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 2012  aprile 16 Lunedì calendario

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 16 APRILE 2012

«Quando negli scacchi a un giocatore resta pochissimo tempo per fare la sua mossa, si dice Zeitnot. Anche la politica italiana è finita in Zeitnot» (Enrico Rossi, governatore della Toscana). [1] «Per dare un concreto segnale di rinnovamento e una risposta agli scandali», a Pasquetta Angelino Alfano (Pdl), Pierluigi Bersani (Pd) e Pier Ferdinando Casini (Udc) si sono accordati per approvare almeno in un ramo del parlamento, prima del voto per le amministrative (6 maggio), le nuove norme sul finanziamento dei partiti. [2] L’ex ministro Franco Frattini: «Il rischio è che si arrivi a livelli di affluenza al voto da terzo mondo». [3]

Dopo lo scandalo Lusi (Margherita) e quello della famiglia Bossi (Lega), la questione dei bilanci dei partiti non è più trascurabile. [4] L’ABC si è perciò deciso all’azione, ma due fatti «pesano come macigni». Angelo Panebianco: «Il primo è che il finanziamento pubblico che vogliono mantenere, sia pure riformandolo, ha un non emendabile vizio d’origine, è figlio di un grave vulnus alle regole democratiche. È stato messo in piedi aggirando, e annullando di fatto, i risultati di un referendum popolare che imponeva la fine del finanziamento pubblico». Secondo macigno: per il grosso dei cittadini-contribuenti, l’idea di finanziamento pubblico è adesso addirittura meno accettabile che nel ’93 (quando ci fu il referendum). [5]

Il gruppo specializzato nella lotta alla corruzione del Consiglio d’Europa ha dedicato uno speciale Rapporto al sistema dei partiti italiani. Francesco Grignetti: «Tra il ’94 e il 2008, nel giro di quattordici anni, i partiti politici hanno speso in totale 570 milioni di euro, ma i rimborsi ricevuti per le campagne elettorali sono stati 2,25 miliardi. Alcuni partiti hanno ricevuto fino al 400% in più rispetto alle spese documentate. “Una discrepanza - scrive l’organismo di Strasburgo - dovuta al fatto che in Italia l’erogazione dei fondi è legata al numero di voti ottenuti e non alle spese sostenute”. Una discrepanza. Già, ma chi glielo spiega che nel 1993 gli italiani avevano votato in massa l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, rientrato dalla finestra l’anno dopo appunto con l’ipocrita dicitura di “rimborso elettorale” e che quindi i partiti hanno continuato come nulla fosse?». [6]

I rimborsi della XVI legislatura ammonteranno a 503 milioni: nel 1994, l’anno successivo al referendum che aveva decretato lo stop ai finanziamenti pubblici ai partiti, erano 47. Mariolina Sesto: «Ma come hanno fatto i contributi pubblici a moltiplicarsi in misura così eclatante? È stato il Parlamento stesso ad autorizzare gli aumenti. Se, infatti, nel ’93 il monte contributi veniva calcolato moltiplicando 1.600 lire per il numero degli abitanti della Repubblica, la legge del ’99 ha più che raddoppiato la misura del contributo portandolo a 4mila lire, poi aumentato ancora a 5 euro». [7] Per camuffare il finanziamento pubblico sotto veste di “rimborsi”, non si è mai scritto quale deve essere la finalità dei fondi che lo Stato dà alla politica: «La Lega può anche pagarci le spese mediche o la scuola di Renzo. Nella legge nulla lo vieta». [1]

ABC hanno firmato un disegno di legge che prevede bilanci su Internet, donazioni pubbliche sopra i 5mila euro, revisione dei conti da parte di società esterne, nascita della Commissione di controllo formata dai presidenti di Corte dei Conti, Consiglio di Stato e Cassazione. [8] Silvio Buzzanca: «Viene da pensare che lo strumento più adatto per vincere questa guerra contro il tempo sia il decreto legge. Ma non è così, perché significherebbe dare il pallino a Palazzo Chigi e ai tecnici. E questo è quello che le segreterie dei partiti non vogliono proprio: guai ad abbinare l’mmagine di Monti al taglio dei soldi ai partiti». [1] Frattini: «Il decreto comporterebbe una proposta avanzata da un governo non politico su una materia squisitamente politica». [3]

«Solo in apparenza il mezzo più rapido per intervenire sarebbe il decreto». Frattini: «Se si provvede in commissione in sede legislativa, la norma chiude l’iter nell’arco di 15-20 giorni, entro aprile una delle due camere licenzierebbe il testo». [3] La via legislativa non è però priva di ostacoli. Carmelo Lopapa: «In commissione Affari costituzionali - dove il provvedimento dovrebbe essere incardinato - basteranno le firme di nove deputati per far saltare tutto. E sulla carta se ne conterebbero già sette: quelle di Idv e Lega. Si aggiunge il radicale Maurizio Turco: “Pronto a impedire che si proceda, questo provvedimento è un alibi”». [9]

Le norme che la maggioranza vuole approvare non toccano l’entità dei rimborsi elettorali, di cui si discuterà verso metà maggio insieme con lo statuto dei partiti. Ugo Magri: «Col risultato che per Di Pietro è facile imbracciare il fucile e sparare a zero contro l’“accordicchio melmoso”». [10] Lopapa: «Come se non bastasse, i presidenti di Corte dei Conti, Consiglio di Stato e Cassazione che dovrebbero costituire la “Commissione di controllo per la trasparenza” avrebbero lanciato segnali di scarso gradimento per la responsabilità loro riversata sul controllo dei bilanci. Nella formulazione finale si parla dunque di coordinamento e non di presidenza della commissione». [9]

A meno che il disegno di legge non lo chieda esplicitamente, la tranche di rimborsi prevista per luglio non sarà bloccata, spiega chi ha il compito di erogarla. Annalisa Cuzzocrea: «Nel ddl c’è scritto solo che quei soldi saranno congelati finché non ci sarà il vaglio della nuova commissione di controllo sui bilanci 2011. Peccato però che la tranche viene erogata sulla base dei bilanci 2010. “Noi a giorni riceveremo il rapporto dei revisori sui quei rendiconti, i partiti faranno le correzioni che devono, e in base a quello pagheremo i rimborsi”. Che sono di 180 milioni, di cui 166 per i partiti maggiori». [8] Frattini: «Elargirla come se niente fosse accaduto non è più possibile, la gente arriverebbe coi forconi». [3]

«Le vicende di Lusi e della Lega hanno dimostrato che al netto della spese elettorali c’è un residuo sproporzionato delle risorse disponibili per i partiti» (Pierluigi Castagnetti, ex segretario del Ppi). [11] Limitandosi alle elezioni del 2008, per ogni euro speso i partiti ne incasseranno in media quattro e mezzo: spesa di 68 milioni, il Pdl ne incasserà, da qui al 2013, 206; spesa di 18 milioni, il Pd ne incasserà 180. Cuzzocrea & Buzzanca: «Francesco Belsito, per la Lega Nord, aveva a disposizione 41milioni e 384mila euro per le politiche del 2008, avendo speso solo (questo ha potuto verificare la Corte) 3milioni 476mila euro. L’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro ha diritto a 21milioni 658mila euro avendone spesi 4milioni 451mila. L’Udc prende in cinque anni 25milioni 895mila euro. Ne ha spesi - è il partito per cui c’è meno differenza - 20milioni 864mila». [12]

I partiti britannici vanno avanti con 12 milioni di euro l’anno. Paolo Bracalini: «Il finanziamento pubblico è riservato soltanto ai partiti di opposizione. Una sorta di “compensazione” dei vant­aggi – non solo economici – che il partito di maggioranza ricava dall’essere al governo». La campagna elettorale di Nicolas Sarkozy alle presidenziali del 2007 (la più importante tornata elettorale in Francia) è costata alle casse pubbliche francesi, in rimborsi, 10.783.200 euro. Negli Usa lo Stato finanzia solo le elezioni presidenziali (con i soldi delle donazioni volontarie dei contribuenti nelle dichiarazioni dei redditi): «Le più importanti elezioni della prima potenza mondiale sono costate, nel 2008, 135 milioni di dollari, pari a 100 milioni di euro. Cioè quanto una sola rata annuale del rimborso per i partiti eletti alle Camere italiane». [13]