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 2012  aprile 11 Mercoledì calendario

Schettino naufraga ancora: niente libertà - Aveva assaggiato la libertà il giorno di Pasqua. Era andato a pranzo, con tanto di permesso del magistrato di sorveglianza, a casa della sorella

Schettino naufraga ancora: niente libertà - Aveva assaggiato la libertà il giorno di Pasqua. Era andato a pranzo, con tanto di permesso del magistrato di sorveglianza, a casa della sorella. Pochi passi per provare a tornare nella vita. For­se si era illuso. Niente da fare: Francesco Schettino ( nel tondo sotto ) resta agli arresti domicilia­ri. Una mezza sconfitta che si può però leggere anche come una vit­toria a metà. La procura di Gros­seto, già indispettita perchè nes­suno l’aveva avvisata del ban­chetto domenicale, aveva chie­sto il ritorno del comandante in cella. Insomma, fra i due estremi la cassazione ha scelto la via me­diana, confermando il provvedi­mento adottato il 7 febbraio dal tribunale del riesame. Schettino per il momento non può uscire dall’appartamento di Meta di Sor­rento, dov’è blindato da quasi tre mesi. Del resto, già in mattinata si era intuito che probabilmente sarebbe finita così: in aula, nel corso dell’udienza,la procura ge­n­erale della cassazione si era dis­sociata dalla procura di Grosseto e aveva puntato sulla soluzione di mezzo, ovvero andare avanti senza modificare la situazione at­tuale. Insomma, non cambia nulla. L’indagine è ancora in cor­so ed è in pieno svolgi­mento un comples­so incidente pro­batorio, affidato ad un pool di scienziati, che potrebbe conse­gnare agli inqui­r­enti alcune rispo­ste decisive per il processo. Schettino de­ve restare acquattato nella sua abitazione: il giorno di Pa­squa aveva avuto l’ok ad un fuori programma per trascorrere insie­me ai parenti le ore della Pasqua. Una troupe del Tg5 l’aveva inter­cettato mentre camminava per le vie del paese insieme alla sorella. Schettino, che indossava cami­cia azzurra e giacca blu, era ap­parso appesantito dal forzato ozio di queste lunghe settimane. Il comandante della Concordia, che indossava occhiali da sole a nascondere gli occhi, aveva pro­bab­ilmente messo in conto qual­che reazione acida allo scoop del­la rete Fininvest. Non sapeva pe­rò che la notizia avrebbe provoca­to l’ira della procura di Grosseto. «Nessuno - aveva detto ai micro­foni del tg5 il procuratore France­sco Verusio - ci ha mai chiesto un parere che, comunque, sarebbe stato negativo». Ora Verusio sem­bra più soddisfatto: «Preferisco aspettare e leggere le motivazio­ni. Comunque è stata riconosciu­ta la validità dell’impianto accu­satorio. Di certo sarebbe stato as­surdo metterlo fuori». Anche se sono passati quasi tre mesi dalla tragedia della nave, naufragata sugli scogli del Giglio, la vicenda non è stata ancora rias­sorbita, le ferite sanguinano, e Schettino resta un personaggio troppo ingombrante che non può essere gestito facilmente. Oc­corre accontentarsi, da una parte e dall’altra.«Schettino non aveva troppe speranze-spiega all’Ansa dopo il verdetto l’amico di fami­glia Carlo Sassi, ex sindaco della cittadina- ma nonostante ciò, tut­ti i suoi familiari sono rimasti in casa, in attesa del responso. A Me­ta tutti si aspettavano una decisio­ne diversa perchè sin dal primo momento hanno creduto che il comandante, ritenuto un ufficia­le moto esperto, abbia fatto tutto il possibile per limitare i danni nell’incidente della Concordia». In verità testimonianze e filma­ti­inchiodano Schettino ai suoi ri­petuti errori, prima e dopo l’im­patto, la sera del 13 gennaio, alle sue indecisioni, alla sua superfi­cialit­à e alla sua criminale lentez­za nel reagire al dramma che è co­stato la vita a trentadue persone. E all’orizzonte si annuncia un processo difficile, tutto in salita, in cui il comandante dovrà difen­dersi da accuse pesantissime che vanno dall’omicidio plurimo col­poso al naufragio e all’abbando­no di nave. Ma lo scaricabarile, fra Schettino e i suoi ufficiali e fra il ponte di comando della Concor­dia e l’unità di crisi della Costa Crociere, è ancora in corso e non si può sapere come i giudici valu­t­eranno i comportamenti dei pro­tagonisti del naufragio.