Varie, 13 aprile 2012
Giovedì Rosi Mauro è stata espulsa dalla Lega Nord. Motivo della cacciata: l’inaccettabile «scelta di non obbedire a un preciso ordine impartito dal presidente federale e dal consiglio federale», che le avevano intimato di dimettersi dalla vicepresidenza del Senato
Giovedì Rosi Mauro è stata espulsa dalla Lega Nord. Motivo della cacciata: l’inaccettabile «scelta di non obbedire a un preciso ordine impartito dal presidente federale e dal consiglio federale», che le avevano intimato di dimettersi dalla vicepresidenza del Senato. Roberto Maroni (neosegretario in un triumvirato con Roberto Calderoli e Manuela Del Lago) aveva posto un aut aut: «O via lei o via io». La fondatrice del Sindacato padano ha puntato i piedi fino all’ultimo: «Se mi dimettessi da vicepresidente del Senato sarebbe come ammettere la mia responsabilità, gli altri partiti mi metterebbero in croce; non ho commesso nulla di penalmente rilevante, quindi fate come volete: espelletemi pure, ma questo passo indietro che mi chiedete io non lo faccio». [1] Al momento del voto che espelleva “la badante” (come da anni la chiamano i suoi nemici interni), Umberto Bossi è uscito dal consiglio federale. Rodolfo Sala: «Ha fatto di tutto, l’Umberto, per salvarla da quell’onta, consigliandole ripetutamente il passo indietro. L’ultima volta prima della votazione: “Lo vuoi capire o no che per il bene del partito devi dimetterti? Fallo, sei ancora in tempo, ed è finita lì; poi vedremo il da farsi”». Tra i contrari al provvedimento Marco Reguzzoni, ex capogruppo alla Camera ed esponente di punta del “cerchio magico” ispirato a Manuela Marrone Bossi: «Così non facciamo altro che dare Rosi in pasto ai giornali e ai nostri avversari». [2] «Noi non siamo pm, non andiamo a guardare se tu hai commesso dei reati: la tua colpa è tutta politica» ha detto Gianni Fava alla Mauro. Sala: «Ma lei niente, prosegue dritta per la sua strada. Dice che è tutto in regola, che la famosa casa in Sardegna è sua, non è stata presa coi soldi della Lega per trasformarla in una sede del Sinpa, il sindacato padano. Anche la storia delle lauree comprate, per lei e per l’amico Pier, sarebbe falsa: “Ma quale laurea, si tratta di corsi organizzati dal Parlamento, e io ne ho usufruito”. Poi una rivendicazione orgogliosa: “Ho fatto tanto per il movimento... ”. Parole che provocano risolini sarcastici». [2] Rosa Angela Mauro è nata a San Pietro Vernotico (Brindisi) il 21 luglio 1962. Bossi: «Ero andato a vedere un’assemblea dei tranvieri e a un certo punto spunta sta’ ragazzetta che sale su un tavolo e urla mettendo tutti a tacere...». [3] Francesco Spini: «“Faceva la sindacalista in minigonna. Alle riunioni alla Falck tutti si giravano a guardarla”, raccontano i primi colleghi. A pescarla dal mucchio, a fine Anni 80 è l’allora segretario generale milanese della Uilm - i metalmeccanici del sindacato allora di osservanza Psi - Sandro Venturoli. Ai tempi lavorava come operaia in una piccola fabbrica siderurgica milanese, la Control». [4] Già con Uilm e Uiltucs (settore commercio, ufficio vertenze), dopo l’incontro con Bossi (’90) Mauro entrò nel Sindacato autonomista lombardo, allora guidato da Antonio Magri. Spini: «Fa carriera e diventa star indiscussa del sindacato - trasformato in Sin.Pa, Sindacato Padano -, attraverso cui entra nelle fabbriche e comincia a far nascere il fenomeno Falce&Carroccio, che sarà sancito dal trionfo elettorale. Nel frattempo il suo potere cresce». Infruttuoso il tentativo di sfondare col nuovo sindacato [5], nel 1993 fu eletta consigliere comunale a Milano: «Per tutti era “la pasionaria della Lega” che arrivò perfino ad occupare la sala del consiglio di Palazzo Marino, roba che neanche il Leoncavallo». [4] Quando Bossi «si prese il coccolone» (11 marzo 2004), Mauro fu tra le pochissime persone «ammesse alla sacra stanza d’ospedale» e da quel momento il rapporto col capo si fece sempre più stretto. Filippo Ceccarelli: «Indimenticabile l´espressione atterrita dinanzi al rigatone che la Polverini gli infilava in bocca». [6] Traslocata a Gemonio, quando Bossi tenne a Lugano il primo comizio post 11 marzo fu lei ad annunciarlo: «Umberto immortale, Umberto “Highlander”». [7] Nel 2005 fu eletta nel consiglio regionale lombardo. Spini: «Per tutti i suoi colleghi divenne “la badante”: non un insulto, sia chiaro, ma un segno inequivocabile di vicinanza e aiuto al capo in un momento di difficoltà». [4] Nel marzo del 2008 Bossi candidò la “badante” a un posto nel Berlusconi IV: «Ministro del lavoro». [8] Al Cavaliere non piaceva però la «grande determinazione condita forse da troppa esuberanza» (Spini). [4] Il 6 maggio di quell’anno Mauro si consolò con l’elezione a vicepresidente del Senato (vicepresidente anziano, vicario di Renato Schifani). Il Messaggero: «Per trovare un precedente di un senatore-matricola eletto alla vicepresidenza bisogna tornare ad oltre trent’anni fa: Enzo Enriquez Agnoletti (Sinistra indipendente). Ma nella notte dei malumori leghisti, in cui Roberto Calderoli è stato declassato a ministro “per la semplificazione”, Silvio Berlusconi non poteva dire di no a questa richiesta di Bossi». [9] Il 21 dicembre 2010, voto per la riforma dell’università, Mauro fu protagonista di una memorabile performance: quando il senatore Legnini le chiese di interrompere i lavori, lei inizò invece a chiamare una raffica di emendamenti. [10] Giovanna Casadio: «“Sospendi la seduta”, le gridano dai banchi dell’opposizione. “Io proseguo nelle votazioni, vergogna”, si infastidisce lei, alzando la voce. Anche i funzionari le suggeriscono la calma. Ma la vice presidente leghista vuole accelerare sulla riforma Gelmini. Propone votazioni a raffica, proclama i risultati. Non si rende conto di avere dato l’ok a quattro emendamenti di Pd e Idv. Finisce in autogol. Quando Schifani si siede sul suo scranno e riprende la presidenza dell’aula, annulla le quindici votazioni fatte». [11] «C’era un caos incredibile. In Aula volavano parole grosse, carte e anche libri...» [10], si difese Mauro, «vittima di «un maschilismo innocuo ma inesorabile, da cinepanettone, dove gli amici di partito ridacchiano e la sfottono, mentre gli avversari le fanno “buu” come fosse Balotelli». Francesco Merlo: «Si capisce che vorrebbe far partire tanti sganassoni con le sue grandi mani, mani di fatica, rosse e nodose». [12] Michele Serra: «Si rivedono le immagini della povera Rosi Mauro che bercia e gesticola (come una pescivendola, si sarebbe detto prima del politicamente corretto, e prima di conoscere pescivendole di ottime maniere) sullo scranno della presidenza del Senato. E non ci si crede». [13] Negli ultimi tempi Mauro era diventata uno degli esponenti di punta del “cerchio magico”. [14] A gennaio, durante il programma televisivo “Ultima parola”, aveva risposto al nemico Maroni, che a Varese l’aveva indirettamente attaccata lamentando l’assenza di un «vero sindacato» leghista: «Abbiamo 250mila iscritti». Le aveva risposto a muso duro Gianluca Pini: «Gli iscritti al SinPa purtroppo sono molti, ma molti di meno». [15] A fine mese i “barbari sognanti” maroniani avevano vinto la battaglia nella segreteria politica del Carroccio per sollevarla dall’incarico di commissario di Emilia e Liguria. Calderoli aveva attaccato Mauro & C.: «Per colpa vostra Maroni ha acquistato spazio e visibilità». [16] Negli ultimi giorni la “pasionaria della Lega” è finita al centro dello scandalo che ha portato alle dimissioni di Bossi da segretario. Nelle intercettazioni delle telefonate fra l’ex tesoriere Francesco Belsito e la segretaria Nadia Degrada il suo nome ricorre spesso. Piero Colaprico: «Oltre ad essere coinvolta gravemente nei flussi di denaro, riceve descrizioni da romanzo: “Lei ha un odio viscerale nei confronti delle persone, ma è sempre stata così, solo che adesso secondo me gli è andato alla testa il potere, sta perdendo il lume della ragione”. La sfottono pure sui “diecimila telefonini in borsetta”. La sua colpa? “Una puttana, sta rovinando il Capo, lo sta mettendo contro tutti”. Invece dovrebbe capire che “salta il capo, sei morta anche tu”». [17] Mauro è stata tirata in ballo anche da Daniela Cantamessa, segretaria personale del senatùr interrogata dai magistrati: «Mi risulta che anche a favore della predetta parlamentare siano state erogate somme e c’è la fattura relativa ad una visita cardiologica pagata con i soldi della Lega». E poi: «Per quanto attiene l’amante di Rosi Mauro, Belsito mi ha riferito che Pier Moscagiuro, poliziotto, attualmente suo segretario particolare, è stato da lei aiutato ad ottenere un mutuo agevolato e gli sono stati pagati soldi per conseguire un titolo di studio». [18] Quella che alcuni chiamano “la Nera” (lei dice che si confondono con un’infermiera di Bossi) ha reagito attaccando la stampa: «Mi trovo costretta a ribattere alle porcherie che i giornali si stanno inventando, per salvaguardare il bene più prezioso, il Sindacato, che ho creato con enormi sacrifici. Nego nel modo più assoluto ogni addebito. Contesto questa campagna mediatica denigratoria in ogni sua forma; ogni questione riguardante la mia persona o il Sindacato è assolutamente legale e ciò verrà dimostrato documentalmente in ogni sede». [19] Il 10 aprile, in tv da Bruno Vespa, aveva raccontato: «Bossi mi ha chiamata e mi ha detto: “È meglio se lasci, per opportunità politica” ma io, all’alba dei miei 50 anni, non voglio buttar via una vita di lavoro. Io ho deciso di andare contro tutti: prima voglio difendermi e poi deciderò il da farsi». [20] A “Porta a Porta” Mauro ha negato di aver preso soldi pubblici. «Assolutissimamente no, sono nefandezze! Io non ho preso nemmeno un euro per me stessa, tutto era per il Sinpa, il sindacato padano. Donazioni, assolutamente legali, del partito, con tanto di bonifico». I 60 mila euro per la laurea in Svizzera? «Sono sempre stata un asino. Lo sanno tutti. Mai sfiorata l’idea di diplomarmi». La guerra a Maroni? «Io non sono una potente dirigente della Lega, io sono un’esponente della Lega che prende ordini dagli altri, sono una persona diretta, non pugnalo alle spalle. Non ho mai chiesto la testa di Maroni, è Maroni che ce l’ha con me, io gli ho anche allungato la mano». [20] L’espulsione della “badante” dalla Lega ha aperto un dibattito tra le colleghe. Paola Concia: «Trovo vergognoso il modo con cui i “capetti della Lega” assetati di sangue, si sono accaniti come un branco di selvaggi nei confronti della Mauro, che pure ben conoscono, le si scagliano contro solo per ripulirsi la coscienza». Margherita Boniver: «Far dimettere Rosi Mauro evoca con intollerabili accenti maschilisti la necessità di una capra espiatoria». [21] Daniela Santanché: «Rosi Mauro non può oggi essere presentata come il capro espiatorio del clan maschile della Lega. Proprio lei, che ha sempre preso il peggio degli uomini nella gestione del potere: arroganza, incompetenza, maleducazione, basando i rapporti sulla forza dell’amicizia del Capo e non sulla convinzione delle proprie idee». [22] Note: [1] Alessia Gallione, la Repubblica 13/4; Rodolfo Sala, la Repubblica 13/4; [2] Rodolfo Sala, la Repubblica 13/4; [3] Paolo Berizzi, la Repubblica 16/4/2008; [4] Francesco Spini, La Stampa 18/4/2008; [5] Enrico Marro, Corriere della Sera 22/4/2008; [6] Filippo Ceccarelli, la Repubblica 4/4; [7] la Repubblica 7/4; [8] Paolo Berizzi, la Repubblica 27/3/2008; [9] cla. sa., Il Messaggero 7/5/2008; [10] Dino Martirano, Corriere della Sera 22/12/2010; [11] Giovanna Casadio, la Repubblica 22/12/2010; [12] Francesco Merlo, la Repubblica 22/12/2010; [13] Michele Serra, la Repubblica 10/4; [14] Alberto d’Argenio, Rodolfo Sala, la Repubblica 12/10/2011; [15] Rodolfo Sala, la Repubblica 22/1; [16] la Repubblica 1/2; [17] Piero Colaprico, la Repubblica 6/4; [18] Piero Colaprico, la Repubblica 7/4; [19] la Repubblica 7/4; [20] Alessandra Longo, la Repubblica 11/4; [21] la Repubblica 12/4; [22] Francesco Bei, la Repubblica 13/4.