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 2012  aprile 12 Giovedì calendario

LA CALIFORNIA ESCE DALLA CRISI E TORNA A EMETTERE BOND

L’amara medicina dei tagli e delle misure di austerità inizia a dare i frutti sperati alla California. Il Golden State, che solo tre anni fa era sull’orlo della bancarotta tanto da indurre l’allora governatore Arnold Schwarzenegger a dichiarare lo stato di emergenza fiscale, sta infatti per collocare titoli di debito a 10 anni con uno yield preliminare del 2,82%, cioè soli 58 punti base al di sopra del rendimento pagato dalle obbligazioni migliori, lo spread più basso dal novembre 2008. Mercoledì il governo di Sacramento ha iniziato a raccogliere le adesioni che hanno raggiunto il 25% del totale in offerta e conta di raggiungere il proprio obiettivo entro la fine di questa settimana, per quando è previsto il collocamento effettivo. Il miglioramento del costo di finanziamento è figlio del pugno di ferro con cui il governatore, il settanquattrenne Jerry Brown, sta affrontando il nodo del deficit pubblico che è sceso da 25 miliardi di dollari all’inizio del 2011 ai circa 9 miliardi di oggi. Il miglioramento è stato ottenuto mediante tagli alla spesa pubblica e aumenti delle tasse che non hanno risparmiato la scuola sebbene il governatore abbia in cantiere un programma di investimenti nell’istruzione da 3 miliardi di dollari non appena le finanze lo permetteranno. Brown propone ora di annullare del tutto il deficit con un nuovo aumento temporaneo delle tasse sul reddito e sui consumi e i californiani potranno esprimersi in merito nel referendum previsto per novembre. Qualora la proposta dovesse essere respinta, allora scatterebbero tagli automatici alla spesa pubblica per 5 miliardi di dollari che non risparmierebbero alcun settore. La situazione fiscale dello stato rimane difficile - la entrate di marzo sono state inferiori del 4,2% rispetto alle attese per un buco di 233,5 milioni di dollari - ma non ci sono dubbi che rispetto ai tempi di Schwarzenegger i tempi più duri siano ora passati e la minaccia di una bancarotta ormai tramontata. Non a caso a febbraio S&P, che ha una valutazione del rating dello Stato a "A-", la valutazione più bassa fra gli stati della confederazione americana, a febbraio ha cambiato il suo outlook a "positivo" spalancando la porta per il primo miglioramento del giudizio dal 2006. Il restringimento degli spread garantiti agli investitori ha ovviamente avuto l’effetto di calmierare l’interesse di una parte degli investitori per la nuova emissione: a paragone, un collocamento di bond da 2 miliardi effettuato un mese fa aveva ricevuto richieste per il 38% del totale nelle prime 24 ore contro il 25% di questa asta. Fra i grandi fondi che hanno deciso di non aderire all’operazione vi è il Thornburg California Limited-Term Municipal Fund, che ha in gestione fondi per circa 300 milioni di dollari. «Ci sono investitori a cui le condizioni vanno bene e quindi lo stato riuscirà senza dubbio a collocare i bond - ha detto il co-manager Josh Gonze alla Bloomberg - ma di sicuro non li venderà a Thornburg perché noi vogliamo vedere uno spread maggiore prima di dare la nostra disponibilità».