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 2012  aprile 11 Mercoledì calendario

E Monti ritorna in trincea "La riforma del lavoro non c´entra è colpa di Marcegaglia e Spagna" – Non è un caso che Mario Monti incontrando la stampa italiana al Cairo non accetti domande

E Monti ritorna in trincea "La riforma del lavoro non c´entra è colpa di Marcegaglia e Spagna" – Non è un caso che Mario Monti incontrando la stampa italiana al Cairo non accetti domande. Un breve spot del suo viaggio in Medio Oriente a favore delle telecamere, poi meglio correre a visitare le Piramidi di Giza prima di imbarcarsi per Roma. La preoccupazione del premier c´è ed è rivolta alle notizie che arrivano dai mercati, con le Borse che vanno a picco e lo spread che torna a sfondare i 400 punti. Monti - che in quattro intensissimi giorni ha toccato Libano, Israele, Territori Palestinesi ed Egitto - è di umore nero. Dall´apertura dei mercati si tiene in contatto con il viceministro Grilli, con il quale segue l´andamento del differenziale tra Btp e Bund. Poi tornando a Roma sul volo di Stato gelido si pronuncia con i suoi: l´ira è tutta per Emma Marcegaglia. Si cerca di mantenere la calma e dall´entourage di Palazzo Chigi arriva il messaggio che «al momento non si profilano interventi specifici» per tenere a bada i conti a fronte della salita del differenziale. «Lo spread è un dato imprevedibile, ci sono tanti fattori che lo spingono in alto e in questa fase non pensiamo che ci sia una specifica ragione italiana a farlo volare», è la diagnosi che il premier fa filtrare prima di imbarcarsi sull´Air force one. Semmai i motivi del nuovo contagio sono da cercare «nella crisi spagnola». Di certo il professore una cosa la esclude: «Le fibrillazioni sulla riforma del mercato del lavoro non hanno niente a che fare con lo spread perché comunque nessuno si aspettava che avremmo fatto il ddl in tempi così rapidi. Ad ogni modo - è il refrain - sul lavoro ci giochiamo tutto e quindi non c´è più spazio per grandi cambiamenti». Per il capo del governo ha invece un nome e cognome la causa che ha fatto crollare Piazza Affari: è la presidente uscente di Confindustria. Se sullo spread non influisce particolarmente, la Marcegaglia con le esternazioni dell´ultima settimana contro il nuovo articolo 18 e ieri contro la politica economica dei professori «ha una enorme influenza sui mercati». In sostanza le ipotesi che si fanno sull´I-9002 in volo tra Il Cairo e Roma sono queste: «Vuole scendere in politica e per farlo ci attacca, ma così dà la sensazione ai mercati che gli imprenditori stiano sfiduciando il governo ed è un gioco al massacro». Intanto bisogna prepararsi a una possibile emergenza. Per ora si pensa di fronteggiare la salita dello spread e l´aggravarsi della recessione (circa - 1,5% nel Def che sarà pubblicato a giorni, - 2% per alcuni ministri) con il Salva-Italia che già anticipava un aggravamento della crisi. Certezze granitiche che però ora, seppur leggermente, iniziano a traballare. Come testimonia un collaboratore del premier quando alludendo a una nuova manovra dice: «Se poi la situazione peggiora vedremo…». Un responsabile economico del governo spiega così la frase allarmante: «Se si torna verso la fase iniziale di novembre, quando lo spread era a 580 punti, anticamera del default, faremo scattare i piani di emergenza che avevamo già predisposto». La tensione sale, anche se questo scenario per ora resta futuribile. Semmai le lamentele sono verso l´Europa che, ricorda un ministro in contatto con Monti, «non riesce a garantire se stessa di fronte alla crisi». Così va avanti la strategia Ue del premier - che fin qui già molto ha cambiato a Bruxelles - e che ora, in vista del summit di giugno, vuole sferrare il colpo finale: «Creare consenso affinchè la Germania, in particolare la Bundesbank, accetti una vera politica di crescita», racconta un autorevole uomo di governo. Sul piano interno, invece, salta fuori che prima di partire per il tour pasquale Monti aveva chiesto ai leader di maggioranza di tenere quanto prima «un summit focalizzato sulla crescita sostenibile». Senza crescita, infatti, gli sforzi fin qui fatti potrebbero restare vani. E di gettare al vento cinque mesi di sacrifici a Palazzo Chigi non ne vogliono sentir parlare. Monti lo ha toccato con mano anche in Medio Oriente, la credibilità conquistata dal suo governo è essenziale in tutti i campi. Anche nella politica estera con la quale il professore ha approcciato in questa sua prima missione puramente diplomatica. Emblematico il discorso che ha fatto in Egitto, dove per difendere gli investimenti italiani ha sottolineato il peso del suo governo nei consessi internazionali che nei prossimi mesi dovranno evitare il default del Paese in piena fase di transizione. Non è un caso che il premier abbia detto di guardare con «molta attenzione» anche ai Fratelli Musulmani. L´idea è di spingere sulla democrazia e il rispetto dei diritti pur tenendosi le porte aperte con tutti per trovarsi in prima fila quando il Paese si sarà stabilizzato. Ma un nuovo crollo economico tornerebbe ad azzerare la credibilità di Roma tanto in Medio Oriente quanto nel resto del mondo dove si nascondono i grandi investitori. Alberto D’Argenio