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 2012  aprile 07 Sabato calendario

Valentino Rossi S.p.a – Campione o business man Valentino Rossi oggi è entrambe le cose. Ma se in pista rimane il pilota spietato che tutti ben conoscono, quando si tratta di fare affari tira fuori un animo romantico

Valentino Rossi S.p.a – Campione o business man Valentino Rossi oggi è entrambe le cose. Ma se in pista rimane il pilota spietato che tutti ben conoscono, quando si tratta di fare affari tira fuori un animo romantico. Meglio spiegare. Tra i dipendenti che lavorano direttamente per lui, e altri assunti da società che collaborano in esclusiva per il pesarese, il nove volte campione del mondo garantisce uno stipendio mensile a circa 70-80 persone. Per la scelta degli impiegati è bastato presentare un curriculum con scritta una sola parola: amico. Proprio così, a lavorare per il "Gruppo Rossi" (sono tre le società controllate al 100% da Valentino, mentre una quarta è al 50% con il papa Graziano) sono tutti suoi carissimi amici. Ma non è tutto. Il territorio dove ha investito per le attività imprenditoriali è la sua amata Tavullia. E se ci fossero ancora dubbi sulle motivazioni affettive che spingono il pilota della Ducati a firmare contratti, basta ascoltare da lui come tutto ha avuto inizio. «Quando sono tornato ad abitare in Italia, dopo il periodo londinese, mi guardavo intorno per iniziare a muovermi. Ma all’improvviso è successa una cosa che ha dato il via a tutto. Il Bar dello Sport di Tavullia, quello dove sono cresciuto, dove andavo con i miei amici quando avevo 16-17 anni, è stato preso in gestione da un tizio che ha avuto la brillante idea di farlo diventare in qualche modo il "bar di Valentino Rossi" senza dirci niente. Lo chiamava il Bar del campione o qualcosa del genere. Questo tizio, poi, non era nemmeno di Tavullia ma di Montecchio, paese con cui c’è da sempre una specie di rivalità. Richiamava nel suo locale tutti i tifosi che venivano a Tavullia per vedere il paese di Valentino. Raccontava che io andavo lì, che ero suo amico. Allora abbiamo pensato di fargliela pagare. E con i miei amici Mattia, Luca e Stefano (un gran pizzaiolo) ci è venuta l’idea di fare un altro bar, che è anche pizzeria». E il locale del tizio di Montecchio? «Ha chiuso, ovviamente!». Poi cosa è successo? «Sempre nel periodo 2007-2008 ho deciso di occuparmi del mio merchandising. Prima lo realizzava una ditta spagnola, ma erano lavori di basso livello. Io volevo dei capi di qualità migliore e che fossero anche fashion. Così mi sono messo d’accordo con una società di Cattolica per produrlo e distribuirlo. Subito dopo abbiamo deciso di aprire anche il negozio, proprio accanto alla pizzeria. C’è tanta gente che d’estate va in vacanza a Riccione e Rimini e intanto che è lì dice "andiamo a vedere com’è ’sta Tavullia". Ora sì che possono vedere un posto veramente mio». Scelte gradite anche ai suoi compaesani. Il valore della case, ad esempio, è aumentato parecchio. «Infatti a Tavullia sono molto contenti: ho creato anche l’indotto! Soprattutto nei periodi in cui ci sono il GP al Mugello o quello a Misano, qui vicino, di gente ne arriva proprio tanta. Vengono a dormire in zona anche con i camper. E il mio paese è diventato un po’ più famoso». Cosa mancava per chiudere? «La pista per allenarci. Noi siamo sempre andati alla Cava, però lì ci lavorano. Alla fine ci fanno girare ma ci aspettiamo che da un momento all’altro dicano basta. Così in società con Graziano abbiamo comprato un terreno e costruito la pista. Molto in stile americano, perché c’è il doppio ovale. Ma ci si può praticare una disciplina quasi nuova perché c’è una parte mista, la pista da cross e un fondo del terreno un po’ particolare. Si può dire che è unica al mondo!». Qui però non ci fa grossi affari. È solo per voi. «Al momento ci sono problemi legati al rumore, non potremo mai aprire al pubblico. Però avremo regole che ci permetteranno di girare un tot di ore, ogni tot giorni, con un tot di moto. Quindi, in un secondo momento, si potrebbe fare una scuola di guida dove potrebbe insegnare Graziano. O magari anche io». Sul terreno ci sono anche ulivi e vigneti. Nuovi business in arrivo? «Produrremo anche olio e vino. La prima vendemmia è venuta bene, ma dobbiamo migliorare. Però lo faremo per noi e basta. Magari ci metteremo anche degli animali. Un po’ come i miei colleglli ame- ricani. Per questo lo chiamo ranch». Graziano è ad delle sue società e socio nel ranch. Onestamente è curioso, considerato il personaggio. «Mi fa morire dal ridere dire che Graziano è amministratore delegato. E lui dice, sempre (ne imita la voce; ndr): "Amministratore va bene, è delegato che mi preoccupa!"». Che effetto le fa essere imprendito- re e avere dei dipendenti? «È bello perché sono tutti miei amici ed è un modo per stare insieme. Posso offrire un lavoro divertente a persone ca rè che, altrimenti, sarebbero dovute andare in fabbrica o a fare altre cose più noiose. E anche loro sono più motivati, conoscendomi e lavorando per me». Che capo è? «A me piacerebbe molto avere un capo come me!». Fa mai piani industriali o previsioni di bilancio? (scoppia a ridere) «Considerando come sono nate le cose, il mio obiettivo era di- vertirmi. Le parti più pesanti, come i conti e le riunioni interminabili per de- cidere le cose più noiose, naturalmente le lascio fare agli altri! Le mie strategie industriali sono molto semplici: per me è bello che una persona che va al circui- to e vuole una maglietta col numero 46 possa comprare un prodotto di buon li- vello. E che possa continuare a indossar- la anche dopo averla lavata dieci volte». È vero che le è capitato di rifiutare anche proposte economiche interessanti dando la priorità alla qualità ’piuttosto che al profitto? «Sì. Io credo di avere un discreto gusto sulle cose e mi fido molto di quel gusto. Grazie alla mia carriera ho guadagnato abbastanza soldi per cui posso fare i la- vori che più mi piacciono piuttosto che quelli per guadagnare di più». Ovviamente in queste attività ha in- vestito solo una parte dei suoi guadagni. Per il resto ha puntato sulla finanza pura o sul mattone sicuro? «Un po’ e un po’. I mattoni su cui ho investito mi servivano: casa mia, la casa per mia mamma. Non ci guadagno». Davanti al bilancio di una società ci capisce qualcosa? «Ho avuto la fortuna di trovare Claudio, che definisco il "mio numero IO". Perché a fare il commercialista è un fenomeno. Se le cose me le spiega lui, le capisco». In un momento di crisi per il Paese, lei ha dato un contributo importante all’economia della sua zona. «Certe volte però investire in Italia fa girare le scatole. Tutto è complicato. Ci sono un sacco di cavilli, beghe, che altro- ve non incontreresti. E non aiuta chi vuole investire. Ma sono attaccato a que- sti posti e ho pensato che, se sei ricco, la qualità della vita è la cosa più importan- te. Se per diventare ancora più ricco devi vivere peggio, cavolo, è una fregatura! È illogico che uno che ha avuto la fortuna di guadagnare dei bei soldi poi debba diventarne schiavo per averne di più». Durante una trattativa ha mai pensato "mi stanno fregando"? «Con gli anni ti fai un po’ di esperienza. Quindi non penso che mi abbiano fregato. Oppure non me lo ricordo!». Pensa di avere fiuto per gli affari? «La mia forza è fare ciò che mi piace. Se ci fosse l’occasione di un business sulla carta molto vantaggioso ma che non c’en- tra niente con quello che faccio io lascerei perdere». Considerando tutte le sue società, si può parlare di "Gruppo Rossi". Magari potrebbe quotarsi in Borsa. (Ride ancora) «Non credo che sia una buona idea. Queste attività mi servono casomai per costruirmi un futuro quando smetterò di correre. Oggi sono un pilota al 100%». Ma la Ducati se la comprerebbe? «Sì, ma non ho abbastanza soldi per far- lo. Però quello sarebbe proprio un buon investimento. Hanno delle moto da strada di altissimo livello. Va molto bene, a parte la MotoGP...». Lei si sta occupando anche del merchandising di altri piloti: Hayden, Marquez, Cairoli. Che clienti sono? Rompono un po’? «Non ho a che fare io direttamente con loro. Però è bello che molti piloti siano venuti a chiederci se gli potevamo produrre e gestire il materiale. Significa che facciamo buoni prodotti. Ovviamente abbiamo scelto prima quelli che ci stavano più simpatici e poi quelli che ci potevano interessare. Un fenomeno nato con il Sic». A proposito di Marco Simoncelli, la versione ufficiale è che vi eravate accordati in palestra, dove vi allenavate insieme. In realtà sembra che lei ci abbia pensato almeno 24 ore prima di accettare perché i suoi collaboratori le fecero presente che, nel caso vi foste presi a spallate in pista, c’era il rischio che il contratto saltasse all’istante. È vero? «Conoscendo bene il Sic non ho mai pensato che, siccome gli facevo le magliette, lui avrebbe avuto un occhio di riguardo per me. Lui era competitivo e lo sarebbe rimasto comunque. È difficile essere amici tra piloti. Soprattutto se si corre nella stessa categoria e si è entrambi forti. Però col Sic era speciale». Parte il Mondiale che ha bisogno di divertimento. Se fosse Ezpeleta, l’organizzatore, cosa farebbe? «Bisognerebbe studiare un regolamento che permetta alle moto di essere spettacolari, ma limitando un po’ i costi. Una via di mezzo tra le MotoGP di adesso e le Crt. Cioè un po’ più sofisticate delle Crt ma uri po’ meno delle MotoGP, per poi permettere alle Case di fare delle moto ufficiali e ai team più piccoli di essere competitivi. L’obiettivo è di avere una griglia di almeno venti moto». Inizia la sua seconda stagione con la Ducati e non sarà facile. Proviamo a cora bene, moto e squadra nuove. Quest’anno che è fìsicamente a posto e conosce i mezzi a disposizione, che tipo di recupero si aspetta? «L’inizio del campionato scorso non fu proprio negativo al 100%, come poi è stata la fine. Bisognerebbe iniziare come nel 2011, lottando per il quinto posto. Per migliorare c’è bisogno che io dia le giuste indicazioni e che il reparto corse Ducati, soprattutto il progettista Filippo Prezio- si, riescano a tradurle bene, a seguirmi e a fare una moto migliore». Chi vincerà il Mondiale? «Anche se Pedrosa non sarà tanto lontano, sarà una sfida tra Lorenzo e Stoner. Per quanto mi riguarda, scommetterei di poter chiudere tra i primi cinque». Quanto ci punterebbe? «Dipende da quanti soldi ho nelle tasche...».