Dagospia 13/4/2012, 13 aprile 2012
La Casta di Carta (leggi editori) ha un nuovo portavoce domiciliato in via Solferino, Sergio Rizzo. Già, chi meglio del fustigatore della Casta (altrui) poteva essere arruolato dai Poteri fottuti per difendere sul "Corriere della Sera" - guidato dal prode Flebuccio de Bortoli -, i propri privilegi
La Casta di Carta (leggi editori) ha un nuovo portavoce domiciliato in via Solferino, Sergio Rizzo. Già, chi meglio del fustigatore della Casta (altrui) poteva essere arruolato dai Poteri fottuti per difendere sul "Corriere della Sera" - guidato dal prode Flebuccio de Bortoli -, i propri privilegi. Cioè quei contributi "indiretti" elargiti negli anni dal governo, che il Gabibbo dalla virgola accigliata nega come mai effettuati, sapendo onestamente di mentire. Sul presente e sul passato, dimenticato tra le righe. de bortolide bortoli 23 MILIONI DI EURO SOLO ALL’RCS-CORRIERE A differenza delle cifre abborracciate fornite dal contabile dell’Rcs, Sergio Rizzo, fino a quando non sono entrate in vigore le norme previste dalla manovra economica "Salva" Italia - provvedimento voluto dal premier Mario Monti -, una pioggia di milioni di euro sono usciti dalle tasche dei contribuenti per finire nei bilanci dei tre principali gruppi editoriali (privati): Rcs-Corriere della Sera (23 milioni), Espresso-Repubblica di Carlo De Benedetti (16 milioni) e "Sole 24 Ore" della Confindustria (19 milioni). Per quanto riguarda l’indennizzo della carta, spesso i denari pubblici sono stati ottenuti attraverso dati diffusionali taroccati. Certo, si tratta sempre di quisquilie per Sergio Rizzo (Corriere della Sera di venerdì). Ma come dargli torto, lavorando il nostro per un’azienda che ha un "buco" di bilancio di un miliardo di euro. IL RAG.FANTOZZI-RIZZO E I CONTI DELLA SERVA Secondo i calcoli da rag. Fantozzi-Rizzo, i sussidi indiretti al Corriere rappresentano soltanto il 4,4 per mille del fatturato dell’Rcs quotidiani. Un (s)ragionamento, il suo, che ricorda tanto quello fatto ai magistrati da Cesare Romiti per giustificare le tangenti Fiat ai tempi di Mani pulite. Già, anche allora si trattava di spiccioli rispetto ai bilanci dell’holding torinese del fu Avvocato. Dunque, si domanda il "portavoce" della Casta di Carta, dov’è lo scandalo dei contributi all’editoria? Favole, allora, quelle raccontate da chi - compresa Dagospia -, da qualche tempo (non da oggi) denuncia il malcostume dei soldi pubblici incassati dai gruppi editoriali in mano ai Poteri marci? CARLO DE BENEDETTICARLO DE BENEDETTI LA CASTA DI CARTA E L’EDITORIA SPA(ZZATURA) Una pioggia si soldi del cittadino proprio mentre la ditta Stella&Rizzo marciava lancia in resta contro tutte le Caste (altrui) e le Cricche (altrui). Tanto accecati nella loro furente crociata da non accorgersi del conflitto d’interessi in cui era precipitato l’ex presidente della federazione editori, Carlo Malinconico, passato con le stesse mansioni direttamente a palazzo Chigi (contributi all’editoria). E perfino ignari, i due Gabibbo di piombo, che la "sentina di tutti i conflitti d’interesse" (Guido Rossi) sono proprio i famigerati patti di sindacato, come quelli che (s)governano il Corrierone. Tant’è. ANCHE IL PROF. POLI ("BOCCONI") BOCCIA FLEBUCCIO Dopo anni di silenzio sui soldi pubblici incassati dagli editori, sul tema editoria spa(zzatura) lasciamo volentieri la replica (indiretta) a Flebuccio de Bortoli e alla sua fedele "spalla", Sergio Rizzo, al professor Michele Polo, ordinario di Economia politica presso l’Università Bocconi di Milano. Il docente, spesso è ospite agli incontri organizzati dal Corrierone nella sala Buzzati, ha scritto il volume "Notizie S.p.A" (Laterza, 2010), che ben analizza la "questione negata" da Rizzo-deBortoli. GLI STIPENDI DEI MANAGER ITALIANI DAL FATTO QUOTIDIANO jpegGLI STIPENDI DEI MANAGER ITALIANI DAL FATTO QUOTIDIANO jpeg Sostiene il prof. Poli: "...Il secondo gruppo di strumenti (legislativi), che delineano forme di sostegno indiretto, prevede una riduzione in alcune tariffe e/o aliquote pagate dai giornali. La voce più rilevante - aggiunge subito Poli - riguarda le tariffe postali agevolate per gli abbonamenti, che da sole assorbono il 62 % dei contributi totali di cui beneficano principalmente tre grandi gruppi editoriali (Mondadori, Il Sole e Rcs-Corriere della Sera), cui va il 29% delle compensazioni totali". UN FRANCOBOLLO DA 300 MILIONI DI EURO PER LO STATO Secondo recenti rilevamenti il costo (pubblico) di queste "compensazioni postali" per supportare la diffusione dei giornali dei Poteri marci, ha superato i 300 milioni di euro annui (fonte AGCom). Nella sua "velina", il portavoce della Casta di carta Rizzo si lamenta invece (per conto dei padroni?) dell’avvenuto aumento del 70,8% per spedire adesso una copia del Corriere. Certo, andava sicuramente meglio in passato quando, grazie al "francobollo" pagato dal contribuente, inviare il giornale all’editore costava solo 24 centesimi, contro gli attuali 41. Nella sua foga difensiva, Sergio Rizzo si scaglia pure contro il governo Monti e le Poste italiane: "Se (il servizio) fosse liberalizzato (...) il costo sarebbe inferiore". QUANDO IL MONOPOLIO DELLE POSTE PIACE AI PADRONI Una tesi, le Poste monopolistiche con le sue tariffe agevolate! (scandalose?), che è smontata (e rovesciata) dal prof. Michele Polo. A giudizio del docente della Bocconi è la stessa normativa sulle tariffe agevolate, mai contestata dagli editori o dal Corriere, a garantire invece "una rendita di posizione al servizio pubblico postale". Come a dire? A rafforzare il monopolio delle Poste italiane è proprio la normativa in favore dell’editoria, non il contrario. Del resto, oltre alle Poste (di Stato) quale altro spedizioniere potrebbe rinunciare a 300 milioni di euro d’incasso annuo per far arrivare a casa i quotidiani dei Poteri marci? carlo malinconicocarlo malinconico ALLA SAGRA DELL’IVA BRINDA SOLO L’EDITORE (4%) Ma torniamo al prof. Poli, e alle "regalie" all’editoria: "Analoghe misure indirette (oltre alle tariffe postali) si ritrovano poi per le tariffe telefoniche, ridotte del 50% e per il regime agevolato dell’IVA al 4%". Rispetto al 22% di tutti gli altri disgraziati comuni mortali. Infine, l’autore di "Editoria S.p.A", nel suo saggio affronta un altro tema che deve essere sfuggito a Sergio Rizzo: "Sempre a misure di natura indiretta, infine, si può far risalire anche il provvedimento che destina alla stampa quotidiana e periodica il 60% delle risorse derivanti dall’attività di comunicazione istituzionale delle pubbliche amministrazioni e dei misteri". LA MANNA DELLA COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE Già, nell’era del web "nativo" se la scuola elementare frequentata da vostro figlio deve restaurare il gabinetto non solo è costretta a procedere per appalto, ma è obbligata a mettere l’annuncio del bando su un qualche giornale. Il che si configura come un’ulteriore "tassa" a favore dell’editoria, a spese della comunità. Quanto alle conclusioni del prof. Michele Polo pensiamo di condividerle senza riserve (e ostilità nei confronti altrui): "...Questi trasferimenti (soldi all’editoria), comunque onerosi per il bilancio pubblico, finiscono per finanziare principalmente i gruppi editoriali maggiori nonostante a questi derivano un beneficio del tutto marginale nel proprio budget da questi sostegni". Insomma, soldi pubblici per di più buttati al vento. 2- L’ARTICOLO DI RIZZO OGGI SUL CORRIERE: LA CASTA DI CARTA Sergio Rizzo per il "Corriere della Sera" Due anni fa, in occasione dell’aumento di 20 centesimi del prezzo di vendita del Corriere, scrivemmo che sarebbe stato opportuno rinunciare del tutto ai contributi pubblici, peraltro ridotti ormai ai minimi termini. Da allora le sovvenzioni si sono ulteriormente ridotte, pressoché azzerandosi: le agevolazioni postali sono di fatto inesistenti e il sussidio per l’estero, che nel 2010 valeva per il Corriere 963 mila euro, è stato eliminato. Come tutti i giornali, nessuno escluso, abbiamo beneficiato nel 2011 solo di agevolazioni sulle tariffe telefoniche e di un credito d’imposta a valere sugli acquisti di carta. Totale: 2.839.000 euro, cifra che rappresenta il 4,4 per mille del fatturato della Rcs quotidiani (Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport), pari a 634 milioni. Niente a che vedere con i soldi destinati a giornali di partito e cooperative, che oltre ai contributi di cui sopra hanno incassato i cospicui fondi della legge 250/90: senza i quali avrebbero dovuto chiudere. Il capitolo delle tariffe agevolate postali, anche queste valide per tutti, merita un discorso a parte. Da due anni non esistono sostanzialmente più. Michele PoloMichele Polo Nel 2010 spedire una copia del Corriere costava 24 centesimi, contro i 57 della tariffa piena. Oggi il prezzo è salito a 41 centesimi, con un aumento del 70,8%. E non c’è libertà di scelta: il servizio è tuttora sostanzialmente in monopolio gestito da Poste italiane. Se fosse liberalizzato, come chiediamo da tempo, il costo sarebbe inferiore. Senza considerare la qualità. La distribuzione, limitata a sei giorni su sette, domenica esclusa, oggi è affidata il sabato in subappalto a terzi: con il risultato che i nostri giornali, se arrivano a destinazione, arrivano con fortissimo ritardo. Anche per questo l’abbonamento al giornale di carta non ha più alcuna convenienza. È ormai una specie in via di estinzione: i lettori preferiscono, com’è intuibile, l’abbonamento online o quello in edicola. La storia secondo cui anche il Corriere (come gli altri giornali indipendenti) incasserebbe una montagna di contributi pubblici, che i politici di turno continuano a raccontare ogni volta che si parla pubblicamente, magari in trasmissioni tv, dei costi eccessivi dei partiti e della politica, non sta dunque in piedi. Se ne facciano una ragione: discutiamo di cose serie, non di favole.