Roberto Fabbri, il Giornale 11/4/2012, 11 aprile 2012
Lo stragista di Oslo «sano di mente»: finirà in galera - In fondo era ciò che lui voleva, anche se per «quelli normali» rimane difficile da capire
Lo stragista di Oslo «sano di mente»: finirà in galera - In fondo era ciò che lui voleva, anche se per «quelli normali» rimane difficile da capire. Perché Anders Behring Breivik, l’estremista di destra norvegese che il 22 luglio dell’anno scorso massacrò sull’isola di Utöya con scientifica determinazione 69 ragazzi della gioventù laburista da lui definiti «traditori della patria », proprio non ci stava a passare per un pazzo. Lui era- e tuttora rimane- convinto di aver compiuto un gesto eroico, che meriterebbe di essere premiato. E assicura di averlo ben meditato e di esserne tutt’altro che pentito. Così, quando ieri una controperizia presentata in un volume di ben 310 pagine ha capovolto una precedente valutazione che lo definiva «psicotico, schizofrenico e paranoide» e lo ha giudicato normalmente capace di intendere e di volere, Breivik si è dichiarato- per bocca del suo avvocato- finalmente soddisfatto. Lunedì prossimo, quando si aprirà il processo a suo carico per la strage di Utö ya e per l’uccisione di altre otto persone a Oslo commessa poche ore prima con un potentissimo ordigno piazzato nei pressi dell’ufficio del premier Jens Stoltenberg, lo sterminatore con l’ossessione negativa del multiculturalismo potrà presentarsi (secondo lui) a testa alta e prepararsi alla detenzione a vita in un carcere e non in un manicomio. In realtà la controperizia non ha un valore vincolante, perché a metà luglio, quando è prevista la fine del dibattimento, dovrà essere svolta una perizia finale che si rivelerà decisiva. È certo però che quanto stabilito ieri mette a disposizione dei giudici un elemento molto forte per decidere la carcerazione di Breivik. Che sarebbe poi di fatto un ergastolo, nonostante quel che si ripete sul fatto che in Norvegia la pena massima prevista dalla legge è di 21 anni di reclusione: nel caso del killer di Utöya, infatti è pressoché certo che a questa verrebbe aggiunta una serie non breve di pene accessorie. Rimane il fatto che Breivik, nonostante il tempo trascorso e nonostante sia stato ricondotto sul luogo della sua agghiacciante strage, non ha mostrato il benché minimo segno di pentimento. La sua principale preoccupazione dal 22 luglio è stata quella di ottenere attenzione mediatica per le sue presunte ragioni. Indicato ora come capace di valutare normalmente le proprie scelte e i propri gesti, Breivik non mancherà di difenderli in tribunale, tentando di trasformare l’aula che lo ospiterà in un sito di propaganda. E se fossero rimasti dei dubbi sull’atteggiamento che Breivik intende tenere in futuro, ieri Geir Lippestad, uno dei suoi avvocati, ha anticipato che il killer «deplorerà di non aver fatto di più». Ieri è stato diffuso un video- in Italia lo ha fatto TgCom24- che mostra il ritorno sull’isola di Utöya di una ragazza superstite della strage. Alexandra, questo il suo nome, ha rivisitato i luoghi dove tanti suoi amici furono uccisi, ha indicato il bosco da cui vide spuntare Breivik armato e la spiaggia dalla quale in tanti, invano, si gettarono nelle acque gelide per sfuggire alla sua incomprensibile furia. Ha mostrato il punto del suo corpo, la gamba destra, dove lei pure fu ferita, e ha ricordato la sua fortuna nel salvarsi. «Non m’interessa se lui sia pazzo o no, ma non deve più avere la possibilità di rifare una cosa del genere», ha spiegato al giornalista che la accompagnava. Poi, a chi le chiedeva se pensasse spesso a quel giorno terribile, Alexandra ha risposto: «Cerco di farlo il meno possibile. Perché se continuo a pensarci, vuol dire che lui ha vinto. E io non voglio che abbia la soddisfazione di avermi rovinato la vita».