Andrea Malaguti, La Stampa 13/4/2012, 13 aprile 2012
VI SVELO TUTTI I MISTERI NELLE BORSE DELLE DONNE
Tabù. Ognuno ha i suoi. Quello di Hans Peter Feldmann, artista concettuale tedesco nato a Düsseldorf nel 1941, grandioso senso dell’umorismo, era la borsa della madre. Un tempio inviolabile. Un territorio straniero con check point all’ingresso: da qui non si passa. Come se ci tenesse dentro il segreto della sua vita. O magari della sua femminilità. Un posto troppo intimo persino per far passare il figlio.
Feldmann un po’ ci è diventato matto, poi ha deciso di dedicarci una parte della sua prima mostra londinese. «Io e lo scrigno proibito». Non quello di sua madre. Di tutte le donne. La vera differenza tra noi e loro, gli pare. «Inaccessibile. Un pianeta ostile. Quello era per me la borsa di mia madre». Una specie di trauma infantile.
Così, alla Serpentine Gallery, nel cuore di Hyde Park, dove espone fino al 5 giugno il meglio del suo articolato ultraquarantennale lavoro, ha dedicato una stanza all’oggetto della sua ossessione. Lo ha aperto. E svuotato. «Ho chiesto a sei donne, sei conoscenti, di farlo per me». E per il sacrificio ha ricompensato ognuna di loro con 500 euro.
Sulla vetrine ha scritto il loro nome, la loro età e la città di provenienza - tipo: Stephanie, 43 anni, Parigi - ma non il cognome, perché aveva paura di darle in pasto al mondo come se fossero nude. Del resto anche Julia Peyton Jones, curatrice della mostra, sostiene che le borse sono un posto del tutto privato. «Non sono affascinanti proprio per questo?». Solo se sugli oggetti si è capaci di costruire una storia.
Chi è, per esempio, Oriane, 27 anni, Berlino? Nel contenitore di pelle nera c’erano un cellulare, delle scarpe senza tacco, marroni, una piccola chiave da cassetta delle lettere, molti scontrini, dei trucchi, circa cinquanta euro, un fermacapelli, delle pillole per il mal di testa e una foto con una parte tagliata. Una donna piegata come se stesse ballando un tango.
«Passione e tradimenti in una vita che deve ancora decollare», giura uno spettatore, mentre Feldmann racconta che a un certo punto il tabù l’ha infranto. E che in quell’intimità di casa ci ha guardato dentro.
Non dice che cosa trovò, dice solo che in quel momento sentì di non avere più bisogno di altro. Di essere l’unico abitante del suo reame personale. Più sovrano del Papa, più solo di un guardiano del faro. A b b a n d o n a t o eppure importantissimo, amato e imprescindibile, come se fosse un oggetto della borsa di sua madre. E quindi, in definitiva, lei.
"L’IDEA"
"«A sei amiche ho dato 500 euro ciascuna per poter fare le foto»"