Marco Bentorcini, ItaliaOggi 12/4/2012, 12 aprile 2012
Sindacato padano di pura fantasia – Le spiacevoli intercettazioni di questi giorni hanno portato all’onore delle cronache il Sin
Sindacato padano di pura fantasia – Le spiacevoli intercettazioni di questi giorni hanno portato all’onore delle cronache il Sin.Pa., il sindacato padano retto dalla pasionaria leghista Rosi Mauro. Non è un evento comune. Del Sin.Pa. di solito si parlava quasi esclusivamente quando, in occasione del Primo maggio, la Mauro portava amici e iscritti in giro per una gita lacustre su un battello (in gergo, la «batelada»). Capitava persino che qualche volta il sindacato fosse invitato a questa o quella circostanza istituzionale, come un’audizione parlamentare o la presenza in un’affollata tavola con qualche altra decina di sigle sindacali o di categoria. Sulla forza del sindacato, però, era difficile avere dubbi. Le cifre disseminate da qualche parlamentare leghista in azzardate interrogazioni (350mila aderenti) o dalla stessa Mauro (250mila) sono state irrise da un’intercettazione, nella quale si fa capire che i settemila aderenti sarebbero già un sogno. Alla fine, di fronte a Bruno Vespa, la dominatrice del sindacalismo leghista ha dovuto ammettere trattarsi di un piccolo sindacato, con pochi iscritti. Del resto, lo stesso sito internet del Sin.Pa. registra esclusivamente la sede milanese, senza cenno alcuno né di segreterie in altri centri né di un minimo di organigrammi. Non era necessario lo scoppio dello scandalo dei bilanci leghisti per rendere noto quel che si sapeva, che cioè il Sin.Pa. è soltanto una delle tante etichette dell’associazionismo padano, fortemente volute da Umberto Bossi, dai «cattolici padani», ai «musicisti padani», ai «volontari verdi», dall’«automobile club padano», ai «velisti e marinai del 45° parallelo», transitando per gli «orsetti padani», l’associazione «medica padana» e i «collezionisti padani»; per non dire dei «giornalai padani». Probabilmente nessun organismo di massa, né il Pci né l’Azione cattolica, ebbe mai altrettante sigle di organizzazioni parallele. Roberto Maroni ha più volte schernito il Sin.Pa. Tre mesi fa, a Varese, se ne venne fuori rilevando che il Sin.Pa. in Padania non c’era e insistendo sulla necessità di far nascere un vero sindacato leghista. Anche in questi giorni l’ex titolare dell’Interno ha ribadito il bisogno di un «vero» sindacato leghista. Si è, ancora una volta, scordato che quando reggeva il dicastero del Lavoro regalò, con proprio decreto, un seggio nel Cnel proprio ai lavoratori dell’industria rap-presentati dal Sin.Pa. Il ricorso al Tar da parte della Cgil portò alla celere cancellazione del decreto, concepito con (allora) una palese amicizia verso la Mauro. Passano gli anni, e oggi Maroni dimentica di aver concesso rappresentanza all’infimo Sin.Pa.: gli importa, invece, togliere la «nera»sindacalista dalla strada che dovrebbe condurlo a conquistare il pieno potere nella Lega.