Giuseppe Salvaggiulo, la Stampa 13/4/2012, 13 aprile 2012
“COZZE, ESCORT, SOLDI, SCOMMESSE AFFONDIAMO, MA SIAMO MODERNI”
Dal «sistema Tarantini» al «protocollo Masiello», dalle cozze del sindaco alla gestione sanitaria del governatore, entrambe pelose pare. Di questi tempi, curiosando in Puglia si ha la sensazione di annaspare in una sentina. «La questione morale bussa alla nostra porta. Siamo immersi in un sistema gelatinoso. È la modernità pugliese nel bene e nel male», sospirava qualche giorno fa Nichi Vendola, prima di risalire sulla giostra giudiziaria.
«La primavera non è mai esistita. La Puglia sprofonda. E’ nel suo codice genetico, lo dicono anche i geologi», spiega scrutando il lungomare fascista di Bari l’autore e regista di Checco Zalone, Gennaro Nunziante, a cui il sindaco Emiliano ha appena chiesto (invano) di fare l’assessore alla cultura. La cronaca degli scandali giudiziari (escort appalti nomine scommesse cocaina) pare la sceneggiatura di un loro film. Ora stanno scrivendo un musical dopo aver battuto i record di incassi (57 milioni di euro) con i primi due. «Checco è la maschera del peggiore, che mostra il peggio di tutti noi».
La dolce vita Alla fine degli Anni 80, Nunziante aprì a Bari «La dolce vita», teatro di cabaret dove passavano Albanese, Gnocchi, Luttazzi. In una città refrattaria a critica e satira, le caricature dei vetusti capataz del pentapartito, da Lattanzio a Formica, erano dirompenti. Poi passò alla tv commerciale, firmando programmi cult, che irridevano la modernità pugliese. «Filomena cozza depurata» faceva il verso alle telenovele sudamericane, il quiz «TeleDurazzo» spiegava agli albanesi come si vive da queste parti. «L’epopea del Petruzzelli era un segnale di cambiamento. Nelle strade si abbandonava il dialetto, lingua dura, e ci si metteva in bocca un gergo d’accatto, da paese che diventa città, da colonizzati, da vorrei ma non posso. Le signore ineleganti si atteggiavano sussurrando “molto fineeee”. Ma il sottofondo rimaneva quello di sempre: Bari non ha memoria, ha subìto il bombardamento del porto secondo solo a Pearl Harbor ma non c’è una targa a ricordarlo. Città senza borghesia illuminata né musei, incapace di svolgere una tradizione tanto che ha scopiazzato il teatro da Napoli. Il Dna è il furto, la frase chiave è “che sta per me?”».
Londra brucia Nel 2005, mentre Nichi Vendola sconquassava prima la sinistra e poi la destra conquistando la Puglia, i Negramaro facevano altrettanto nella musica italiana con un brano sognante, «Estate». Ora cantano «Londra brucia» e sembra un segno dei tempi. E’ come se gli avvisi di garanzia scrostino la patina di modernità liquida che ha portato il Salento sulle copertine delle riviste di viaggi di tutto il mondo e restituiscano alla luce un «substrato aggrumato», come lo definisce Guglielmo Minervini, assessore regionale ideatore del progetto «bollenti spiriti», microfinanziamenti da 20 mila euro a 15 mila giovani da 18 a 32 anni. Marchio identitario del primo mandato di Vendola: niente intermediazioni politiche, soldi direttamente ai ragazzi. Come gli ingegneri di Monopoli che hanno brevettato un aereo turistico in fibra di carbonio, che ora vendono in tutto il mondo.
Vendola cita Moody’s e don Tonino Bello, ma gli spiriti sono sbolliti. Così la vedono i ragazzi di Proforma, la Puglia: depressa. Loro, quella modernità l’avevano timbrata con le campagne politiche più cool degli ultimi vent’anni. Prima lo spot per Emiliano («Metti-a-Cassano!», imploravano i vecchietti di Bari vecchia il renitente Trapattoni, con lo slogan «Questa volta scegli tu chi mettere in campo»), poi l’esaltazione delle debolezze di Vendola («Pericoloso. Sovversivo. Estremista. Diverso»). «Ora quando parliamo nei convegni scatta la domanda: scusate, ma le cozze pelose? Quell’immagine è devastante».
Tutti a casa Nel 2009, per la non facile rielezione di Emiliano, Proforma aveva creato «Emilab», un progetto che coinvolgeva 150 ragazzi-militanti fuori dai partiti. La promessa era che dopo le elezioni i gruppi di lavoro sarebbero rimasti vivi. Non ce n’è più traccia. «All’inizio venivano a chiederci cosa fare, per continuare a impegnarsi. Poi a lamentarsi. Infine sono spariti e coltivano in privato la disillusione».
Esattamente come i comitati Vendola, altro formidabile esempio di mobilitazione dal basso. Nati a centinaia, chiusi a chiave dopo le elezioni. «C’era entusiasmo, ma Nichi ha creato un sistema chiuso, clanistico rinunciando subito alla partecipazione che è rimasta un mito», ricorda amaro Piero Manni, raffinato editore salentino. Pubblicava le poesie di Vendola e fu eletto con lui in Consiglio regionale, poi le strade si divisero. Ora ci sono le «fabbriche di Nichi», su cui Laterza ha pubblicato un pamphlet critico (e sgradito ai vendoliani) scritto dal sociologo barese Onofrio Romano. Laterza, con la storica libreria nel centro murattiano e le iniziative sul territorio (presidi del libro, cicli di incontri nelle scuole della provincia), è un assessorato alla Cultura di fatto.
Il Petruzzelli, bruciato nel 1991 e riaperto nel 2009, è già paralizzato da debiti e clientele. «Paradossalmente la cultura barese non è mai stata tanto viva come quando il teatro era chiuso», chiosa Nunziante.
Parliamo di biblioteche Eppure nascono nuove case editrici: Progedit, Il Grillo, Caratteri Mobili. E il Politecnico di Bari, che nelle classifiche rivaleggia con Torino e Milano, dà agli studenti i soldi per pubblicare una rivista tutta da leggere, «Architettura zero». Alla presentazione, la libreria è piena. Come il mercoledì sera: sessanta ragazzi agli incontri di storia medievale anziché davanti alla tv per la Champions League.
La differenza, sostiene Manni, è che «dieci anni fa i fermenti culturali si trasmettevano alla politica, ora c’è scissione». Dopo le elezioni regionali del 2000, nella casa editrice si ritrovarono Alessandro Laterza, il sociologo Franco Cassano, il giornalista Oscar Iarussi e l’economista Gianfranco Viesti. Si dissero: «Dobbiamo fare qualcosa» e fondarono Città Plurale, associazione che ha incubato il cambiamento. Ora i fondatori hanno ceduto il testimone, ma nessuno l’ha preso e l’associazione ha chiuso.
Maria Laterza, sorella di Alessandro, certifica la delusione raccontando quanto accaduto agli «Stati generali della cultura». Emiliano viene interrotto dalla platea: «Che fine hanno fatto le biblioteche di quartiere che erano nel programma?». E il sindaco: «Perché, servono ancora le biblioteche?». Immaginarsi le facce di librai, editori, bibliotecari... Due giorni dopo Laterza ha promosso il dibattito «Sindaco, parliamo di biblioteche».
Nel bene e nel male, la modernità pugliese è travolgente e sovrasta le responsabilità penali: Emiliano non è nemmeno indagato, a Vendola non si contestano tangenti. In Puglia non si pescano «trote». Dice Nunziante: «Sono prigionieri di un ego spropositato e quindi isolati. Michele non ha visione, Nichi sì ma rivolta al passato. Sono antichi, ma ancora non se ne rendono conto». Intanto Londra brucia e non è questione di cozze pelose.
"IL MITO IN CRISI «La primavera non è mai esistita. Emiliano e Vendola coltivano l’ego, sono isolati»"
"IL MONDO DELLA CULTURA Intellettuali distanti e delusi dalla politica. Ma nascono case editrice e riviste universitarie"