Fabrizio D’Esposito, il Fatto Quotidiano 15/4/2012, 15 aprile 2012
VELARDI
& RONDOLINO: UN GIORNALE MODELLO MARCHIONNE - Comunisti, dalemiani, riformisti, adesso libertari senza frontiere tra destra e sinistra. La parabola di Claudio Velardi e Fabrizio Rondolino, i due più noti consiglieri-lothar (per il cranio senza chioma) di D’Alema premier, vira verso approdi americani, laddove il politologo Charles Murray esalta i Padri fondatori degli Stati Uniti per “i limiti al potere del governo centrale e la tutela dei diritti individuali”. La loro prossima avventura sarà infatti mandare in edicola e sul web entro l’anno un quotidiano chiamato “Il Libertario”.
Da tempo sia Velardi sia Rondolino sono in stretto contatto con la destra berlusconiana. Il primo ha curato la campagna elettorale per la governatrice del Lazio Renata Polverini (che ha anche nominato Velardi nel cda del Maxxi) e alle amministrative di Napoli ha fatto il tifo per Gianni Lettieri, l’avversario di Luigi De Magistris. Il secondo, Rondolino, scrive tra l’altro per il “Giornale” edito da Paolo Berlusconi. Guai però a ricordarglielo. Contesta Rondolino: “Per favore non scrivere che siamo di destra. Non è vero. Destra e sinistra sono categorie del Novecento. Noi vogliamo unire le due parti della mela: la libertà economica tipica della destra e la difesa dei diritti civili tipica della sinistra”. Propositi alti che però si scontrano con il Paese reale. Dice Velardi: “Sarà un’operazione di nicchia, ovviamente. Possiamo aspirare a cinque-diecimila copie. Costerà un milione all’anno e vogliamo raccoglierne almeno tre. Sempre se ci riusciamo”. E qui arriva il Velardi che non ti aspetti, già editore del “Riformista” che incamerava soldi pubblici. Una volta il modello giornalistico era il “Foglio” di Giuliano Ferrara. Adesso è il “Fatto Quotidiano”: “Nel nostro piccolissimo vogliamo fare come voi del ‘Fatto’. Sia dando notizie, e non solo opinioni, sia rifiutando ogni finanziamento di Stato. Vogliamo camminare con le nostre gambe attirando imprenditori privati, vendendo copie, facendo la raccolta pubblicitaria. Se il mercato dirà di no, chiuderemo, su questo non c’è dubbio”. Al momento, un industriale già c’è ma il nome non lo vogliono fare: “Non è uno noto, insomma non è un Benetton o un Della Valle”.
Il Libertario sarà di otto o dieci pagine, formato tabloid, e assomiglierà a una “gazzetta ottocentesca”, solo parole, senza immagini. Rondolino è il direttore in pectore e Oscar Giannino, liberale berlusconiano, potrebbe affiancarlo. In redazione dieci giornalisti, compresa la direzione, ma ancora non si sa con quale contratto: “Noi siamo contro il principio fascista dell’ordine dei giornalisti, per cui può scrivere solo chi ha il tesserino rosso. Stiamo studiando la cosa. La redazione lavorerà al giornale di carta e al web. Vogliamo unire l’autorevolezza del primo ai vantaggi del secondo”. Politicamente c’è un’altra sorpresa. Sostiene Velardi: “Questo sistema fa sempre più schifo, non regge più. Noi siamo come voi del Fatto, come i grillini, come i No Tav. Siamo incazzati per come siamo messi in questo Paese, solo che andiamo in un’altra direzione”. Aggiunge Rondolino: “La politica sarà sempre fatta da farabutti, noi vogliamo coltivare spazi di libertà in questa società. Anche Monti ha deluso, con le sue finte liberalizzazioni. Questo è il governo delle tasse e basta”. Sorpresa fino a un certo punto, però. Si corregge Velardi, lobbista e comunicatore con sede un tempo a Palazzo Grazioli, dove abita Silvio Berlusconi: “Se dopo le elezioni del 2013 ci sarà la Grande Coalizione questo è un altro paio di maniche”. Appunto. Del resto Velardi fu lo spin doctor del Dalemoni, l’inciucio tra Berlusconi e D’Alema nella famigerata Bicamerale.
Già, Berlusconi. Dicono i due in coro: “Ma chi se ne fotte più di Berlusconi, non è mai stato un vero liberale e oggi i problemi del Paese sono altri”. E D’Alema? Risposta: “La stima e l’affetto sono intatti. Fare i dalemiani, nel 1996, è stata una figata pazzesca, Massimo era l’unico leader che poteva cambiare l’Italia e non c’è riuscito. Oggi è di nuovo socialista, se non neocomunista. Noi siamo libertari”. Sul loro sito, “The Front Page”, Velardi e Rondolino hanno già annunciato il loro progetto, maturato in un ristorante cinese alle spalle di Palazzo Grazioli. I commenti, per ora, sono solo 47, compresi quelli postati da chi chiede dove inviare il curriculum.