Sergio Romano, Corriere della Sera 15/4/2012, 15 aprile 2012
A chi si interessa di storia, ma è agli inizi come me, che cosa consiglia? Da dove iniziare? Carmen Bottegal carmen894@bluewin
A chi si interessa di storia, ma è agli inizi come me, che cosa consiglia? Da dove iniziare? Carmen Bottegal carmen894@bluewin.ch Cara Signora, L e suggerisco di leggere un libro di Ernest H. Gombrich, storico dell’arte e direttore per molti anni dell’Istituto Warburg di Londra. S’intitola Breve storia del mondo e fu scritto a Vienna negli anni Trenta quando al giovane Gombrich (era nato nel 1909) un amico editore chiese di rivedere un libro di storia destinato a una collezione di testi per piccoli lettori. Lo lesse, lo trovò noioso e decise di proporre all’amico un nuovo libro. Voleva dimostrare che tutto può essere spiegato in una maniera piana, elegante, attraente. L’editore accettò e il libro, quando venne pubblicato, ebbe subito un enorme successo. Continua a essere pubblicato ed è apparso in Italia presso Salani in una buona traduzione di Riccardo Cravero. Gombrich parla a un bambino immaginario e gli dà alcune nozioni iniziali. Gli spiega anzitutto che gli uomini studiano la storia per sapere che cosa «c’era una volta», proprio come nelle fiabe. Ogni generazione possiede il ricordo della generazione precedente e la storia, quindi, è una lunghissima successione di ricordi. Per dargli una idea di questa camminata all’indietro nella vita dell’umanità, gli suggerisce di stare in piedi fra due specchi: «Vedrai tantissimi specchi, uno dietro l’altro, sempre più piccoli e sempre più lontani». Naturalmente, continua Gombrich, la storia comincia quando l’uomo apprende a parlare e soprattutto a scrivere. La modulazione dei suoni con cui definire le cose ed esprimere i sentimenti, l’invenzione dell’alfabeto e la suddivisione del tempo in giorni, settimane, mesi e anni, sono gli indispensabili attrezzi con cui l’homo sapiens comincia a registrare gli eventi importanti della sua vita e a ricostruire quelli del passato. Dopo queste prime lezioni, il giovane lettore è pronto a partire per la sua avventura nel tempo. La prima tappa è la terra del Nilo dove gli egizi crearono il più antico e duraturo Stato del mondo (circa 3.500 anni), la seconda è la Mesopotamia, la terza è una «terra di valli profonde e grandi pascoli», collocata tra l’Egitto e la Mesopotamia, in cui nacque il monoteismo. Gombrich appartiene alla buona borghesia ebraica di Vienna, è laico, fortemente impregnato di cultura austro-tedesca e occidentale, ma non nasconde la sua ammirazione per «questo strano e imbelle popolo di pastori» che regalò all’umanità l’Antico Testamento. Non posso continuare a raccontare il libro di Gombrich, cara signora, anche perché non saprei rendere la freschezza, l’immaginazione e l’ironia con cui l’autore racconta la storia del mondo sino alla fine della Seconda guerra mondiale passando attraverso le diverse fasi dell’umanità. Vi è una nota conclusiva, scritta per una delle ultime edizioni (è morto nel 2001), in cui l’autore riconosce di essere stato, nella sua descrizione del progresso umano, un po’ troppo ottimista. Ma non dimentica che il suo libro fu scritto per un bambino e ricorda ai suoi lettori che le molte cose buone accadute nel corso del Novecento, nonostante le guerre e i massacri, ci autorizzano a sperare in un futuro migliore.