Franco Bechis, Libero 12/4/2012, 12 aprile 2012
SUPERMARIO SCIPPA MILIARDI ALLE IMPRESE
La riforma del lavoro e degli ammortizzatori sociali elaborata dal ministro Elsa Fornero sarà pagata quasi per intero dalle imprese italiane. Non solo per avere messo a loro carico a regime (per due terzi, il resto sarà pagato dai lavoratori) le aliquote contributive che dovranno garantire gran parte degli ammortizzatori, ma perché dal prospetto di copertura del disegno di legge emerge un’altra amara sorpresa. Per importi che oscillano fra i 5 e i 600 milioni di euro all’anno, e un picco nel 2014 di 907 milioni di euro la riforma del lavoro troverà copertura per complessivi 5,2 miliardi di euro al momento indicati nel fondo istituito al ministero dell’Economia per il pagamento dei crediti di imposta alle stesse imprese.
Già al fondo si è attinto per coprire altri provvedimenti degli ultimi decreti legge, compreso il salva-Italia dello scorso 6 dicembre. E così con una dotazione che ammontava originariamente a 44,8 miliardi di euro si faticava a restituire alle imprese il dovuto. Attingere da lì significa mettere ancora più in difficoltà grandi. medie e piccole imprese che non riescono ad essere pagate dallo Stato né come fornitrici della pubblica amministrazione né come creditrici fiscali. Già il governo nel pacchetto di norme fiscali inserite nel decreto di dicembre aveva ristretto notevolmente la possibilità che era concessa alle imprese di compensare con il fisco la partita crediti-debiti, cosa divenuta oggi quasi impossibile. Ora semplicemente si prosciuga con vari provvedimenti il fondo che già non aveva capienza sufficiente ai pagamenti dovuti. Se si considera il monte crediti di imposta non pagati e il debito che lo stato ha con le imprese fornitrici (fra 70 e 100 miliardi di euro secondo le diverse stime fatte per tutto il settore pubblico), si arriva al record grottesco di uno stato assai più evasore dei contribuenti che vorrebbe perseguire. Con la stretta sui crediti di imposta (già utilizzati a copertura dei pagamenti alle imprese fornitrici della pa), sembra assai poco convincente il tentativo fatto dal ministro dello sviluppo economico Corrado Passera con i vertici dell’Abi per convincere le banche ad anticipare alle imprese i crediti che hanno con lo Stato. Se il governo diminuisce i fondi pubblici per quei crediti, è evidente che il segnale agli istituti di credito non è dei più rassicuranti.
Colpo a parte sui crediti di imposta, Mario Monti dovrebbe passare al vaglio fino in fondo la relazione tecnica che finanzia la riforma del lavoro. Non resterebbe così sorpreso della delusione del presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia. Che di fatto non ha ottenuto nessuna delle misure richieste, e che è costretta con i suoi associati a pagare anche quelle che non avrebbe voluto. Cinque miliardi di euro con i crediti di imposta, altri 3,1 miliardi di euro fra il 2013 e il 2015 attraverso la stretta fiscale sulle auto aziendali e buona parte del miliardo di euro che sarà a carico dell’aggravio fiscale sui possessori di immobili affittati ad uso ufficio. A queste somme va poi aggiunta l’addizionale contributiva dell’1,4% che dal 2013 scatterà su tutti i contratti a tempo determinato: costerà in più fra i 611 e i 734 milioni di euro all’anno. Parte di questa somma sarà a carico dei lavoratori assunti, mentre il resto dei costi sarà a carico della fiscalità generale, e quindi di tutti i contribuenti che ormai sono abituati alla raffica di nuove tasse che viene da ogni provvedimento a firma di un membro del governo Monti (il disegno di legge in questione è firmato solo dalla Fornero). Saranno toccati anche loro dalla stretta sulle deducibilità degli affitti di ufficio, ma soprattutto dalla nuova franchigia di 40 euro stabilita per la deducibilità dei contributi sanitari obbligatori versati con il premio della Rc auto. La misura vale 172,4 milioni nel 2013 e altri 101 milioni nel 2014. Riguarderà tutti i cittadini anche l’addizionale di 2 euro sui diritti di imbarco passeggeri, che farà aumentare il costo dei biglietti aerei. La misura vale a regime 129,4 milioni di euro all’anno.
Franco Bechis