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 2012  aprile 14 Sabato calendario

APPUNTI PER GAZZETTA. TUTTI ASSOLTI IN APPELLO GLI IMPUTATI PER LA STRAGE DI BRESCIA (STRAGE DI PIAZZA DELLA LOGGIA)


REPUBBLICA.IT
A 38 anni di distanza, la strage di piazza della Loggia rimane impunita. Nemmeno la Corte d’assise d’appello di Brescia ha individuato chi fece esplodere la bomba nascosta in un cestino dei rifiuti nel ’salotto’ della città, provocando la morte di otto persone, durante una manifestazione contro il terrorismo neofascista. I giudici hanno assolto i quattro imputati nel quarto processo per l’esplosione avvenuta nel 1974. In primo grado, il 16 novembre 2010, erano stati assolti con formula dubitativa. L’accusa aveva chiesto la condanna all’ergastolo per il medico veneziano, ex ispettore di Ordine nuovo per il Triveneto, Carlo Maria Maggi; per l’ex ordinovista Delfo Zorzi; per l’ex fonte dei servizi segreti Maurizio Tramonte e per il generale dei carabinieri Francesco Delfino, all’epoca dei fatti capitano comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri di Brescia.
Otto morti e 108 feriti. La bomba, collocata in un cestino dei rifiuti in piazza della Loggia, da sempre cuore della vita della ricca cittadina lombarda, esplose alle 10.12 del mattino nel mezzo di una pacifica manifestazione antifascista, organizzata per esprimere rifiuto e condanna della violenza eversiva dopo una sequela di episodi violenti di marca neofascista che da settimane turbavano la sicurezza della cittadinanza e della democrazia. L’ordigno uccise otto persone e ne ferì 108. Ecco i nomi delle vittime: Giulietta Banzi Bazoli, 34 anni, insegnante; Livia Bottardi Milani, 32, insegnante; Euplo Natali, 69, pensionato; Luigi Pinto, 25, insegnante; Bartolomeo
Talenti, 56, operaio; Alberto Trebeschi, 37, insegnante; Clementina Calzari Trebeschi, 31, insegnante, e Vittorio Zambarda, 60, operaio.
Parti civili condannate a spese. Nei confronti del quinto imputato nel processo di primo grado, Pino Rauti, anch’egli assolto, non era stato presentato ricorso da parte della Procura, ma solo da due parti civili. Uno dei ricorsi è stato dichiarato inammissibile, con la conseguente disposizione del pagamento delle spese processuali a carico delle parti civili. Prima di leggere la sentenza, il presidente della Corte d’assise d’appello, Enzo Platè, ha ringraziato i giudici popolari per l’impegno e lo scrupolo profusi durante la durata del processo. "Ero pacifico. Me l’aspettavo perché sono assolutamente innocente". ha commentato invece Carlo Maria Maggi, che ha atteso l’esito del processo nella sua casa veneziana all’isola della Giudecca. "Ho atteso l’esito con fiducia, ma anche con un po’ di paura. L’unica certezza è che io non c’entro niente con quella strage". Sulla vicenda interviene il deputato pd Walter Veltroni: "Sarebbe bello se i partiti democratici, tutti insieme, pagassero le spese processuali il cui onere nella sentenza è caduto sulle spalle dei familiari delle vittime della strage. Sarebbe un segnale di partecipazione verso le persone che più di ogni altro hanno sofferto e si sono battute per la ricerca della verità".
L’accusa: "Abbiamo fatto tutto il possibile". Si sono detti "sereni perché è stato fatto tutto il possibile" il procuratore Roberto Di Martino e il pm Francesco Piantoni, titolari dell’inchiesta sulla strage. "Ormai è una vicenda che va affidata alla storia, ancor più che alla giustizia", ha commentato il procuratore Di Martino. La Procura attenderà il deposito delle motivazioni per decidere se ricorrere in Cassazione.
I parenti delle vittime. La lettura della sentenza ha raggelato i parenti delle vittime. Il presidente dell’Associazione familiari delle vittime, Manlio Milani, non ha nascosto l’amarezza sia per l’esito del processo sia per la condanna delle parti civili al pagamento delle spese processuali. "Una beffa, è ridicolo, permettetemi di dirlo, che in questi processi che sono contro anche due uomini che rappresentavano lo Stato, si debbano anche pagare le spese processuali", ha detto. Il riferimento è al generale Delfino e al parlamentare Rauti. Delfino, allora capitano a Brescia, si occupò dell’inchiesta e - spiega Milani - "l’esito di oggi è anche il risultato di come sono state condotte le prime indagini. Queste persone non si sono mai fatte vedere in un’aula in in tre anni di processo. Dovevano avere il rispetto per il ruolo istituzionale che hanno ricoperto e per le vittime di questa strage". "Ora vedremo cosa succederà - ha concluso - Fra le prospettive vedo la Cassazione, perché credo sia un dovere civile arrivare sino in fondo anche se dobbiamo pagare le spese".
(14 aprile 2012)

CORRIERE.IT
Assolti. Francesco Delfino, Carlo Maria Maggi, Delfo Zorzi e Maurizio Tramonte non sono colpevoli per la strage di piazza della Loggia, che il 28 maggio di 38 anni fa fece otto morti e oltre cento feriti. Così hanno deciso i giudici della Corte d’assise d’appello dopo 5 giorni di camera di consiglio in un albergo cittadino. Hanno confermato la sentenza del processo di Primo grado che si era concluso il 16 novembre 2010 con l’assoluzione dei cinque imputati (oltre ai quattro citati anche Pino Rauti). Per Delfino, Maggi, Zorzi e Tramonte i pm Roberto Di Martino e Francesco Piantoni avevano chiesto l’ergastolo.
Parti civili condannate alle spese processuali. I giudici hanno dichiarato inammissibile il ricorso in appello proposto dalle parti civili Camera del Lavoro di Brescia e di Elvezio Natali, un famigliare di una delle vittime della strage nei confronti di Pino Rauti, e ha posto il pagamento delle spese processuali a carico delle parti civili appellanti, come previsto dalla legge.
I famigliari delle vittime e Brescia sono destinate a non avere ancora, nemmeno dopo il quarto processo d’appello, quella Strage, tutti assolti in appello Strage, tutti assolti in appello Strage, tutti assolti in appello Strage, tutti assolti in appello Strage, tutti assolti in appello Strage, tutti assolti in appello «pace» invocata dal pg Roberto di Martino al termine della sua requisitoria in aula martedì 10 aprile: «ridatela alla città», aveva chiesto alla corte, certo che gli elementi portati dall’accusa nel processo d’appello portassero a una sentenza di colpevolezza. Per questo aveva chiesto quattro condanne all’ergastolo per i quattro imputati legati all’estrema destra eversiva di quegli anni: Carlo Maria Maggi, medico mestrino (il «dottore»), leader di Ordine nuovo che avrebbe ideato gli attentati; Delfo Zorzi, l’ordinovista che avrebbe procurato l’ordigno esploso nel cestino; Maurizio Tramonte (alias «fonte Tritone»), informatore dei servizi segreti che avrebbe partecipato alle riunioni preparatorie; e Francesco Delfino, ex generale dei carabinieri che non avrebbe fatto nulla per evitare la strage. Erano stati assolti, in primo grado, insieme a Pino Rauti, fondatore del centro studi di Ordine Nuovo. E tornati in aula il 14 febbraio scorso. Una sentenza confermata alle 11.11 di oggi, sabato 14 aprile.
Hanno vinto gli avvocati delle difese, che denunciavano la totale assenza di prove a carico dei loro assistiti, in un procedimento che conta un milione di pagine agli atti e quarant’anni di storia alle spalle. Elementi più forti degli altri le parti ne hanno forniti eccome: cavalcati o distrutti. Il racconto del pentito Carlo Digilio, ex agente della Cia, l’intercettazione ambientale tra Roberto Raho e Pietro Battiston (che dimostrerebbe il timore di essere collegati ai «mestrini» che maneggiavano le bombe e nascondevano gelignite alla trattoria Scalinetto di Venezia). Ma pure le veline di Tramonte al Sid, testimoni del ruolo di Maggi e Zorzi. E poi ci sono stati loro, i primi periti chiamati a identificare l’esplosivo, risentiti in secondo grado. Non fu tritolo, hanno sostenuto a differenza del collegio di primo grado.
Dopo 38 anni, nessun colpevole.

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CORRIERE.IT - DICHIARAZIONE DI ZORZI