VARIE 13/4/2012, 13 aprile 2012
APPUNTI PER GAZZETTA. IL PROBLEMA DEGLI ESODATI
REPUBBLICA.IT - CRONACA
ROMA - I sindacati scendono in piazza a Roma per chiedere al governo risposte sugli esodati. La manifestazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil ha preso il via da Piazza della Repubblica, da dove il corteo è partito alle 10. Una protesta proprio il giorno dopo che l’esecutivo ha quantificato in 65mila 1 il numero dei lavoratori rimasti senza retribuzione e senza pensione per effetto della riforma della previdenza. Cifra che non convince i sindacati, secondo cui il numero è molto più alto: decine di migliaia di persone in più. I leader di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti hanno parlato al termine del corteo, in piazza Santi Apostoli, chiedendo un incontro all’esecutivo: "Non si salva il Paese senza salvare gli italiani, e cioè i lavoratori, non quelli che portano i capitali all’estero", ha detto Camusso.
Alemanno: "Sfregio a Roma". Da segnalare il commento del sindaco di Roma Gianni Alemanno, che ancora una volta ha stigmatizzato gli effetti delle proteste di questo tipo sulla vita della capitale: "Rispetto il diritto a manifestare, ma si poteva fare una iniziativa statica, in una piazza adeguata e con un numero di persone di giusta valutazione, invece è stata fatta una cosa a sfregio di Roma. I romani hanno subito un altro blocco del traffico che si poteva evitare".
"Le manifestazione e i cortei di venerdì non si devono fare", ha insistito Alemanno sottolineando poi "un difetto di comunicazione, perché era stata prevista dagli organizzatori la presenza di 5mila persone e invece ce ne risultano 25mila: c’è stata una sottovalutazione da parte della questura e una pretesa da parte degli organizzatori di svolgere il corteo di venerdì, quando si poteva farlo domani".
Cgil: "Da governo gioco pericoloso". Già ieri i sindacati avevano contestato i dati forniti dal ministero del Welfare definendoli "sballati" (video 2) in quanto relativi solo a una tipologia di una platea più ampi. In piazza Santissimi Apostoli, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha invitato il governo a fare un passo indietro: "Il governo ha fatto una riforma delle pensioni sbagliata e deve avere il coraggio di fare un passo indietro, non raccontare numeri falsi la sera prima di una manifestazione. Se il governo conferma 65mila esodati, a noi non resta che una strada: chiedere il licenziamento del presidente dell’Inps perché incapace di governare i contributi". Poi, la leader della Cgil ha ribadito che i lavoratori non saranno lasciati soli e che, se non verranno individuate soluzioni valide per tutti, proseguirà la mobilitazione: "O il governo troverà una soluzione previdenziale per tutte le categorie degli esodati o i sindacati proseguiranno la mobilitazione. Non lasciamo i lavoratori da soli".
Cisl: "Comportamento dell’esecutivo irresponsabile". "Ci è molto dispiaciuto il comportamento di ieri: non è responsabile, né rispettoso (video 4). Speriamo che le cose si risolvano, ma così non va", ha detto arrivando alla manifestazione il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, in merito alle cifre fornite dal ministero del Lavoro. "Il governo - ha aggiunto - deve metterci i soldi". Poi, salito sul palco, ha lanciato un avvertimento all’esecutivo: "Lo sappia Monti, se si mette mano a quell’equilibrio così precario raggiunto sono sicuro che tutto il movimento sindacale saprà reagire con forza e determinazione". Infine l’appello: "’Il messaggio che vogliamo inviare al governo è che sugli esodati è una vergogna. Fornero tolga la testa dalla sabbia e ci convochi per rassicurare i lavoratori e stabilire criteri adeguati per gli esodati’’.
Uil: "Numeri buoni per il lotto". Anche la Uil ritiene che il numero degli esodati sia molto superiore ai 65mila citati dal governo. "Non bisogna fare il gioco dei numeretti - ha detto il segretario generale Luigi Angeletti a margine della manifestazione - sono buoni per giocare al lotto. La reazione più spontanea al numero che ci ha dato il governo è che ci vogliono prendere in giro. Noi chiediamo che il governo mantenga i patti. Chi entro il 2011 ha fatto accordi per andare in pensione con le vecchie regole ci deve poter andare" (video 5).
Landini:"Esodati non numeri, ma persone". Quella dei cosiddetti esodati non è una questione di numeri ma un problema ’’di persone’’ che avevano sottoscritto accordi volontari verso la pensione e ai quali ora il governo deve ’’garantire questi accordi’’. È quanto ha affermato il numero della Fiom, Maurizio Landini.
Ugl: "Il governo rifletta". In corteo anche il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrella, che commentando la richiesta della Camusso riguardo al presidente dell’Inps ha affermato: "Più che le dimissioni del presidente dell’Inps, chiediamo che il governo risolva effettivamente il problema degli esodati. Una piazza come questa dovrebbe far riflettere il governo. I lavoratori hanno capito che ci deve essere un governo che risolva i problemi. La nostra presenza qui dimostra che i sindacati sono uniti e questa unità deve far riflettere Monti e Fornero". E ancora: "Il governo non scherzi e cerchi le risorse per mandare tutti questi lavoratori in pensione con le vecchie regole. Gli esodati sono più dei 130mila riferiti dall’Inps".
Guzzanti-Marcegaglia tra la folla. In piazza per la manifestazione contro le "ingiustizie" determinate dalla riforma delle pensioni e per difendere i cosiddetti esodati, quanti cioè rischiano di restare senza lavoro, senza reddito e senza pensione, è scesa anche Sabina Guzzanti nei panni del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, sfilando in giacca rosa, pantaloni neri e collana di perle (video 6).
Inps: "Cifre non in contrasto". "Non c’è alcuna contraddizione tra i numeri sugli esodati riferiti dal direttore generale dell’Inps, Mauro Nori, nel corso dell’audizione in Parlamento e le cifre indicate dal ministero del Lavoro, a seguito del tavolo tecnico fra ministero, ragioneria dello Stato e Inps". È quanto dichiara lo stesso direttore dell’Inps in una nota."Il numero esplicitato dal direttore generale nel corso dell’audizione presso la commissione Lavoro della Camera, su precisa domanda - continua il comunicato - si riferiva alla stima delle platee dei potenziali lavoratori coinvolti nei prossimi quattro anni, in procedure di mobilità, in esodi individuali incentivati e alle altre categorie previste. Il numero emerso dal tavolo tecnico si riferisce invece alla fotografia dei destinatari degli interventi stabiliti dal legislatore e comprende tutti i lavoratori che a oggi risultano già cessati ed estromessi dai processi produttivi per effetto di procedure di mobilità o per dimissioni individuali al 31 dicembre 2011 sulla base di accordi individuali o collettivi".
"Marcegaglia" incontra Landini. In piazza con i sindacati c’era anche... Emma Marcegaglia. O meglio Sabina Guzzanti nei panni del presidente di Confindustria, in corteo in giacca rosa, pantaloni neri e collana di perle (video 7 - foto 8). A manifestazione in corso l’attrice scrive su Twitter: "Ho portato la Marcy tra gli esodati e ha provato a corrompere Landini". E infatti la finta presidente della Confindustria ha incontrato in piazza Santi Apostoli il leader delle tute blu della Cgil.
Opposizioni in piazza. "Sugli esodati sembra di riascoltare le frottole di Berlusconi. Comportandosi alla stessa maniera, ma con sobrietà, il ministro Fornero sostiene che sono solo 65mila e che ci sono le risorse necessarie. Resta il fatto che non sappiamo come sono stati contati né dove il governo prenderà i soldi", ha affermato il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, che ha partecipato alla manifestazione dei sindacati (video 9). "La verità è un’altra: questo governo ha creato una maggiore divaricazione sociale. Per dimostrare all’Europa che i conti sono a posto, l’esecutivo è andato a prendere i soldi alle fasce sociali più deboli senza tagliare gli sprechi e gli sperperi e senza colpire gli evasori e le lobby", ha aggiunto l’ex pm. Secondo Angelo Bonelli, presidente dei Verdi, "sulla vicenda esodati il governo si sta comportando in modo disumano".
Cicchitto: "Tutti si adoperino per soluzione problema". "Rimane aperto il problema sociale degli esodati, lavoratori lasciati in mezzo al guado, senza più posto di lavoro e senza i requisiti per la pensione. Il governo in primis, ma anche le forze politiche sia di centrodestra che di centrosinistra devono adoperarsi per risolvere il problema. Si tratta infatti di assicurare un’equità per molti aspetti elementare, ma essenziale", afferma, in una nota, il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto.
(13 aprile 2012)
ILSOLE24ORE.IT
Sui lavoratori cosiddetti "esodati" è il momento del balletto delle cifre. Con i sindacati che attaccano: le cifre presentate dal ministro (65mila persone interessate) non corrispondono alla situazione reale. Lo dimostra la valutazione molto diversa effettuata dall’Inps. Oggi Cgil, Cisl e Uil sono scesi in piazza a Roma per chiedere chiarezza. Conclusa la manifestazione, l’Inps fa sapere: non c’è non c’è alcuna contraddizione tra i numeri dell’Istituto e quelli del tavolo tecnico fra ministero del Lavoro, Ragioneria dello Stato e Inps. Interviene il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: «È abbastanza curioso che i dati del Governo e quelli dell’Inps non siano coincidenti», afferma. «In nessun posto in Europa esistono casi nei quali uno si trova a 58/59/60 anni senza pensione, senza salario, senza ammortizzatori. Questo problema va risolto - aggiunge Bersani - e sarà risolto».
Bersani (Pd): sulla riforma del lavoro atteggiamento responsabile
Riguardo la riforma del lavoro, «abbiamo correzioni da proporre, per esempio sui parasubordinati», ma «su questo punto - spiega Bersani - il Governo deve stare tranquillo, le forze parlamentari devono assolutamente avere un atteggiamento responsabile e noi lo avremo».
Sugli esodati stime diverse
In audizione presso la Commissione lavoro della Camera il direttore generale dell’Inps Mauro Nori parla di 130mila lavoratori in uscita in quattro anni. Il giorno successivo il ministro Elsa Fornero fa sapere che sono interessate nel complesso 65mila persone. Immediata la replica dei sindacati, che mettono in discussione la stima del Governo, parlano di dati sballati e ricordano: l’Inps ha fornito un quadro ben diverso. Il dubbio, attacca la Cgil, è che si voglia nascondere la vera entità del fenomeno e, in sostanza, non si voglia risolvere il problema. Secondo il responsabile economico del Pd Stefano Fassina la questione degli esodati è un’emergenza sociale e deve essere risolta.
L’Inps: nessuna contraddizione
Arriva la nota dell’ente di previdenza: non c’è alcuna contraddizione tra la versione dell’Istituto e quella del ministero. «Il numero esplicitato dal direttore generale - si legge nella nota - si riferiva alla stima delle platee dei potenziali lavoratori coinvolti nei prossimi quattro anni, in procedure di mobilità, in esodi individuali incentivati e alle altre categorie previste. Il numero emerso dal tavolo tecnico - continua l’ente di previdenza - si riferisce invece alla fotografia dei destinatari degli interventi stabiliti dal legislatore e comprende tutti i lavoratori che a oggi risultano già cessati ed estromessi dai processi produttivi per effetto di procedure di mobilità o per dimissioni individuali al 31 dicembre 2011 sulla base di accordi individuali o collettivi»
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Verso un braccio di ferro tra Governo e sindacati sui nodi delle pensioni. «Il governo ci convochi e dia una soluzione previdenziale a tutte le persone che hanno lasciato il lavoro. Se non lo farà sappia che noi continueremo ad essere nelle piazze e continueremo la nostra mobilitazione. Vorremmo sapere quando si aprirà un confronto e ci verranno dati i numeri veri e non falsi, nel tentativo maldestro di far fallire le manifestazioni». Così Susanna Camusso, leader della Cgil, ha concluso il suo intervento in Piazza Santi Apostoli alla fine della manifestazione organizzata con Cisl e Uil per chiedere una soluzione al problema degli esodati. «Se il Governo confermasse la cifra di 65mila, la stessa calcolata nella discussione sul Milleproroghe - ha attaccato - a noi non resterebbe che una strada: chiedere le dimissioni del presidente dell’Inps (Antonio Mastrapasqua, ndr) perchè incapace di governare i contributi delle persone». L’Inps chiarisce: nessuna contraddizione tra i dati resi noti dal ministero del Lavoro e quelli forniti dal direttore generale dell’ente di previdenza Mauro Nori (130mila) nel corso dell’audizione presso la Commissione Lavoro della Camera.
La Cisl: basta nascondere la testa nella sabbia
«Fornero - ha affermato il numero uno della Cisl Raffaele Bonanni, parlando alla manifestazione - tolga la testa dalla sabbia, incontri i sindacati stabilisca i criteri» per disciplinare le sorti di coloro che sono usciti dal lavoro nel quadro di leggi vigenti. Il segretario generale della Ugl Giovanni Centrella ha parlato di «Governo dei banchieri».
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La Cgil: tutelare i lavoratori, non chi porta capitali all’estero
«Il Governo ha fatto una riforma delle pensioni "sbagliata" e deve avere il coraggio di «fare un passo indietro» ha spiegato Camusso nel suo intervento. Al presidente del Consiglio Monti e al ministro Fornero la Cgil ha lanciato un messaggio: «se non si salva il paese, non si salvano gli italiani. E gli italiani sono i lavoratori, non chi ha portato i capitali all’estero o chi ha smesso di investire nelle imprese per investire nella finanza».
Angeletti (Uil): andrà sempre peggio
«Con la cassa integrazione, le aziende in crisi e i posti di lavoro in meno andrà sempre peggio. Questo è il film dei prossimi mesi». A lanciare l’allarme è stato il segretario generale Luigi Angeletti , che ha individuato una priorità: «Se vogliamo far uscire questo Paese dalla crisi - ha spiegato - non possiamo far continuare a peggiorare le condizioni di vita delle persone. In un rapporto normale tra Stato e cittadini si fanno valere i diritti acquisiti prima dell’entrata in vigore di una legge. Neanche in una tribù - ha poi concluso Angeletti - accadrebbe una cosa del genere».
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CORRIERE.IT
MILANO - Cgil, Cisl e Uil sono scesi in piazza insieme per protestare contro la mancata copertura per gli esodati e le cifre fornite dal governo, e più in generale contro la riforma previdenziale varata dal governo in novembre in modo rapido e senza trattativa. Alla manifestazione ha partecipato anche l’Ugl. Riguardo agli esodati, il ministro Elsa Fornero ha parlato di 65mila persone: dunque gli stanziamenti previsti dal decreto Salva-Italia e dal milleproroghe sarebbero sufficienti per applicare le vecchie norme previdenziali a questi lavoratori. Per i lavoratori in Cig, che di fatto non sono licenziati ma lavorano in aziende fallite o che comunque non riprenderanno l’attività, e che non rientrano tra gli esodati salvaguardati, il ministro sta studiando la possibilità di consentire loro l’accesso alla pensione con le vecchie regole.
MOBILITAZIONE CONTINUA - Di parere opposto i sindacati, per i quali il numero arriverebbe fino a 350mila. «Il governo ha fatto una riforma delle pensioni sbagliata e deve avere il coraggio di fare un passo indietro, non raccontare numeri falsi la sera prima di una manifestazione», ha detto il segretario generale della Cigl, Susanna Camusso, avvertendo che «O il governo troverà una soluzione previdenziale per tutte le categorie degli esodati o i sindacati proseguiranno la mobilitazione». «È insopportabile giocare con la vita delle persone; se il governo confermerà i 65mila esodati, gli stessi calcolati nel Milleproroghe, a me non resterebbe che una strada: chiedere le dimissioni del presidente dell’Inps», Antonio Mastrapasqua, «perchè incapace di governare i contributi delle persone», ha aggiunto la leader Cgil. Che ha chiesto un incontro urgente con il governo «per trovare una soluzione. Se il governo non lo farà, continueremo a essere nelle piazze e continuerà la mobilitazione». «Non lasceremo i lavoratori per strada», ha aggiunto Camusso.
La Cgil è «preoccupata» per «dove sta andando il paese». «Diciamo al governo - ha detto Camusso - se non si salva il paese, non si salvano gli italiani. E gli italiani sono i lavoratori, non chi ha portato i capitali all’estero o chi ha smesso di investire nelle imprese per investire nella finanza». Camusso ha aggiunto che il segno di equità, che si è dato il governo come obiettivo, ci potrà essere solo quando ci sarà «una redistribuzione tra chi ha di più e chi ha di meno».
«NESSUNA CONTRADDIZIONE» - «Non c’è alcuna contraddizione tra i numeri sugli esodati» riferiti dal direttore generale dell’Inps Mauro Nori nel corso dell’audizione in Parlamento e le cifre indicate dal Ministero del Lavoro, a seguito del tavolo tecnico fra Ministero del Lavoro, Ragioneria dello Stato ed Inps. Lo precisa in una nota lo stesso Nori, che spiega: «Il numero esplicitato dal direttore generale nel corso dell’audizione presso la Commissione Lavoro della Camera, su precisa domanda, si riferiva alla stima delle platee dei potenziali lavoratori coinvolti nei prossimi quattro anni, in procedure di mobilità, in esodi individuali incentivati ed alle altre categorie previste. Il numero emerso dal tavolo tecnico si riferisce invece alla fotografia dei destinatari degli interventi stabiliti dal legislatore e comprende tutti i lavoratori che ad oggi risultano già cessati ed estromessi dai processi produttivi per effetto di procedure di mobilità o per dimissioni individuali al 31 dicembre 2011, sulla base di accordi individuali o collettivi».
L’intervento della Camusso «NON CI FAREMO COMMISSARIARE» - «A differenza di quello che è accaduto con la politica le parti sociali non si faranno commissariare», ha affermato il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, intervenendo dal palco della manifestazione. «Non vorremmo - ha aggiunto - che l’irresponsabilità riguardasse chi deve dimostrare equilibrio. È importante che si dia subito un segnale positivo perché una volta superato questo problema occorre fare qualcosa perché il paese non muoia a causa delle eccessive tasse e della disoccupazione. Tutto ciò - ha aggiunto - si risolve attraverso la crescita e su questo vogliamo che si apra una discussione seria».
«COPRIRE I BUCHI» - «Hanno fatto la più feroce riforma previdenziale che c’è in tutta Europa. Hanno risparmiato più soldi di qualunque stato europeo sul sistema previdenziale, e ora vogliono fare in modo che servano solo a coprire i buchi del bilancio dello Stato», ha detto Luigi Angeletti, leader della Uil, nel suo intervento.
«Pensioni, esodati, pressione fiscale, necessità di decontribuzione dei premi di produttività: tanti buoni motivi per scendere in piazza con i sindacati confederali»: così il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella.
«UNITÀ SINDACALE, GOVERNO RIFLETTA» - «Una piazza come questa, con i sindacati uniti, deve far riflettere il Governo»: lo sottolinea Giovanni Centrella, segretario dell’Ugl. «I lavoratori hanno capito che in Italia ci deve essere un governo che risolva i problemi», ha aggiunto.
FALSA EMMA - In piazza contro le «ingiustizie» determinate dalla riforma delle pensioni e per difendere gli esodati, è scesa anche Sabina Guzzanti nei panni del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, sfilando in giacca rosa, pantaloni neri e collana di perle.
IL SECOLO XIX.IT
Roma - Sessantacinquemila per il ministero del Lavoro, 130 mila per l’Inps, oltre 300 mila per i sindacati: sul numero degli esodati - coloro che cioè rischiano di restare senza reddito e senza pensione, alla luce della riforma previdenziale che ha innalzato l’età pensionabile e che avevano già raggiunto accordi per essere accompagnati alla pensione sulla base delle vecchie regole - le stime differiscono perché partono da criteri di inquadramento della platea diversi. Mentre si profila, secondo alcuni, un aumento dei contenziosi.
Queste le cifre indicate dai vari attori in campo.
Ministero del lavoro, 65 mila. Con un comunicato, ieri il ministero del Lavoro ha diffuso i dati a conclusione dell’analisi compiuta dal tavolo tecnico istituito tra lo stesso ministero, il ministero dell’Economia-Ragioneria dello Stato e l’Inps sugli esodati. Viene indicato il numero di circa 65 mila persone «complessivamente interessate». Nella nota si definiscono `salvaguardati´ e si fa riferimento ai lavoratori «in prossimità del pensionamento». Ossia - come spiegato da fonti tecniche - a coloro che entro due anni matureranno i requisiti per la pensione con le vecchie regole. E che hanno già lasciato il lavoro al 31 dicembre 2011.
Il previsto decreto interministeriale Lavoro-Economia sarà emanato nelle prossime settimane. Mentre ad un successivo intervento normativo è affidata la possibilità - come affermato dallo stesso ministero del Lavoro - di far rientrare «per specifiche situazioni e con criteri analoghi» i lavoratori interessati da «accordi collettivi stipulati in sede governativa entro il 2011», comunque beneficiari di ammortizzatori sociali per l’accompagnamento alla pensione. Tra questi, ad esempio, Termini Imerese, che al momento è fuori: il primo dicembre scorso è stato firmato l’accordo per l’accompagnamento alla pensione di 640 lavoratori dell’ex stabilimento Fiat, con due anni di cassa integrazione straordinaria e quattro anni di mobilità. Stesso discorso potrebbe valere per altri casi come Irisbus e Fincantieri.
Inps, 130 mila. Il direttore generale dell’Inps, Mauro Nori, due giorni fa nel corso di un’audizione alla commissione Lavoro della Camera ha indicato cifre che, sottolinea oggi in una nota, non presentano «alcuna contraddizione» con quelle del ministero del Lavoro. Si tratta di una platea potenziale di 130 mila nei prossimi quattro anni: circa 45 mila che entreranno in mobilità sulla base di accordi fatti entro dicembre 2011; altri 13-15.000 lavoratori che sono nel fondo di solidarietà del credito; 70.000 usciti dal lavoro sulla base di accordi volontari. È la platea massima perché una parte di questi avrà nei prossimi quattro anni i nuovi requisiti per la pensione. Poi ci sono i lavoratori autorizzati ai versamenti contributivi volontari all’Inps che sono 1,4 milioni, ma la platea, da tutelare rispetto ai nuovi requisiti per l’accesso alla pensione, «è di gran lunga inferiore», aveva detto Nori.
Sindacati, oltre 300 mila. Per i sindacati il numero di tutti gli esodati è invece superiore a 300 mila. Cgil, Cisl, Uil e Ugl contestano al governo di aver indicato solo una parte della platea e nel conteggio considerano anche quanti hanno fatto accordi collettivi e individuali entro il 2011, ma lasciano il lavoro dopo (e maturano i requisiti per la pensione oltre i due anni stabiliti dal Milleproroghe).
ILFATTO.IT
[...] Lavoratori esodati è un nome terribile che la stampa ha scelto per descrivere la vicenda di quei dipendenti incentivati a uscire dalla propria azienda o fabbrica con la prospettiva di poter approdare alla pensione in un numero certo di anni. Licenziamenti concordati, dunque, in cui un certo numero di lavoratori ha scelto di rimanere disoccupato in cambio di una quota di reddito sufficiente ad accompagnarli alla condizione pensionistica. Solo che questo avveniva con le vecchie regole del sistema previdenziale, prima che, in un solo colpo, il governo Monti portasse l’età minima per la pensione a 66-67 anni. Uno “scalone” che ha imposto a molti di quei lavoratori una prospettiva di vita, non breve, da passare senza reddito. Gli incentivi erano infatti tarati per periodi di due-tre anni e non basterebbero per cinque-sei o addirittura nove anni come raccontano alcuni casi che abbiamo raccolto su ilfattoquotidiano. it che qui riassumiamo. Il problema è che non si tratta di pochi casi. Le stime oscillano tra 100 e 350mila e la differenza è data dal conteggio o meno dei lavoratori “autorizzati ai contributi volontari” che costituiscono una parte cospicua. Per tutti i casi presi in considerazione dal governo al momento della riforma – lavoratori in mobilità, contributi volontari, in regime di Fondo di solidarietà – il “Salva Italia” aveva individuato deroghe e stabilito un finanziamento (dai 240 milioni del 2013 si saliva ai 1220 milioni nel 2016).
Ma nell’elenco mancava la tipologia specifica dei lavoratori incentivati all’esodo. Questi sono poi stati aggiunti con il “mille-proroghe” ma a saldo invariato. E ora le risorse non bastano e forse non bastano nemmeno per tutti gli altri. E così, al momento, ci sono centinaia di migliaia persone nel limbo in attesa di una soluzione che il ministro Fornero ha annunciato realizzarsi “entro il 30 giugno”. Ma che soluzione? Intervistata dalla trasmissione Report di Milena Gabanelli, Elsa Fornero non si è mostrata particolarmente sensibile al tema dimostrando di avere più a cura il proprio ruolo di ministro rigorista. “Siamo stati chiamati a fare un lavoro sgradevole non a distribuire caramelle” ha spiegato a Bernardo Iovene che l’intervistava, contestando che la riforma pensionistica nel suo complesso sia solo “contro”. “Io mi sforzo di far capire – ha detto – che c’è molto per… molto a favore”. Certo, la “riforma della pensione è severa… sì, sì, severa, anzi di più, dura”. Ma l’Italia, ricorda, rischiava di finire in fondo al baratro. E noi, i tecnici, l’abbiamo salvata. Ma torniamo al caso degli esodi rimasti senza pensione. Fornero vuole aggiustare la situazione, ma “non con il vecchio metodo delle promesse”. Non si può, “si perderebbe credibilità”. Un’ipotesi avanzata è che quei lavoratori ritornino al loro posto di lavoro. Eventualità accademica perché non esiste nessuna azienda disposta a tanto. Alle Poste, ad esempio, i sindacati raccontano che “l’azienda rifiuta di accogliere qualsiasi ripensamento di chi ha già firmato l’uscita incentivata e ha ultimamente chiesto di rimanere in servizio”. “Figurarsi se aderirà a riammettere in servizio chi è già uscito” scrive una nota della Ugl. Il massimo che l’azienda postale è disposta a fare è firmare un Avviso comune con i sindacati per chiedere al governo di estendere da 24 a 36 mesi la copertura contributiva e di utilizzare il Fondo di solidarietà interno per un sostegno al reddito.
Se il rientro in azienda non è possibile, il ministro, sempre a Report, fa intravedere una seconda soluzione, il sussidio di disoccupazione. La nuova “Aspi”, del resto, è stata annunciata come in grado di arrivare dove la disoccupazione non è arrivata anche se i criteri sono gli stessi. Ma l’Aspi copre 12 mesi, 18 per gli over 55. Può bastare a chi rimane scoperto per un anno e mezzo, ma per gli altri avrebbe bisogno di una deroga. Senza contare che molti di questi lavoratori, come si legge dalle loro testimonianze, hanno appena concluso il periodo di disoccupazione seguente al licenziamento.