Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  aprile 11 Mercoledì calendario

Tonfo di Sony: in rosso per 5 miliardi - Dopo l’annuncio del maxi taglio del personale - circa 10 mila unità in tutto il mondo, ovvero il 6% della forza lavoro del colosso giapponese dell’elettronica - arrivano gli ultimi numeri sui conti: ed è un’altra doccia gelata per l’economia mondiale

Tonfo di Sony: in rosso per 5 miliardi - Dopo l’annuncio del maxi taglio del personale - circa 10 mila unità in tutto il mondo, ovvero il 6% della forza lavoro del colosso giapponese dell’elettronica - arrivano gli ultimi numeri sui conti: ed è un’altra doccia gelata per l’economia mondiale. Sony ha aggiornato le stime d’esercizio per 2011 e 2012 al 31 marzo scorso, a annuncia una perdita da 520 miliardi di yen (circa 5 miliardi di euro o 6,4 miliardi in dollari). Se confermata, sarà la più pesante mai segnata nella storia della compagnia e - ciò che preoccupa di più gli analisti del settore - più che doppia ipotizzata a febbraio, quando era atteso un rosso di 220 miliardi di yen, già allora giudicato castastrofico. La revisione è dovuta a un onere fiscale aggiuntivo di circa 300 miliardi di yen. Si concretizzano così le ragioni del robusto taglio al personale di 10.000 posti in tutto il mondo, da sforbiciare entro la fine dell’esercizio in corso, ovvero subito. È l’ennesimo tentativo di ristrutturare profondamente e preparare per un rilancio vero un gruppo il cui marchio nell’immaginario collettivo resta ancora sinonimo di innovazione e alta tecnologia. La mossa, nell’aria fin dal giorno di Pasquetta, dovrbbe essere annunciata ufficialmente oggi. L’ingrato compito dell’annuncio tocca al numero uno Kazuo Hirai, giusto da qualche settimana succeduto a Howard Stringer. L’addio dello «straniero» (così lo aveva ribattezzato la stampa economica giapponese) e l’arrivo di un manager giapponese erano stati presentati come il punto di partenza della nuova fase di rilancio. Sperando che quello di oggi sia l’ultimo appuntamento di una lunga serie di annunci da dimenticate. Kazuo Hirai incontrerà oggi la stampa mondiale nella sede di Shinagawa, a Tokyo, per svelare «le nuove strategie aziendali», recita l’invito. Anche perché si parte dall’ammissione di un flop. Secondo il quotidiano finanziario Nikkei, gran parte dei tagli nasceranno dal consolidamento delle attività chimiche e delle produzioni Lcd di piccole e medie dimensioni, alla base delle perdite nette: quarto di fila in rosso e ottavo se si considerano solo per le tv a cristalli liquidi. L’azienda ci aveva scommesso molto, le perdite arrivano a circa 2 miliardi. Per limitare i danni, Stringer e altri sei top executive rinunceranno ai ricchi bonus allo scopo di «assumersi la responsabilità» delle scelte fatte e della situazione che ne è seguita. A fine marzo 2011, Sony aveva 168.200 dipendenti, già passati attraverso un taglio robuto nell’ultimo piano di ristrutturazione di dicembre 2008. Nel mezzo della recessione globale Sony aveva eliminato di 16.000 posti di lavoro nel mondo e chiuso 5 dei nove impianti di produzione delle tv. Per i nuovi tagli non si sa ancora come saranno ripartiti tra Giappone ed estero, anche se si prevede possano essere spalmate in modo uniforme a livello di gruppo. Oltre all’accelerata al riassetto e alla cessione di asset non strategici e difficilmente redditizi, ci sono elementi che segnalano una manovra diversa dalle precedenti: Sony in passato ha puntato soprattutto su dismissioni e consolidamenti della produzione, mentre questa volta finirebbero nel mirino anche le unità coinvolte nello sviluppo, nella vendita e nelle attività amministrative. Il colosso della PlayStation ha spiegato a marzo che avrebbe ceduto le sue attività chimiche alla Development Bank of Japan, controllata dal governo di Tokyo, mentre per le attività nei cristalli liquidi di piccole e medie dimensioni la soluzione trovata è la fusione con quelle analoghe di Toshiba e Hitachi, altri colossi dell’elettronica nipponica, insieme e Panasonic e Sharp, in decisa difficoltà sotto la concorrenza dei player sudcoreani Samsung e Lg, nonchè, quanto a tablet e smartphone, della Apple.