Maria Volpe, Corriere della Sera 15/04/2012, 15 aprile 2012
INVETTIVA DI VASCO SUL WEB CONTRO BAGLIONI, PELU’, MINGHI —
Sceglie ancora una volta Facebook per esternare. E che esternazioni. Vasco Rossi attacca in maniera feroce molti colleghi. Con parole dure. Quelle più aspre, e che destano stupore per la popolarità dell’artista «rivale», sono quelle rivolte a Claudio Baglioni, «emblema delle musichette da sala d’attesa».
Vasco ha pubblicato su Facebook «L’altra autobiografia (Prima parte)» che comincia dicendo che non esiste competizione tra artisti. Poi però - ammette - se si alza il velo del politicamente corretto, la competizione si svela eccome. E pure l’antipatia. E pure la disistima. Rossi parla di cantanti che lui considera «perfetti imbecilli» per le cose che cantano; gente che «dovrebbe andare a zappare la terra, piuttosto che continuare a frignare stupide canzoni». Un fiume di parole che confluiscono in un nome e cognome: Claudio Baglioni.
Ecco l’invettiva: «Quando incontri un Baglioni.. Con testi che non raggiungono neanche il livello dei peggiori discorsi sul più e sul meno, infarciti dei soliti luoghi comuni, come quelli che si fanno per ammazzare il tempo quando si sta in fila alle Poste o che fanno tra loro le signore dal parrucchiere durante una messa in piega...». Si prosegue con un lungo ricordo del 1988: Baglioni fu preferito a Vasco per un concerto di Amnesty International. Baglioni venne contestato e il rocker ammette la sua felicità per il flop di Claudio.
Ma Baglioni non è solo. Compagni di frustate sono pure Minghi e Pelù. Il primo, soprannominato in modo beffardo «Wolfgang Amadeus Minghi»: «Sembra talmente soddisfatto di sé, delle sue canzoni tristi e lagnose... Che poi, queste sue lagne, lui le fa sempre in tonalità minore che ti fa scendere giù per le sue scale melodiche sempre di più e, alla fine della torturante atmosfera di triste malinconia, ti risolleva con un compiaciuto e soddisfatto "La vita mia!". Beh, allora può venirti proprio voglia di smontarlo un po’, di dirgli che la sua aria da fenomeno musicale e il suo modo di tirarsela ti fanno pena, che sono solo un triste squallore, il risultato di una presunzione eccessiva che ha perso ogni contatto con la realtà, quella vera».
Non è finita qui. Ce n’è pure per Pelù dei Litfiba. Vasco si chiede se «canta per scherzo e fa del rock per caso, o se in fondo si diverte soltanto... per sesso! Certo non ho ancora capito nemmeno un suo testo. Tutti quegli ululati poco funzionali e tutte quelle gratuite distorsioni vocali continue...sembra un ufo». Gli artisti coinvolti hanno preferito non rispondere agli attacchi e non commentare. Lo hanno fatto invece molte persone su Facebook: numerosi fan hanno elogiato Vasco, ma non sono mancate anche molte critiche e disapprovazione per quegli insulti gratuiti specie a un grande artista come Baglioni. Dopo due ore, il rocker di Zocca, si è sentito in dovere di spiegare (sempre sul social network) di essersi già chiarito con Baglioni «una persona squisita»...
Infine (per ora), qualche parola, a metà fra ironia e benevolenza, anche su Grignani «giovane talento un po’ sbruffone che ti vuole sfidare, e quindi che devi un po’ domare»; e Zucchero: che «si mette a competere con te a suon di dischi pieni di splendide ed orecchiabili e travolgenti musiche».
Sembrano dunque carezze quelle rivolte a Ligabue qualche tempo fa che parlavano di «bicchiere di talento in un mare di presunzione». Erano le prime avvisaglie di esternazioni avvelenate. Vasco l’ha detto chiaro: ora vuol dire tutto ciò che pensa. Resta il fatto che la parte più poetica di questa prima parte di autobiografia è quella dove parla del privato e delle gioie della paternità. Senza cattiverie. Con dolcezza.
Maria Volpe