Riccardo Sabbatini, Il Sole 24 Ore 15/4/2012, 15 aprile 2012
ARRIVA LA POLIZZA PER I LOCENZIAMENTI
Nasce la polizza Rc sui «licenziamenti discriminatori». L’industria assicurativa non ha neppure aspettato l’approvazione del progetto governativo sul mercato del lavoro che ha già sfornato una copertura adatta alle aziende spinte a ridurre la loro manodopera. Anche con il nuovo l’articolo 18 «a scartamento ridotto» potrebbero vedersi respinti i licenziamenti come discriminatori e nella necessità, imposta da un tribunale, di dover reintegrare i lavoratori al loro posto. Ma per i danni che in quel caso dovranno risarcire ai loro dipendenti a titolo di responsabilità civile (Rc) potrà intervenire un assicuratore. La proposta viene dal gruppo di brokeraggio assicurativo Aon e dalla compagnia Allianz, che in esclusiva per l’Italia hanno lanciato una polizza per coprire i rischi della responsabilità civile associati alle controversie di lavoro. Eventi destinati a divenire più frequenti nel nuovo contesto regolamentare.
Il contratto assicurativo è ad ampio spettro ed intende tenere al riparo le imprese da molteplici fattispecie, non solo quelle che hanno tenuto banco nel dibattito politico delle ultime settimane. Sono presi in considerazione i licenziamenti ingiustificati, illegittimi, discriminatori o ingiuriosi. Ma anche le molestie sessuali, razziali o comunque atti discriminatori fondati su età, sesso, opinioni politiche, attività sindacale, stato di gravidanza.
Contemplate nelle condizioni di polizza sono anche le violazioni delle norme sulla privacy o anche la illegittima mancata assunzione o promozione fino ad attività di mobbing vero e proprio definito come «illegittima privazione di opportunità di carriera o demansionamento». Naturalmente la copertura esclude le richieste di risarcimento determinate da atti dolosi, ma per il resto potrà appunto aprirsi l’ombrello di un assicuratore. Le polizze proposte da Aon e Allianz appartengono al ramo dell’Employnment Practices Liabilities (responsabilità sulle relazioni di lavoro) e sono piuttosto diffuse in Paesi anglosassoni (Usa e Gran Bretagna, soprattutto) dove un mercato del lavoro più aperto impone alle imprese di gestire al meglio la maggiore conflittualità individuale dei propri dipendenti. La loro diffusione anche in Italia rappresenta anch’essa, dopotutto, un fattore di modernità.