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 2012  aprile 13 Venerdì calendario

Il grand’uomo di destra non legge perché c’è di meglio – Grand’uomini! Carismatici! Prediletti del Dio Po! In loden! Incorruttibili! Europeisti! Coi tacchetti! Non dico appenderli a un lampione, questo no, ma non sarebbe bello perderne almeno lo stampo? * * * «Dappertutto spuntarono monumenti e busti dedicati ai grandi rivoluzionari del passato

Il grand’uomo di destra non legge perché c’è di meglio – Grand’uomini! Carismatici! Prediletti del Dio Po! In loden! Incorruttibili! Europeisti! Coi tacchetti! Non dico appenderli a un lampione, questo no, ma non sarebbe bello perderne almeno lo stampo? * * * «Dappertutto spuntarono monumenti e busti dedicati ai grandi rivoluzionari del passato. Non pochi scomparvero con la stessa rapidità con la quale erano sorti. Un busto di Bakunin, opera d’uno scultore futurista che aveva rinunciato ai «mezzi figurativi reazionari della borghesia» per ricorrere invece a bottiglie, scatole di fiammiferi, lampadine, coperchi di cassette, lattine e sandali di rafia, fu gettato in un canale di scarico da una raffica di vento controrivoluzionario» (Leo Perutz, Tempo di spettri, Adelphi 1992). * * * C’è per cominciare il grand’uomo di sinistra. Devoto al popolo, accento bleso, modi aristocraticamente espansivi, non sa niente, legge poco, e solo sciocchezze, romanzetti, saggini new age, filosofia in massime da cioccolatino, economia in pillole, però finge di sapere tutto lui. Per capirci: Fabio Fazio. Gli occhi sempre rivolti al cielo, i grand’uomini di sinistra sono eternamente in estasi e, come i martiri e i santi negli affreschi medievali, contemplano qualcosa di portentoso che possono vedere soltanto loro. In due parole: Roberto Saviano. * * * Pochi li prendono sul serio e pochissimi ci cascano. A parte i loro clientes, naturalmente: in particolare i comici televisivi e i giornalisti engagés (a loro volta comici, ma involontari) specializzati nella migliore delle cause: la piaggeria. Ma il grand’uomo di sinistra, con questi suoi modi scamiciati e incravattati insieme, da intellettuale casual, riesce almeno a impressionare i grand’uomini di destra (i quali soffrono costituzionamente, forse Repubblica direbbe antropologicamente, di senso d’inferiorità, del resto più che giustificato). Impressionare il suo omologo di destra: il grand’uomo di sinistra non chiede di più. * * * «In generale gl’imbroglioni hanno molto successo quando sono pochi perché in questo modo incontrano vittime più di frequente. I benefici dell’inganno diminuiscono via via che aumenta il numero d’individui che decidono di barare. (_) In altre parole bisogna tener conto anche dei costi associati a una strategia basata sull’imbroglio, per cui gli egoisti godono d’un vantaggio quando sono pochi, ma sono sfavoriti quando sono numerosi» (Paul E. Turner, Virus truffatori e teoria dei giochi, «Le Scienze» n. 449, gennaio 2006). * * * Poi c’è il grand’uomo di destra: concreto, alla mano, il mercato di qua, il merito di là, gran rimboccatore di maniche. Non legge perché c’è di meglio (il relax, la barca, la patonza) e perché non ha tempo (anche se talvolta, con l’aiuto di qualche ghostwriter senza pretese, scrive un libro che poi nessuno legge, a parte i portaborse, naturalmente, che stanno ai grand’uomini di destra come i comici televisivi ai grand’uomini di sinistra). Che cosa ci sarà da leggere, poi, di così bello e utile, riflette lui, pragmatico. Già sono una barba, diciamolo, le pagine economiche dei giornali di famiglia, con quel che mi costano. Figurarsi tutti quei libri senza figure e senza nemmeno il listino delle quotazioni di Borsa (Balzac a parte, ma bisognerebbe sapere che esiste). * * * Perché questo va detto del grand’uomo di destra: che è sempre alle prese con «i conti». Do ut des, cifre e cifrette, mica balle. Perché i conti, quando sei un grand’uomo di destra, devono tornare. O i conti tornano, in colonna, ben allineati, oppure perdi la tua ragion d’essere. Insicuro, infine, e anche un po’ testone, il grand’uomo di destra non riesce mai a spuntarla con i grand’uomini di sinistra quando c’è da misurarsi a chiacchiere, nei dibattiti, nelle interviste. Però li batte regolarmente alle elezioni. E anche lui non chiede di più. * * * «Nel 1850 Marx pronunciò ingiurie tali durante un litigio con August von Willich che quest’ultimo lo sfidò a duello. Marx dichiarò che “non si sarebbe lasciato coinvolgere in ragazzate da ufficiali prussiani”, ma non fece nessun tentativo per dissuadere il suo giovane assistente, Konrad Schramm, dal prendere il suo posto, nonostante Schramm non avesse mai adoperato una pistola in vita sua e Willich fosse un eccellente tiratore. Schramm fu ferito» (Paul Johnson, Gli intellettuali, Longanesi & C. 1988). * * * C’è anche il grand’uomo di centro: devoto, moderato, la famiglia innanzitutto, il bacio dell’anello al cardinale, i modi pacati, il sorriso sempre amichevole, la dottrina sociale del mercato, tel chi l’altra guancia, a parole grandissimo sgranatore di rosario. Come il grand’uomo di sinistra, anzi come i Blues Brothers, e a differenza del grand’uomo di destra, poco teologo e meno ancora utopista, il grand’uomo di centro è in Missione per Conto di Dio. Parla per maiuscole. Non vuole il nostro bene ma Vuole il Nostro Bene.