Andrea Sorrentino, la Repubblica 16/4/2012, 16 aprile 2012
Spagna padrona d’Europa ma il potere logora i bilanci – Prima la buona notizia o quella cattiva? La buona, anzi l’ottima: il calcio spagnolo tiranneggia l’Europa, per la prima volta nella storia ha cinque semifinaliste su otto nelle coppe europee
Spagna padrona d’Europa ma il potere logora i bilanci – Prima la buona notizia o quella cattiva? La buona, anzi l’ottima: il calcio spagnolo tiranneggia l’Europa, per la prima volta nella storia ha cinque semifinaliste su otto nelle coppe europee. Quella cattivaè che per salire così in alto il movimento sguazza nei debiti: la risposta del Governo a un’interrogazione parlamentare ha rivelato che i club dei tre campionati professionistici devono al fisco 752 milioni (489 la sola Liga), una somma che negli ultimi quattro anni è lievitata di 150 milioni; se aggiungiamo le altre esposizioni dei club con le banche, il totale porta a circa 4 miliardi di euro di debiti complessivi. E questo nonostante la ben nota fiscalità agevolata, che con la legge Zapatero consentì ai club di pagare un’aliquota del 24 per cento per gli ingaggi dei giocatori stranieri. È tutto folle ed esagerato nel futbol egemone in Europa. Esageratissime sono le due corazzate che fanno da traino: il Barcellona e il Real Madrid sono così oltre, si sono spinte talmente in là nella corsa a superarsi, da aver scavato un solco tra il loro iperuranio e i comuni mortali, sono fortissimee inavvicinabili in Spagna e in Champions, esibiscono prestazioni e numeri abbacinanti, Messi e Cristiano Ronaldo hanno già segnato più di 50 gol ufficiali (il Barça è a quota 161 reti totali, il Real 157) e continueranno a sfidarsi fino all’ultima giornata di Liga, forse anche nella finale di Champions a Monaco (ma Chelsea e Bayern non partono già sconfitte in semifinale). Dietro Barça e Real, che divorano da sole la metà dei diritti televisivi della Liga (su 640 milioni, 320 vanno alle due reginee il resto alle altre 18), in campionato c’è il vuoto, perché la terza è il Valencia a 33 punti dal Real capolista: l’equilibrio, questo sconosciuto. Eppure il traino dei due mostri ha fatto bene a Valencia, Athletic Bilbao e Atletico Madrid, semifinaliste in Europa League. Il Valencia di Emery è equilibrato, con poche stelle (Adil Rami in difesa, Soldado in attacco) e sopravvive a fatica al suo passato, l’Athletic del "Loco" Bielsa è invece una delle sorprese del calcio europeo col suo 4-3-3, schemi d’attacco di nitida bellezza che hanno portato allo storico trionfo di Old Trafford (3-1), ma ha anche individualità da urlo come Javi Martinez e il ventenne Munain; l’Atletico Madrid è guidato da Simeone, ha perso in Europa una sola partita (a Udine nel primo girone: 0-2) e ha giocatori come Falcao, Adrian Lopez e Miranda che da noi spopolerebbero, oltre a un Diego che si sta togliendo qualche sassolino con una stagione mirabile. L’Europa League sembra un affare spagnolo, coi portoghesi dello Sporting Lisbona quarto incomodo. Ma intanto i debiti aumentano: i club contano di ripianare quelli col Fisco entro il 2020, portando come garanzia il nuovo contratto televisivo che sarà firmato nel 2014: 900 milioni totali e spartizione più equa. Eppure la voragine è enorme. Quando l’ha saputo, il presidente del Bayern Uli Hoeness è esploso a modo suo: «La Germania ha dato centinaia di milioni alla Spagna per tirarla fuori dalla merda, poi i club calcistici non pagano le tasse. È uno schifo».