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 2012  aprile 13 Venerdì calendario

Anche Calderoli nel mirino dei pm al setaccio tutti i conti del Carroccio – MILANO - E ora tocca a Roberto Calderoli

Anche Calderoli nel mirino dei pm al setaccio tutti i conti del Carroccio – MILANO - E ora tocca a Roberto Calderoli. La procura di Milano sta approfondendo il ruolo dell’ex ministro della Semplificazione nella gestione distorta dei rimborsi elettorali della Lega. C’è un’intercettazione che lo riguarda. È la conversazione nella quale la funzionaria amministrativa del Carroccio Nadia Dagrada, parlando di euro che girano senza controllo con l’ex tesoriere Francesco Belsito, dice: «...e invece quelli di Cald come faccio? Come li giustifico quelli?». Calderoli, che oggi è uno dei triumviri alla guida del partito dopo le dimissioni di Umberto Bossi, reagisce con sdegno: «Gli accertamenti dei magistrati sono un atto dovuto e da me auspicato, perché dopo il fango mediatico che mi è già stato gettato addosso non vedo l’ora che si arrivi all’accertamento della verità. Sono a completa disposizione per fornire qualunque elemento possa condurre alla verità». Le strade che portano a lui, nell’inchiesta, sono però più di una. I rapporti molto stretti con Belsito, sottosegretario al suo ministero, che annoverava tra i consulenti, tra l’altro, Bruno Mafrici, indagato per riciclaggio dalla procura di Reggio Calabria. Calderoli, in un’intervista, difese infatti il tesoriere travolto dallo scandalo dei fondi investiti in Tanzania e il fatto viene riportato nell’informativa della Direzione investigativa antimafia reggina. E l’ex ministro smentisce infine anche un’altra voce, su un presunto finanziamento da 300mila euro dirottato a un cementificio bergamasco, minacciando di querela. Quel che preme ora ai pm di Milano è soprattutto ricostruire i flussi di denaro. I conti correnti, gli immobili, i contributi al Sinpa, il sindacato padano di Rosy Mauro: i magistrati guardano dappertutto. Le banche nel mirino della procura sono otto e sono state "visitate" ieri dalla Guardia di finanza: la Banca popolare di Lodi, la Popolare di Novara, il Banco di Napoli, la Bnl, Unicredit, Sella e Carige. Ma il materiale più interessante potrebbe arrivare dalla sede genovese della Aletti, l’istituto dal quale sono partiti gli investimenti verso Tanzania e Cipro e che aveva rilasciato il carnet di assegni con la scritta "Umberto Bossi" ritrovato poi nella cartella "The Family". C’è poi il capitolo immobili. La procura ne chiede conto nell’ordine di esibizione notificato mercoledì al nuovo tesoriere Stefano Stefani. Nell’atto si chiede di consegnare «tutta la documentazione riguardante le proprietà immobiliari e mobiliari della Lega o comunque intestate a rappresentanti o fiduciari del movimento politico». Tutti gli atti saranno poi valutati dai consulenti nominati dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dai sostituti Roberto Pellicano e Paolo Filippini. I pm stanno esaminando anche le carte del Sinpa, l’oscuro sindacato leghista che sembra più che altro un’azienda a conduzione familiare di Rosy Mauro. Sulla Lega indagano ormai cinque procure: Milano, Napoli, Reggio Calabria, Bologna e Reggio Emilia. E, come è naturale, qualche dissidio comincia a sorgere: ieri mattina era trapelata irritazione dai magistrati di Milano verso le troppe discovery e fughe di notizie da parte della procura di Napoli che avevano consentito di rendere pubblici gli atti. I pm napoletani avrebbero poi continuato a intercettare su vicende di competenza milanese. Alla fine, però, c’è stato un chiarimento. E il reggente di Napoli, Alessandro Pennasilico, d’accordo con il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati, ha smentito assicurando che tra i pm «c’è armonia».