Aldo Grasso, Corriere della Sera 15/4/2012, 15 aprile 2012
E meno male che si sentono «mezze italiane»! Invitate nel salotto di Daria Bignardi le gemelle Kessler, le mitiche Kessler (38 anni per gamba), non sono state tenere con il nostro Paese
E meno male che si sentono «mezze italiane»! Invitate nel salotto di Daria Bignardi le gemelle Kessler, le mitiche Kessler (38 anni per gamba), non sono state tenere con il nostro Paese. Da cui, per altro, hanno avuto tutto: fama, soldi, amore e amori. Se non ci fosse stato quel folletto di Guido Sacerdote, un farmacista di Alba stufo di aspirine e voglioso di spettacolo, che le notò al Lido di Parigi; se non ci fosse stato quel genio di Antonello Falqui che rese sexy due statue (come ebbe a ribadire Burt Lancaster incontrando Ellen sotto le coltri), forse le due sarebbero rimaste ballerine di fila e nulla più, devono tutto all’Italia. Eppure, del nostro Paese, coltivano i luoghi comuni di certa stampa teutonica. Cosa dovremmo imparare dai tedeschi? Pronta e all’unisono la risposta: la disciplina e l’organizzazione. Mancava il passo dell’oca, sia pure fatto con la grazia di due ballerine, ed eravamo a posto. Le gemelle ragioniere hanno fatto i loro conti e hanno deciso di tenere la residenza in Germania, vicino a Monaco. In Italia c’è troppa burocrazia (è vero) e poi ci sarebbe un misterioso libro di ben 80 pagine per sapere come si pagano le tasse. Certo, vedere ora le ex Bluebell Girls fare questi conti della serva fa una certa impressione. Per molti italiani, le Kessler hanno rappresentato la scoperta del «proibito», del corpo, del censurabile (molto si è favoleggiato sui mutandoni che coprivano le loro gambe) a partire da due celebri sigle: «Pollo e Champagne» (Oh mon cheri, non vedo l’ora di tornare a Paris, e camminare sotto braccio con te...) e «Dadaumpa». Era il 1961, era il tempo di «Giardino d’Inverno» e di «Studio uno». In un suo libro, l’ex direttore generale della Rai, Ettore Bernabei, sostiene persino che le Kessler furono complici nel «delitto dei mutandoni» che sconvolse allora la dirigenza Rai e vide complice involontario nientemeno che Papa Pacelli. Ma è solo uno scherzo della memoria: il Papa era già morto nel 1958. Questo per dire come la gratitudine invecchi molto prima di noi e come con due «mezze italiane» sia impossibile farne almeno una.