Fabio Pavesi, Il Sole 24 Ore 14/4/2012, 14 aprile 2012
BANCHE GIÀ SVANITO L’EFFETTO DI INIZIO ANNO
Tutto svanito, tutto andato in fumo. Con la caduta profonda di ieri – l’ennesima nel corso dell’ultimo mese – le banche italiane si sono di fatte rimangiate per intero il rally avviato a inizio 2012. Quel riscatto, dopo un pesantissimo 2011, che aveva visto recuperi delle quotazioni nell’ordine del 20-30%.
Rally di inizio anno svanito
Ora è come se le lancette dell’orologio fossero tornate indietro di tre mesi. Basti vedere cosa è accaduto a Intesa Sanpaolo, che al prezzo fatto segnare ieri di 1,16 euro (-4,8%) è ormai vicina ai minimi di 1,1 euro del 9 gennaio scorso. Ma anche UniCredit che ieri ha perso il 6% a quota 3,03 si ritrova vicina ai valori del 18 gennaio. L’umore del mercato non distingue tra grandi e piccoli. Mps che ha lasciato sul campo ieri il 5,29% è tornata ai livelli di metà gennaio, mentre il Banco Popolare scesa ieri del 7,1% si ritrova con una perdita nell’ultimo mese del 28%.
La giornata chiusa ieri è stata davvero campale per tutti. Con Ubi banca che ha lasciato sul terreno il 6,6% (e il 28% a un mese) e la Popolare di Milano a perdere ben l’8,1% e l’intero listino bancario di Piazza Affari in calo del 5,5%. Non che in Europa sia poi andata meglio. I cali sono stati generalizzati con le banche francesi a perdere cifre intorno al 5% e il Santander e il Bbva in calo entrambe del 3%. E di fatto un po’ in tutta Europa (Francoforte esclusa) i forti ribassi avviati nelle ultime settimane hanno ottenuto l’effetto di sgonfiare del tutto il tentativo di rialzo successivo alle manovre Bce sulla liquidità.
Le banche spagnole in media hanno perso da metà marzo un quinto del loro valore; le francesi in media il 25% e le italiane vedono un calo analogo, dato che l’indice Ftse All share banks segna un -25% a un mese e un -13% da inizio anno.
A segnare ancora una volta il divario tra Nord e Sud Europa la relativa tenuta delle banche tedesche. L’indice bancario di Francoforte segnava ieri perdite a un mese dell’11% e un guadagno del 17% da inizio del 2012. Ma se il crollo generalizzato di ieri delle banche europee ha molto a che fare con lo spettro del rallentamento cinese, per gli istituti della periferia cioè Spagna e Italia restano perplessità profonde che ormai da più di un mese hanno indotto ad allontanarsi dalle banche dei due paesi. Con argomentazioni più ragionevoli e altre più pretestuose.
Il peso della recessione
È vero che sulle banche italiane e spagnole peserà nel 2012 l’impatto della recessione, più pronunciata che nel resto dell’eurozona. E recessione vuol dire meno margini per le banche e perdite sul fronte delle sofferenze che continueranno a mordere sia in Spagna che in Italia. I bilanci hanno mostrato che in molti casi il peso dei crediti lordi deteriorati vale fino al 10% se non di più del totale del portafoglio prestiti. È questo il vero punto dolente del settore bancario. Quanto ai titoli di Stato in pancia per oltre 200 miliardi sia alle banche italiane che a quelle iberiche, il mercato è tornato a suonare la sirena d’allarme. Ma la situazione di oggi è per ora lontana dal panico di fine 2011, quando i titoli incorporavano perdite potenziali per almeno il 10%-20% del loro valore. In realtà lo spettro sui titoli non è che il ritorno della paura sulla tenuta dei due paesi. E le banche sono le prime a pagare questi timori.