Mara Monti, Il Sole 24 Ore 12/4/2012, 12 aprile 2012
I BIG USA DEL CREDITO TORNANO A CERCARE I CLIENTI «SUBPRIME»
«Business as usual». La crisi dei mercati finanziari sembra ormai un ricordo lontano, almeno negli Usa dove le società finanziarie hanno ricominciato a erogare credito anche alla clientela più rischiosa, quella subprime, concessi a soggetti che hanno avuto problemi pregressi nella propria storia di debitore. Lo scrive il New York Times in un’inchiesta in cui analizza i settori delle carte di credito e dei prestiti al consumo. La bolla speculativa che come un domino aveva coinvolto i mercati internazionali per l’esposizione al rischio verso titoli strutturati venduti da banche e società finanziarie, sembra ormai un ricordo lontano. Il fenomeno era stato riscontrato sui mercati istituzionali dove le emissioni di titoli ad alto rischio, ma anche ad alto rendimento sono tornate a livelli pre-crisi e ora si stanno diffondendo anche al retail, senza troppe distinzioni. Il quotidiano americano parla di casi concreti come quello di Anette Alejandro disoccupata e con la macchina sequestrata a causa dei mancati pagamenti eppure riferisce di ricevere ogni giorno decine di lettere di offerte per sottoscrivere carte di credito oppure ottenere presiti per auto.
Nel pieno della crisi, i creditori in difficoltà come Anette erano messi all’angolo dai finanziatori tradizionali. Con la crisi alle spalle e le istituzioni finanziarie fuori dal baratro, da Capital One a GM Financial passando per Hsbc e JP Morgan Chase i prestiti subprime non fanno più paura. Un esempio per tutti: a dicembre sono state emesse 1,1 milioni di nuove carte di credito proprio a creditori protestati, il 12,3% in più di un anno prima, secondo i dati pubblicati a marzo da Equifax. La stessa categoria di creditori rappresenta il 23% dei presiti per l’acquisto di nuove auto nel terzo trimestre del 2011, il 17% in più dell’anno precedente. «Queste persone hanno una forma patologica di dipendenza dal credito e le finanziarie stanno facendo pressione proprio su di loro», fa notare Charles Juntikka, avvocato di Manhattan. Le banche, del resto, hanno bisogno di incassare commissioni e tipicamente i creditori subprime pagano tassi più alti in cambio di dilazioni di pagamenti.
Un atteggiamento pericoloso, secondo alcune autorità di controllo del sistema bancario americano, che potrebbe preludere ad un ritorno del rischio di credito. «Il business sta tornando alla normalità», ha commentato Mark T. Williams, un ex banchiere della Federal Reserve citato dal quotidiano. Secondo gli economisti, l’estensione del credito anche alle categorie a rischio è un segnale della ritrovata crescita economica. Nonostante la disoccupazione rimanga alta, i consumatori hanno ridotto i loro debiti, al punto che i protesti si sono fortemente ridotti dalla fase acuta della crisi. «Le banche non possono ignorare questo settore», ha ammesso Seron Weston, analista del comparto bancario di Deloitte. Al contrario, resta ancora chiuso ai creditori subprime il settore dei mutui residenziali, ma sulle carte di credito nel 2011 i crediti sono aumentati del 54,7% a 12,5 miliardi di dollari, un livello ancora al di sotto di quelli visti prima della crisi.