varie, 11 aprile 2012
JACK TRAMIEL, 83
anni, fondò Commodore e rilevò Atari.
Se ne è andato a 83 anni Jack Tramiel, classe 1928, pioniere dell’informatica “casalinga” e incarnazione tipica del sogno americano: umile immigrato polacco scampato all’olocausto, arrivò a produrre l’home computer più venduto di tutti i tempi: il Commodore 64.
Nel panorama di pittoreschi personaggi che popolavano l’informatica degli anni ‘70 e ‘80, Tramiel era un elemento atipico. Diverso dai tipi geniali e un po’ folli stile Steve Jobs (Apple) o Nolan Bushnell (Atari), dai nerd alla Steve Wozniak (ancora Apple) o Bill Gates, ma anche dal britannico Sir Clive Sinclair, padre di geniali e talvolta improbabili creazioni.
In comune con tutti loro però doveva avere quella lungimiranza che lo portò nel giro di alcuni decenni a passare dalle macchine per scrivere alle calcolatrici e quindi ai computer, reinventando la propria attività, adattandola ai cambiamenti in atto e divenendo un pioniere nel settore informatico.
Ebreo polacco - all’anagrafe Jacek Trzmiel - giovanissimo si trova a vivere gli orrori della guerra e del nazismo: la sua famiglia viene inizialmente inviata nel ghetto di Łódź, a lavorare in una fabbrica. Alla liquidazione del ghetto, la destinazione è Auschwitz.
Sfugge alle camere a gas perché il dottor Josef Mengele in persona lo giudica adatto a lavorare e lo spedisce in un campo di lavoro nei pressi di Hannover, con il padre che qui perderà la vita.
Jacek sopravvive alla guerra: nel 1945 i prigionieri del campo vengono liberati dall’84a Divisione di Fanteria americana. Due anni dopo è in America, con un biglietto pagato da un’organizzazione ebraica, un alloggio temporaneo presso un’altra organizzazione che aiuta immigrati ebrei e dieci dollari in tasca.
A questo punto inizia una curiosa parabola: potremmo dire che lo stesso esercito americano che aveva salvato, lo aiuterà a inventarsi un mestiere e lo ispirerà.
Jack entra nell’esercito, ma non verrà inviato a combattere in Corea. Finirà per diventare addetto alla manutenzione di macchine da ufficio; impara a riparare macchine per scrivere e calcolatrici meccaniche: sarà la sua nuova attività anche da civile.
Riesce a ottenere un prestito, avvia un piccolo negozio di riparazioni; si sposta in Canada dove risiedono alcuni parenti della moglie. Continua la stessa attività e finisce a lavorare per una ditta che gli chiederà di assemblare macchine per scrivere: Sears Roebuck. Di lì a poco Jack si ritrova a produrre per Sears. La vita militare, come dicevamo, resta un’ispirazione; quando dovrà scegliere il nome della propria società, Tramiel pensa a qualcosa di simile a “generale” o “ammiraglio”. Ma nomi come Admiral e General sono già utilizzati da altri marchi già noti. Un giorno si trova davanti un’automobile. Il nome di quell’auto sembra contenere la parola giusta: Commodore. Il resto, dice la leggenda, è ispirato al nome dell’IBM (il nome completo della società di Tramiel è Commodore Business Machines).
I decenni successivi vedono l’arrivo delle calcolatrici digitali, che mettono in difficoltà i vecchi produttori di macchine da ufficio come Commodore; tra alti e bassi, Tramiel resiste, in parte entra in questo mercato, dove però è forte la concorrenza di Texas Instruments.
La svolta è però nel 1976: Commodore acquisisce MOS Technology e con essa le competenze di Chuck Peddle.
MOS è concorrente di Motorola e Intel e sforna chip economici ed efficienti come il 6502, che è il cuore non solo dei Commodore PET e Vic-20 ma anche di Apple I e II, degli home computer targati Atari, del Nintendo Entertainment System ed altro ancora. Una sua evoluzione, il 6510, è il chip del Commodore 64: sarà il computer più venduto della storia.
Tramiel però lascia Commodore nel 1984. Non andrà molto lontano: lo stesso anno rileva da Warner l’Atari, e continua l’avventura nel mondo degli home computer. Resta in sella fino alla fine del decennio; passa le redini al figlio Sam, ma le riprende negli anni ‘90 quando questi ha un infarto.
L’Atari di Tramiel si fonde infine con JTS, produttore di hard-disk. Ma non ha fortuna e termina la corsa in bancarotta, nel 1999.
Nel 2007 Tramiel è ai festeggiamenti per il 25° anniversario del C64.
I marchi Atari e Commodore - entrambi amatissimi - resistono fino ai giorni nostri con alterne fortune e numerosi passaggi di mano. L’attuale Commodore USA - che tra l’altro produce moderni PC che riprendono il nome e il leggendario case del C64 - su Facebook commenta: “Riposa in pace, Jack… abbiamo amato i tuoi prodotti, ci mancherai”.
La filosofia del vecchio leone si può riassumere un detto che gli viene attributo: “We need to build computers for the masses, not the classes“, dobbiamo costruire computer le le masse, non per le classi. Jacek/Jack lascia questo mondo sapendo di aver realizzato i suo proposito: 17 milioni di Commodore 64 e centinaia di migliaia di esemplari di altre macchine ne sono la prova.
Nicolabattista 10 Aprile 2012 http://blog.panorama.it/hitechescienza/2012/04/10/addio-a-jack-tramiel-commodore/
È morto Jack Tramiel, il papà del Commodore 64 10 aprile 2012
Jack Tramiel, il creatore del Commodore 64, il personal computer che negli anni Ottanta e Novanta ha giocato un ruolo di primissimo piano nell’informatizzazione delle abitazioni di mezzo mondo, è morto domenica all’età di 83 anni. La notizia è stata confermata dal figlio Leonard.
Tramiel, nato da immigrati ebrei-polacchi, sopravvissuti al campo di sterminio di Auschwitz, che si trasferirono negli Usa alla fine degli anni ’40 dello scorso secolo, iniziò la sua carriera lavorando alla manutenzione delle macchine da scrivere dell’esercito americano. In seguito, Tramiel mise su una ditta di macchine da scrivere, la Commodore International, che si trasformò successivamente in società di computer, trasferendosi nella Silicon Valley. Agli inizi degli anni ’80, la Commodore sfornò il C64, il modello di computer che divenne il più popolare e venduto negli Usa e in molti altri paesi del mondo.
Tramiel dovette poi lasciare la Commodore, per una vertenza tra azionisti e si trasferì alla Atari, dove continuò a lanciare pc e prodotti destinati ai giochi informatici leader del mercato, in diretta e agguerrita concorrenza con la sua Commodore. sole24.it
ADDIO ALL’UOMO DEL “BIP” - PRIMA DI JOBS E GATES, JACK TRAMIEL PORTÒ L’INFORMATICA NELLE CASE DI TUTTO IL MONDO CON IL “COMMODORE 64”, IL PRIMO COMPUTER - ARRIVATO QUASI IMPROVVISO IN ITALIA NELLA PRIMAVERA DEL 1983 (UN ANNO PRIMA IN AMERICA) AL PREZZO NON POPOLARE DI QUASI 400MILA LIRE FU L’INIZIO DI UNA RIVOLUZIONE - TRAMIEL FONDÒ UN COLOSSO DEI VIDEOGAMES COME “ATARI” MA IL SUO CAPOLAVORO RESTA QUEL PC CHE HA VENDUTO OLTRE 10 MILIONI DI PEZZI…
Vittorio Macioce per "il Giornale"
Da qualche parte hai ancora le cassette con i programmi, con un linguaggio strano fatto di bip bip, da ritarare con un caccavite. Trent’anni dopo sono i primi passi di una civiltà. Si chiamava Jack Tramiel ed è l’uomo che ha cambiato i tuoi sedici anni. Quella cosa grigia con le lettere nere e un registratore bianco ti ha portato il mondo delle meraviglie in casa. Era il Commodore 64. Il tuo primo computer.
La console primordiale, qualcosa di più di un giocattolo alla Vic 20. Era il patetico tentativo di programmare in basic. Era load, list, run. Era il cursore lampeggiante sullo schermo blu con i caratteri azzurri e la scritta ready. Era un televisore a colori sul canale 36. L’idea di poter giocare a calcio su uno schermo con le maglie delle nazionali e l’inno stranamente malinconico del Brasile o l’orgoglio della Germania, con il 4-4-2 come unica risorsa tattica e le ali che andavano solo avanti e crossavano. Tutto questo quando le telecronache di Fifa duemila-e-tot non erano neppure immaginabili o al massimo te le facevi da solo.
Era la console dell’idraulico Supermario che ancora combatteva con Donkey Kong per salvare la ragazzotta bionda. Era l’apocalisse atomica di Wargames , in piena Guerra fredda, con i missili che arrivavano e partivano da Washington a Mosca, perfetta simulazione di una geopolitica binaria, on o off, rosso o blu, e alla fine resterà in piedi solo uno. Erano le partite uno contro uno, con il tabellone in frantumi a ogni grande schiacciata, tra Larry Bird e Julius Irving, alias Doctor J. Il bianco contro il nero. La precisione contro la strapotenza fisica, o semplicemente Boston contro Philadelphia.
Alle spalle avevi i giochi dell’infanzia, le mille luci dei flipper e l’arte meccanica con grasso, sponde e «spizzi» del biliardino, il futuro era invece lì, arrivato quasi improvviso in Italia nella primavera del 1983 (un anno prima in America) al prezzo non popolare di quasi 400mila lire. Era l’inizio di una rivoluzione, che a ritmo veloce ha fatto entrare il virtuale nelle nostre teste, come se la fantascienza planasse sugli anni ’80, tanto da farti immaginare che nel Duemila non sarebbe stato poi così impossibile toccarsi con noncuranza il petto e attivare il teletrasporto.
È lì, con il Commodore 64 e con lo Spectrum, che i primi nerd s’ingegnano nel linguaggio macchina e imparano da autodidatti a simulare il mondo. Senza quel computer per giocare portato sulla tv di casa forse tanti passaggi dell’evoluzione virtuale si sarebbero persi. Solo gli adolescenti di allora, un manciata di scrittori di fantascienza e gli ingegneri militari della Defence Advanced Research Projects Agency guardavano al mondo come una grande rete, una ragnatela di nodi interconnessi.
Ma forse la cosa più bella del Commodore è che ci giocavi a casa con gli amici, in appuntamenti pomeridiani, e qualche volta tirando fino a tardi. La casa come connessione, la casa come nodo, la casa come hub, senza wi-fi e con il joystick collegato alla tastiera da un filo nero. A 16 anni non sapevi di appartenere a quella generazione X a metà strada tra il vecchio e nuovo, sospeso a metà di una mutazione culturale di chi era troppo giovane per gli anni di piombo e troppo vecchio per il Duemila.
La verità è che non ti eri mai chiesto chi fosse l’inventore del Commodore 64. Avevi letto qualcosa, veloce, quasi dimenticato. Ora che Jack Tramiel è morto ti viene un po’ da dirgli grazie. È morto domenica e aveva 83 anni. Così scopri che era figlio di ebrei polacchi. Arriva in America e i primi soldi li fa con l’esercito, dove imparò a riparare strumenti da ufficio.
È il 1953 quando mette da parte un po’ di denaro lavorando giorno e notte come taxista. Gli servono per aprire un negozio di riparazioni di macchine da scrivere nel Bronx. Lo chiama Commodore Portable Typewriter Company. Commodore come commodoro. Vuole un nome che evochi la vita militare e sceglie questo perché altri gradi come ammiraglio o generale o capitano erano già stati presi da altre compagnie. Prima comincia a vendere le calcolatrici italiane Everest.
Poi fa un accordo commerciale con un’azienda cecoslovacca. Il piccolo negozio diventa negli anni una grande azienda. Il miracolo arriva all’inizio degli anni ’80, prima con il Vic 20, poi appunto con il Commodore 64. Nel 1984 litiga con i soci. Se ne va e s’inventa un’azienda di videogame. Ed è un altro miracolo. Quell’azienda è l’Atari. Ma il suo capolavoro resta quella «macchina da scrivere» grigioverde a 64 kB nata 30 anni fa. Il pc più venduto al mondo: 10 milioni di pezzi.