Nino Suneri, Libero 11/4/2012, 11 aprile 2012
Respinta Margherita L’eredità Agnelli blindata pure in appello – E’ finita la guerra di Margherita Agnelli contro la madre Marella e i figli avuti da Alain Elkann (John, Lapo e Ginevra)
Respinta Margherita L’eredità Agnelli blindata pure in appello – E’ finita la guerra di Margherita Agnelli contro la madre Marella e i figli avuti da Alain Elkann (John, Lapo e Ginevra). Una sconfitta senza rimedio. La Corte d’Appello di Torino infatti ha rigettato il ricorso della figlia dell’Avvocato nei confronti della madre, Marella Caracciolo Agnelli, e contro GianluigiGabetti, Franzo Grande Stevens e Siegried Maron. Vuol dire che l’ere - dità dell’Avvocato, scomparso il 24 gennaio del 2003, non verrà più modificata. La seconda sezione civile ha, infatti, confermato la sentenza di primo grado secondo cui la successione è avvenuta in maniera corretta e legalmente ineccepibile. Si chiude così il secondo capitolo di una vicenda giudiziaria iniziata cinque anni fa. A dare fuoco alle polveri era stata Margherita ritenendo di essere stata penalizzata nell’attribuzione dei beni del padre. Sosteneva nella sostanza di essere stata truffata dalla madre, dai figli del primo matrimonio e dai consulenti (a cominciare da Gabetti e Franzo Grande) che per mezzo secolo erano stati accanto a Gianni. Ha perso su tutta la linea ma è riuscita a far felice il fisco. L’Agenzia delle entrate, inserendosi nella lite, ha incassato cento milioni di tasse sui capitali che la dinastia torinese deteneva all’estero. Una transazione non più in linea con i dettami odierni di Befera. Ovvero lotta tremenda contro i probabili evasori. Lo Stato avrebbe potuto portare a casa cifre a nove zero, invece si è accontentato di una piccola parte delle disponibilità su cui si era concentrato l’interesse di Margherita. Sosteneva che, coperto da una impenetrabile cortina fumogena, fosse nascosto il tesoro di suo padre. Una disponibilità che, al momento dell’apertura della successione sia Franzo Grande che Gabetti e Maron le avevano tenuto nascosta. Da qui la richiesta di riaprire la successione per inserire anche la cassaforte nascosta. A parte le evidenze emerse dinanzi al fisco non c’è traccia di altri tesori. Tuttavia, secondo i giudici Margherita era fin dall’inizio a conoscenza di queste ricchezze nascoste e la divisione ne aveva tenuto conto. In realtà le ragioni della lite sembrano essere altre. Almeno secondo quanto ricostruito dai giudici. Nel 2003 Margherita si era affrettata a chiudere la partita convinta che la Fiat marciasse verso il disastro. Forse era al corrente che lo zio Umberto, chiamato dalle banche ad assumersi la responsabilità della gestione, era già malato. Così aveva accettato una valutazione del patrimonio familiare prendendo come base la quotazione del titolo a quattro euro. Aveva firmato un accordo tombale e, in fretta e furia era tornata in Svizzera ad occuparsi del marito, Serge De Palhen e dei figli. Nel 2007, però, la situazione a Torino era totalmente cambiata. Contrariamente alle previsioni Sergio Marchionne era riuscito a raddrizzare le sorti della Fiat. Il titolo era volato a 16 euro e Margherita era rimasta a guardare. Da qui il tentativo di prendersi la differenza cui aveva rinunciato quattro anni prima. I giudici però l’hanno fermata e non se ne parlerà più. Ora tornerà la pace in famiglia? Chi può dirlo. Il maggio Marella compie 85 anni. Chissà se Margherita avrà voglia di fare gli auguri alla madre.