Roberto Giardina, ItaliaOggi 12/4/2012, 12 aprile 2012
Ricche detrazioni fiscali tedesche – Niente regalo di Angela per Pasqua ai pendolari. Le aliquote fiscali in Italia e in Germania possono sembrare quasi uguali, grosso modo
Ricche detrazioni fiscali tedesche – Niente regalo di Angela per Pasqua ai pendolari. Le aliquote fiscali in Italia e in Germania possono sembrare quasi uguali, grosso modo. Quel che cambia per i contribuenti sono le detrazioni, a parte la diversa considerazione per le famiglie, a cominciare dallo splitting tra coniugi: se lei guadagna 100 e lui zero, si sommano i redditi e si divide per due. Si pagherà calcolando due volte le tasse su 50 e non una volta su cento, il che è più conveniente. Per la classe fiscale si tiene conto del numero dei figli, e gli assegni familiari inoltre sono molto più generosi dei nostri, pagati a tutti senza badare al reddito. Persino Michael Schumacher li pretese, ma li diede in beneficenza. Se svolgo la mia attività a casa, o mi porto dietro parte del lavoro d’ufficio, posso detrarre il costo della stanza in cui scrivo o, se sono un professore, correggo i compiti e preparo le lezioni, in base ai metri quadrati in rapporto all’affitto, o alle spese di condominio, se sono proprietario. Il Finanzamt, il fisco, di solito viene a controllare: se nella stanza trova un divano letto o i giochi dei bambini, nega la detrazione e approfitta della visita per valutare quel che trova. Sono un semplice impiegato e ho un Picasso in salotto? Devo dimostrare che l’ho avuto in eredità dalla nonna, o sono guai. Come giornalista, se compro un libro posso detrarlo dal reddito, basta indicare genericamente che si tratta di un saggio, poi se ho comprato un giallo non importa. Qui sono pragmatici: un controllo costerebbe di più che smascherare il mio piccolo inganno. I contribuenti tedeschi sono attentissimi ai loro diritti. Una detrazione a cui sono giustamente affezionati è la Pendlerpauschal, il rimborso chilometrico tra casa e ufficio e ritorno, cinque volte alla settimana. Un diritto che risale al lontano 1900, anno in cui si credeva che il XX Secolo sarebbe stato un’era felice di progresso senza limiti. È previsto un rimborso per chilometro, calcolato come se si compisse in auto. Non importa se prendo il bus o viaggio in bicicletta. Affari miei. Nel 2003, si potevano detrarre dal reddito 36 centesimi a chilometro fino a 30 chilometri, e 40 per i successivi. Si doveva scegliere il percorso più breve, ma si poteva partire anche da una seconda casa, e non dalla residenza principale, purché si spiegasse il motivo. Dal 2004, si calcolano solo 30 centesimi a chilometro, senza calcoli successivi. Ma in otto anni il prezzo della benzina è salito di 45 centesimi, e a Pasqua ha superato 1,70 euro a litro. L’associazione contribuenti chiede un aumento del forfait almeno di 10 centesimi a chilometro. Angela, accusata dagli europei di essere una severa massaia, ha fatto i calcoli: allo stato il «regalo» verrebbe a costare almeno 1,5 miliardi di euro in minori entrate fiscali. I liberali, in caduta libera, per guadagnare voti sarebbero favorevoli. I socialdemocratici, che quando erano al governo volevano abolire il forfait, oggi vorrebbero distinguere in base al reddito. I Verdi sono contrari in nome dell’ambiente perché secondo loro il forfait incoraggerebbe l’uso delle auto. Poi si meravigliano che nei sondaggi vengono superati dai Piraten, che sono quasi i grillini teutonici. I contrari, come la Cancelliera, calcolano che la detrazione in realtà favorisce i ricchi: chi guadagna 2.500 euro al mese, e percorre 40 chilometri al giorno, risparmierebbe 284 euro all’anno. Chi guadagna 6 mila euro, avrebbe un vantaggio di 421 euro. Quasi nulla andrebbe a chi è al minimo, perché il rimborso verrebbe incluso nei 1.000 euro di esenzione concessi a tutti, sotto la voce «spese per il lavoro svolto». Per i contribuenti italiani, rimane forse un po’ di invidia per i tedeschi alle prese con questi problemi. Senza dimenticare che i pendolari, da queste parti, possono viaggiare comodi leggendo il giornale, lasciando l’auto in garage.