ANDREA TORNIELLI, La Stampa 13/4/2012, 13 aprile 2012
E Ratzinger disse: “Un Papa straniero? Sono contrario” - Non sarei favorevole a un Papa non italiano…»
E Ratzinger disse: “Un Papa straniero? Sono contrario” - Non sarei favorevole a un Papa non italiano…». L’intervista è stata ripresa nel giugno 1978, poco prima della morte di Paolo VI e del conclave che, il 26 agosto, avrebbe eletto Giovanni Paolo I. A rispondere è un cinquantunenne cardinale tedesco, da un anno arrivato alla guida della diocesi di Monaco di Baviera, Joseph Ratzinger. Il video è stato recuperato da Tg2 Dossier, e sarà messo in onda domani sera, alle 23.30 su Raidue, nel corso di una puntata dedicata al Papa e al suo ottantacinquesimo compleanno, curata da Enzo Romeo e intitolata «Benedetto si racconta». L’intervistatore aveva chiesto all’allora cardinale Ratzinger: «Guardando al futuro, lei pensa che potrà essere eletto un pontefice non italiano?». L’intervistato non esclude questa possibilità, che si sarebbe peraltro verificata di lì a qualche mese, dopo l’enigmatica morte di Papa Luciani, ma mostra di preferire l’ipotesi italiana: «Diciamo che in linea di massima – afferma – potrebbe accadere. In passato è già avvenuto. Personalmente non sarei molto a favore, per due motivi. In primo luogo occorre ricordare che il Papa è il vescovo di Roma. Egli non riveste soltanto una carica al di sopra di altre cariche, ma è il vescovo di una chiesa locale, in questo caso quella di Roma. Nella sua veste di vescovo di Roma, è contemporaneamente responsabile per la Chiesa nel mondo. A mio avviso è necessario ribadire questa impronta locale della carica papale». Nel 1978, per Ratzinger, la scelta era conseguenza di questa «impronta locale»: il Papa «dovrebbe provenire dal contesto in cui si colloca questa Chiesa locale, dunque dovrebbe essere un italiano». Un’indicazione allora motivata anche dal carattere poco profilato dell’Italia sullo scenario geopolitico mondiale: «Credo anche che attualmente, considerando i sentimenti nazionalistici che continuano ad esistere nell’umanità e tra i cristiani, la cosa più neutrale sarebbe di rimanere nella tradizione dei secoli scorsi e dunque di scegliere un Papa proveniente da questo Paese, affinché, rispettando le tradizioni, non conferisca alla sua carica un tratto politico o nazionalistico». Va ricordato che queste affermazioni di Ratzinger sono pronunciate alla vigilia di un conclave dal quale sarà effettivamente eletto un italiano. Ma Albino Luciani muore all’improvviso, dopo appena 33 giorni. Nelle settimane successive, lo stesso cardinale di Monaco di Baviera che si era espresso in favore del candidato italiano, sarà tra gli elettori del primo vescovo di Roma proveniente da una nazione d’Oltrecortina, la Polonia. La nazionalità polacca, in effetti, sarà determinante per il pontificato di Giovanni Paolo II: l’esperienza vissuta sotto il regime comunista diventerà chiave di lettura per le situazioni del cattolicesimo in altri continenti. Dopo Wojtyla, inaspettatamente per molti osservatori, sarebbe toccato proprio a quel cardinale bavarese, ormai avanti con l’età, raccogliere l’eredità del pontificato, proseguendo la serie dei successori di Pietro non italiani. Che valore possono avere oggi le parole di Ratzinger ritrovate da Tg2 Dossier? Le considerazioni sulla nazionalità risultano datate e superate, dopo l’internazionalizzazione della Curia e 34 anni di guida della Chiesa affidata a Pontefici non italian. Molto attuale, invece, è la sottolineatura sull’«impronta locale» del papato: ricordare l’irrinunciabile legame con la città e la diocesi romana, e dunque il fatto che il Pontefice è tale perché vescovo di Roma, non viceversa, fa comprendere come il Papa non possa essere assimilato al presidente di una multinazionale o a un monarca assoluto che dispone di un miliardo di sudditi. E in tempi «glocal», quando globalizzazione e localismo si coniugano, anche un Papa proveniente dagli Stati Uniti, dal Brasile, dalle Filippine o dal Congo può essere veramente, e a pieno titolo, «romano». Lo stesso Ratzinger, prendendo possesso della cattedra del Laterano, il 7 maggio 2005 aveva detto: «Cari romani, adesso sono il vostro vescovo. Grazie per la vostra pazienza con me! In quanto cattolici, in qualche modo, tutti siamo anche romani…».