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 2012  aprile 13 Venerdì calendario

NON CI SONO PIÙ I BRANDY DI UNA VOLTA

Gli intenditori se ne faranno serenamente una ragione, l’immaginario popolare un po’ meno. E, con esso, almeno trenta dipendenti. La Stock lascia l’Italia, produzione trasferita in blocco a Praga. Il fondo americano Oaktree Capital Management, che dal 2007 controlla la società triestina, reputa lo stabilimento (quello storico è da tempo un ambulatorio medico) “non sostenibile a livello economico rispetto agli altri siti produttivi”. Finisce così la storia cominciata nel 1884 dal diciottenne Lionello Stock, che con Carlo Camis varò una piccola distilleria per far concorrenza ai francesi. Brandy, versione meno nobile di Cognac e Armagnac. Il distillato di vino (non necessariamente d’uva) più antico.
IL NOME deriva da Brandywine, “vino bruciato”, o dal tedesco “brant” (tizzone). Qualcosa che fiammeggia e vibra. Se c’è un merito reale nella parabola dello Stock 84, non è qualitativo: nessun appassionato, se non sotto coercizione efferata, lo sceglierebbe come superalcolico preferito. L’azienda è stata casomai pioniera nel marketing. Il Carosello Rai di primi anni Sessanta, anzitutto. Gli sketch vedevano protagonisti Raimondo Vianello e Sandra Mondaini: una volta erano naufraghi nella tempesta, un’altra indiani, un’altra ancora comparse rinascimentali. Litigavano già allora, come in Casa Vianello (ma senza Tata, per fortuna). L’ossatura era la stessa: prima parte comica, poi – repentinamente – cambio di scenografia. E ritorno al presente. In un bar. Gli amici li invitavano a bere per festeggiare (non si è mai capito cosa). La Mondaini, per una forma di maschilismo latente, solitamente non replicava. A rispondere era l’uomo, era Vianello: “Proposta accettata. Brindiamo con Stock 84”. Qui partiva lo slogan: “Bevetelo adagio, senza fretta. Stock non ama la fretta. È abituato ad attendere, ha atteso per anni. (..) Questo è il segreto dell’aroma secco e vigoroso di Stock 84, della delicata raffinetta di Royalstock. Stock, la giusta età della qualità”. Le sceneggiature erano un po’ deboli, ma in confronto a qualsiasi spot Mediolanum con Ennio Doris sembrano concepite da Age e Scarpelli. Un altro testimonial era Macario, nei panni del Signor Veneranda. Prima tempestava un malcapitato con domande assurde, poi veniva mandato “al diavolo”. Macario, con occhiali da Macario, chiosava: “Per fortuna io faccio presto a consolarmi. Bevo un bicchierino di brandy Stock e tutto il mondo mi ridiventa amico. Fate anche voi come me”. Tutti a bere Stock 84, dunque. L’Italia unita da un brandy deludente, per quanto versione raffinata dell’iniziale e famigerato “Cognac Stock Medicinal”, ma oggettivamente popolare.
A MISURA di tutti, come altri miti ebbri dell’epoca: Biancosarti, Aurum, Oro Pilla. Negli anni Sessanta lo Stock 84 era il liquore che univa le famiglie, rappresentati da Lina Volonghi e Umberto Melnati, che si riappacificavano di fronte a un buon bicchiere “di chi se ne intende” (e qui partiva il coro: “Tutti vogliono Stock/ Tutti bevono Stock!”). Già a inizio Novanta era cambiato tutto. Lo spot, a colori, appariva scialbo: una vigna, un grappolo d’uva. E una voce asettica fuoricampo: “Nasce dal vento, dalla pioggia, dall’amore dell’uomo. E per sei lunghi anni riposa Stock. (..) Distillato della natura”. Sei anni non sono per nulla “lunghissimi”: una miseria, per un brandy. Ma rientrava anche questo nel rito Stock: economico, accessibile. E nazionalpopolare. Come il calcio, a cui è sempre stato legato. Già negli anni Trenta la Stock realizzava dei tabelloni specifici per i bar, dove si segnalavano le partite della domenica.
NEGLI STADI, a bordo campo, risaltavano i tabellini con le scritte gialle e blu. Per quarant’anni, in radio, lo Stock è stato sponsor di Tutto il calcio minuto per minuto. Lo slogan, immutabile, non lasciava spazio a speranze: “Se la squadra del vostro cuore ha vinto, brindate con Stock 84; se ha perso, consolatevi con Stock 84”. Da ciò si evincevano tre cose. Che gli sportivi, per i pubblicitari, non hanno mai capito granché di alcolici (tenendo poi conto che l’alternativa era il temibilissimo Caffè Borghetti). Che comunque fosse andata, avresti dovuto ingurgitare solo e soltanto Stock 84 (per stroncare la gioia sul nascere o implementare la delusione). Terzo: che lo Stock 84, con tutti i suoi limiti, sarebbe stato rimpianto. Meglio lui dei contemporanei “l’arbitro manda tutti sotto la doccia”. Da Vianello a Caressa, dal brandy al tè caldo. Caroselli tristi per tempi astemi.