "La proposta di legge - scrivono i firmatari Alfano, Bersani, Casini - se approvata, cambierà immediatamente le regole su alcuni aspetti cruciali della gestione finanziaria dei partiti".
I sistemi di controllo. "Sono rese obbligatorie per legge la verifica e la certificazione dei bilanci dei partiti da parte di società di revisione esterne e indipendenti. I controlli esterni dei bilanci, superando il sistema di verifiche meramente formali effettuate dai revisori nominati da Camera e Senato, sono attribuiti alla commissione per la Trasparenza e il controllo dei bilanci dei partiti politici. La commissione, che ha sede presso la Camera dei deputati, è composta da tre componenti individuati nelle persone del presidente della Corte dei Conti, del presidente del consiglio di Stato e del primo presidente della corte di Cassazione, ciascuno dei quali si avvale fino a un massimo di due magistrati appartenenti ai rispettivi ordini giurisdizionali. La commissione è coordinata dal presidente della Corte dei Conti".
Le sanzioni. "Chi agisce scorrettamente deve subire non una sospensione, come accade oggi, ma una vera e propria decurtazione dei rimborsi elettorali, pari a tre volte la misura dell’irregolarità subita".
La trasparenza. "Si abbassa da 50mila a 5mila euro la soglia oltre la quale i contributi ai partiti vanno dichiarati pubblicamente e i conti dei partiti vanno pubblicati obbligatoriamente in internet permettendo a tutti i cittadini di verificare dove i partiti si procurano le risorse e come le impiegano".
(16 aprile 2012)

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CORRIERE.IT
DI PIETRO: «CITTADINI CON I FORCONI» - E arrivano le prime reazioni dall’opposizione. Di Pietro è molto netto: «In un momento così drammatico per il nostro paese, dove il governo ha colpito le fasce sociali più deboli, la politica deve dare il buon esempio cominciando a tagliare gli sprechi e le vagonate di soldi pubblici incassati». E prosegue: «La politica non può far finta di niente e ignorare le condizioni del paese il provvedimento all’acqua di rose proposto da Alfano, Bersani e Casini è una presa in giro per i cittadini e per la dignità delle istituzioni. L’Italia dei Valori si batterà in Parlamento per restituire agli italiani il maltolto. Se si continua così i cittadini arriveranno con i forconi davanti Montecitorio».

CORRIERE.IT - LA LEGA
MILANO - L’indagine sulla contabilità della Lega si arricchisce di un nuovo filone, quello dei diamanti. Nei giorni scorsi era emerso che gli inquirenti erano «a caccia» di lingotti d’oro per il valore di 200 mila euro e di diamanti per 100 mila euro. Ora si è saputo che l’ex amministratore del Carroccio Francesco Belsito avrebbe comprato, insieme a Rosi Mauro e al senatore Stiffoni, con i soldi della Lega diamanti per 400mila euro. Da alcuni atti risulta che i preziosi sarebbero stati consegnati ai 3 e che Belsito avrebbe ricevuto anche 200 mila euro in oro.
LA REAZIONE - «Mi sono stancato: credo che seguirò il consiglio del mio avvocato e andrò dai magistrati a spiegare tutto». Replica così, al telefono con l’Ansa, il senatore Piergiorgio Stiffoni, in merito alle accuse sugli acquisti di diamanti con i soldi della Lega che emergerebbero dalle carte delle indagini sulla distrazione di fondi pubblici nel Carroccio. «Io che avrei acquistato diamanti? È un’accusa che mi fa ridere» ha concluso Stiffoni.
FIAMME GIALLE - Gli agenti della Guardia di Finanza intanto sono andati nella sede federale della Lega Nord di via Bellerio per acquisire documenti. Il provvedimento rientra nell’ambito dell’inchiesta sull’uso dei fondi pubblici del Carroccio avviata dalla procura di Milano. Nel pomeriggio il Carroccio ha diffuso un comunicato per dire che nella sede di via Bellerio « non c’è stata alcuna perquisizione. La venuta in sede di agenti della Guardia di Finanza- si legge nel comunicato della Lega- era stata infatti concordata nell’incontro avuto lo scorso 11 aprile da Roberto Maroni e Stefano Stefani con i magistrati milanesi: durante questo incontro la Lega Nord aveva fornito la sua piena disponibilità a collaborare con gli inquirenti per fare chiarezza e, in questo senso, aveva dato disponibilità a far acquisire propri documenti contabili, come avvenuto questo pomeriggio».
LA CORTE DEI CONTI- Anche la Corte dei Conti indaga sui bilanci della Lega Nord. I magistrati contabili hanno aperto un procedimento sui conti del movimento politico. Il procuratore capo della Corte dei Conti della Lombardia, Antonio Caruso, e altri due magistrati hanno fatto visita ai pm di Milano. Da quanto si è saputo, la Procura della Corte dei Conti ha aperto un procedimento autonomo rispetto a quello penale e relativo a un presunto danno erariale, partendo dall’ipotesi di truffa ai danni dello Stato. Secondo le indagini penali, infatti, Belsito «truccando» i bilanci del Carroccio avrebbe fatto ottenere al partito rimborsi elettorali non dovuti che, solo per il 2011, ammontano a circa 18 milioni di euro.
IN VIA BELLERIO - Nelle stesse ore della visita della Guardia di finanza in via Bellerio erano riuniti Umberto Bossi, Roberto Calderoli e Roberto Maroni per discutere delle prossime iniziative della Lega e delle scadenze in vista delle elezioni amministrative. L’incontro giunge nel giorno delle dimissioni dell’assessore leghista allo sport della Regione Lombardia Monica Rizzi, la cui vicenda è stata discussa in un incontro tra Calderoli, Maroni e i vertici del Carroccio in Regione Lombardia.

CORRIERE.IT (il pezzo stava sul Corriere di stamattina)
MILANO - «Un presidente di Regione conosce tanta gente, nulla di male ad aver passato alcuni giorni di vacanza con Pierangelo Daccò». Il governatore lombardo Roberto Formigoni ha sempre risposto così sui suoi rapporti con il «"faccendiere" della sanità» (definizione degli inquirenti). Sì, ma chi pagava? L’interrogatorio di Giancarlo Grenci, il fiduciario svizzero di Daccò indagato per associazione a delinquere, e alcune contabili da lui consegnate ai magistrati, mostrano «pagamenti di viaggi» a Formigoni, al suo collaboratore Alberto Perego, al fratello del governatore, Carlo, e una parente, tutti a carico di Daccò, in carcere dal 15 novembre per 7 milioni di fondi neri del San Raffaele e arrestato venerdì per altri 56 milioni della Fondazione Maugeri (LA VICENDA)

In un verbale-fiume del 14 dicembre, Grenci, riferendosi al rapporto tra Daccò e Formigoni, rivela: «So che erano in rapporti di amicizia e che risultano pagamenti con carte di credito di viaggi». E per dimostrare quanto dice, consegna l’estratto conto di una delle tante carte di credito di Daccò dalla quale risulta un viaggio pagato per un biglietto a nome Roberto Formigoni e Perego, valore oltre 8.000 euro, di cui un mese dopo Air France rimborsa a Daccò circa un quarto. Fino a tarda sera, ieri non è stato possibile rintracciare il governatore per una replica su una vicenda che, pur se per ora sembra penalmente non rilevante, appare però imbarazzante politicamente.
Grenci parla per più di 9 ore riempiendo 12 pagine di verbale depositato agli atti dell’inchiesta parallela sulla Fondazione Maugeri di Pavia che venerdì ha portato a 6 arresti, tra cui quello di Daccò e dell’altro imprenditore ciellino Antonio Simone. È uno degli interrogatori-chiave dei 7 resi da Grenci. «Che idea si è fatto lei dell’attività che svolgeva Daccò, posto che ci ha detto che ha ricevuto diversi milioni di euro da ospedali e case di cura, che tali pagamenti sono supportati da documentazione falsa, che gli importi sono spropositati rispetto all’oggetto delle prestazioni peraltro inesistenti e che Daccò non risulta avere alcuna competenza specifica nel settore sanitario?», chiedono i pm. Grenci risponde riferendo ciò che lo stesso Daccò gli ha detto: «Svolgeva un’attività di consulenza nel senso che risolveva problemi relativi a rimborsi e finanziamenti che gli enti per i quali lavorava facevano fatica ad ottenere dalla Regione Lombardia. Tale attività, più che su competenze specifiche, si fondava su relazioni personali e professionali che lo stesso Daccò aveva all’interno della Regione».

Su chi poteva contare Daccò? Secondo Grenci anche su Alessandra Massei, di recente diventata dirigente nell’unità organizzativa di Programmazione sanitaria, il cui ufficio è stato perquisito il 16 novembre dopo l’arresto di Daccò per i fondi neri del San Raffaele. Grenci dichiara che Massei (alla quale furono sequestrati documenti che annotavano riferimenti a un conto corrente Ocean Bank, emerso l’altro giorno tra i conti interessati dalle operazioni estere di Daccò per quasi 800 mila euro tra novembre 2008 e febbraio 2009) gli fu presentata da Daccò come una persona che «oggi occupa un posto importante» al Pirellone, e poi rivela anche che «è socia in una serie di attività con Daccò soprattutto in Sudamerica». Finita la frase, Grenci aggiunge una notizia in sé non nuova: «So che Daccò e Simone ospitavano spesso sulle loro barche Roberto Formigoni. Tale circostanza mi è stata riferita da loro stessi. So che facevano le vacanze insieme, in particolare ricordo alcune vacanze a Saint Martin. Anche questo mi è stato riferito da Daccò». A questo punto, però, svela un particolare fino ad ora sconosciuto: «So che erano in rapporti di amicizia e che risultano pagamenti con carte di credito di viaggi».

Per provare quanto dichiara, Grenci consegna ai pm l’estratto conto della carta di credito di Daccò dal quale «risultano - precisa - pagamenti di viaggi anche a Formigoni Carlo, fratello del presidente, ad Anna Martelli, forse compagna di Formigoni Carlo, ad Alberto Perego, segretario del presidente (così lo qualifica Grenci, ndr ). Risultano pagamenti di viaggi a favore di Renato Pozzetto» (probabilmente l’attore comico, grande amico di Daccò, ndr ). Solo voli, soggiorni niente? «Non lo so - risponde Grenci -, tuttavia risultano pagamenti di affitti di ville da 80/90mila euro ai Caraibi per 2-3 settimane e ritengo che fossero ragionevolmente destinate ad ospitare più persone».
La prima ricevuta consegnata è del 12 dicembre 2008. La carta di credito è di quelle per vip: 20 mila euro di limite massimo. Il conto è intestato a Pierangelo Daccò di cui riporta la residenza in Inghilterra. Con questa carta di credito il 27 novembre 2008 risulta pagato un volo a nome di Formigoni/Roberto, partenza il 27 dicembre 2008, poco prima di Capodanno, biglietto numero 05733298313724 nell’agenzia «Buon viaggio» da Milano Malpensa (MXP) a Parigi Charles De Gaulle (CDG). Costo: 4.080,80 euro. Stesso biglietto, stessa somma e stessa destinazione per Perego/Alberto. In tutto 8.161,60 euro. Un quarto, e cioè 2.594 euro, vengono rimborsati da Air France a Daccò (per i biglietti intestati agli stessi due cognomi, Formigoni e Perego, mancano i nomi di battesimo) il 30 gennaio 2009, non è dato capire se per un servizio non usufruito in tutto o in parte. Dagli atti non è dato sapere se vi siano state regolazioni anche per gli altri soldi, e se regolazioni vi siano state eventualmente anche per il denaro che Daccò spende poi fare volare Carlo Formigoni e Anna Martelli il giorno di Capodanno 2010. Per loro, stesso tragitto Milano (stavolta Linate) - Parigi. Prezzo addebitato sul conto di Daccò: 3.573,80 euro a testa. La stessa coppia vola per 120,39 euro a testa con volo Air France tra aprile e maggio 2010: infatti non c’è la data del volo ma l’operazione viene iscritta il 23 aprile con valuta 13 maggio. Perego, invece, risulta su un biglietto Alitalia da Linate a Fiumicino per 244,85 euro nel 2005. All’attore Pozzetto, è intestato un biglietto da Malpensa a Parigi di Air France per il 27 febbraio 2010, costo, stando alle carte, 12.532,32 euro.

Gli atti allegati agli arresti di venerdì sulla fondazione Maugeri di Pavia registrano anche i giorni concitati trascorsi da uno degli arrestati, Costantino Passerino, il direttore amministrativo della Fondazione, già ascoltato come testimone il 30 novembre 2011. Gli investigatori lo intercettano mentre va in Croazia dove trasferisce 500 mila euro e acquista alcune schede telefoniche locali per sé e per la moglie per «organizzare attività di disturbo delle indagini», scrivono i pm al gip Tutinelli. L’allarme scatta il 5 aprile quando la polizia giudiziaria Ps-Gdf segnala ai pm alcune intercettazioni dalle quali emerge anche un interessamento a ciò che Passerino e l’avvocato civilista della Fondazione, Loriana Zanuttigh temono che i giornali possano in futuro scrivere sulla vicenda, in quel momento non ancora alla ribalta delle cronache. La legale assicura di essere in grado di monitorare due testate, l’Espresso e il Corriere della Sera , perché, afferma, ha «trovato un importante aggancio» in entrambi ed è sicura che sul settimanale non uscirà niente. Ma sbaglia: l’Espresso pubblica un articolo, che in edicola il giorno degli arresti, venerdì, parla dell’inchiesta e di 30 milioni di euro che sarebbero spariti.
Luigi Ferrarella
Giuseppe Guastella16 aprile 2012 | 17:33

CORRIERE.IT - LA VICENDA DEI FONDI NERI DEL SAN RAFFAELE

La vicenda
Il crac
Il San Raffaele e l’apertura della crisi

Il 23 marzo 2011 emergono pubblicamente le difficoltà finanziarie del San Raffaele. Il cda della Fondazione Monte Tabor, la holding che guida il polo ospedaliero, sancisce la crisi economica con debiti —si scoprirà poi — di 1,5 miliardi. A quel punto il fondatore don Luigi Verzé annuncia: «Apriremo all’azionariato»
L’asta
Il suicidio di Cal e la scomparsa di don Verzé

Il 15 luglio nel cda entra la Santa Sede, con lo Ior (la banca del Vaticano) e l’imprenditore Vittorio Malacalza. Tre giorni dopo si suicida Mario Cal, braccio destro di don Verzé. Il 31 dicembre, nel giorno in cui il San Raffaele va all’asta, don Verzé muore. Il 10 gennaio, con un’offerta da 405 milioni, l’imprenditore Giuseppe Rotelli si aggiudica l’asta
L’inchiesta
Gli arresti per false fatture e fondi neri
A novembre entra nel vivo l’inchiesta: viene arrestato l’imprenditore Piero Daccò, intermediario del San Raffaele e legato a Comunione e Liberazione. Il 13 dicembre finisce in carcere anche l’ex direttore finanziario Mario Valsecchi. Dalle indagini emerge un sistema decennale per creare fondi neri
I 56 milioni
Lo scandalo delle consulenze fittizie
Per un giro di fondi neri e consulenze fittizie per almeno 56 milioni di euro legati alla Fondazione Maugeri, colosso ospedaliero di Pavia, venerdì vengono arrestati l’ex assessore alla Sanità della Regione Lombardia Antonio Simone e altre 5 persone. Ordine di custodia anche per Daccò, già a San Vittore
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CORRIERE.IT - PARLA FORMIGONI
MILANO - «Nessun problema, nessuna irregolarità ma soprattutto nessuna regalia: non ho mai ricevuto regalie e neppure un euro da nessuno»: lo ha detto in un incontro con la stampa il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, parlando delle notizie pubblicate dal Corriere sulle carte che testimoniano i viaggi pagati da Pierangelo Daccò a favore del governatore, del fratello e di un suo collaboratore. Secondo Formigoni si è trattato «di una vacanza di gruppo come fanno tanti italiani». «Dov’è il problema? - ha detto il governatore - verificherò se il viaggio è stato svolto, ma nessuno del Corriere ha mai fatto vacanze di gruppo?». «Io come tutti gli italiani ne ho fatte», ha detto definendo «triste, sfigato e malinconico» qualche giornalista che invece non ne ha fatte. «Il signor Daccò lo conosco da 30 anni, mi è capitato di passare qualche giorno di vacanza con lui in gruppo - ha raccontato Formigoni -. «Nel gruppone c’era anche lui - ha aggiunto - ma è ovvio che ciascuno fa il suo mestiere, le persone sono libere e indipendenti».
«FANGO MEDIATICO» - «Non ho mai ricevuto regalie da nessuno e nemmeno un euro. Si tratta di una bolla di sapone - ha sottolineato Formigoni - e quello che è grave è il fango mediatico buttatomi adosso, la speculazione politica, l’attacco contro Roberto Formigoni e la Regione Lombardia da cui mi difenderò».
«REGOLAMENTO DI CONTI» - «Col procedere delle letture che faccio, mi sembra sempre più evidente la vera sostanza della questione: qui è in atto un regolamento di conti fra privati». Così Roberto Formigoni ha commentato gli sviluppi dell’inchiesta sulla Fondazione Maugeri. «Non è implicato nessuno di Regione Lombardia - ha continuato il governatore - sono implicate due fondazioni private e due privati cittadini, che tirano in ballo la Regione e il presidente, in maniera del tutto ingiustificata». «Da quel che leggo - ha proseguito - tendono ad usarmi come paravento e tutelerò la mia onorabilità».
SU TWITTER - La prima replica del presidente della Regione Lombardi dopo le nuove rivelazioni sul caso Maugeri era arrivata via Twitter: «Tentano di farsi scudo con il nome di #Formigoni. In #Lombardia non è mai stato sottratto un euro di denaro pubblico». La dichiarazione è stata però subito commentata con ironia da alcuni utenti e presa con scetticismo da altri.
IL RIMPASTO - «Quella del rimpasto è una vicenda che si deciderà nella giornata di oggi. Da parte mia sono in stretto contatto con i vertici della Lega e del Pdl». Questa la risposta di Formigoni in merito alle dimissioni dell’assessore leghista allo Sport, Monica Rizzi, e dell’assessore al Commercio, Stefano Maullu. Si tratta di capire se, al termine della riunione del vertice leghista, il governatore darà il via al rimpasto annunciato, dopo aver tenuto conto dell’altolà ricevuto domenica dal coordinatore regionale Mario Mantovani: «Mi auguro che il presidente Formigoni, prima di prendere decisioni, le condivida con il partito di maggioranza, senza limitarsi a fare solo comunicazioni».
I PRIMI DUBBI - Per la prima volta Formigoni ha espresso dubbi sul fatto che la sua legislatura, dopo le molte inchieste che hanno colpito i vertici del Pirellone, possa arrivare al suo termine naturale. «È difficile dirlo - ha ammesso Formigoni, rispondendo a chi gli chiedeva se la sua legislatura potesse durare fino al 2015 - fare previsioni è estremamente azzardato. Da parte mia non c’è nessuna decisione assunta». Formigoni è anche tornato sull’intervista rilasciata ieri da Roberto Maroni sul Corriere. «Tra Lega e Pdl c’è un patto inossidabile in Regione Lombardia. Andremo avanti a governare insieme fino a fine legislatura». A chi gli chiedeva se termine sarà nel 2013 o nel 2015, ha risposto: «Non lo so, fare previsioni su questo è estremamente azzardato».
Redazione Milano online