Franco Bechis, Libero 11/4/2012, 11 aprile 2012
I partiti hanno 205 milioni: tagliamoli così – Sta per arrivare l’abecedarium sul finanziamento pubblico dei partiti, visto che ABC (Alfano, Bersani e Casini) si sono parlati e hanno annunciato una nuova legge
I partiti hanno 205 milioni: tagliamoli così – Sta per arrivare l’abecedarium sul finanziamento pubblico dei partiti, visto che ABC (Alfano, Bersani e Casini) si sono parlati e hanno annunciato una nuova legge. Ne hanno fatte già tre negli ultimi anni, e ogni volta è stato peggio. Qualche testo già circola e la caratteristica è evidente. Nessuno di loro sembra rendersi conto del problema reale: l’eccesso di spese politiche, pagate con i soldi dei cittadini. Quelle risorse pubbliche in teoria dovevano garantire le spese elettorali dei candidati. Come abbiamo visto sono invece divenute in tantissimi casi benefit privati di alcuni leader politici e delle loro famiglie. È evidente che il problema fondamentale della politica è quello dei soldi, non quello della democrazia interna ai vari partiti di cui principalmente si occupano le bozze di riforma in circolazione. Come per altro dimostra la tabella nella pagina, non ha senso che i partiti politici conservino in cassa 205,5 milioni di euro, e abbiano un risultato storico (che comprende anche tutte le disavventure - perdite Unità comprese del Pci-Pds-Ds) in attivo per 187,6 milioni di euro. I partiti debbono fare politica, non speculare come è accaduto con i soldi dei contribuenti italiani. Come affrontare il finanziamento dei partiti e delle campagne elettorali? Libero una proposta concreta ce l’ha. Partendo da un principio: non si può spendere per ottenere un seggio più di un terzo di quanto viene remunerata quella carica (altrimenti è chiaro che si alimenta la corruzione). Secondo principio: solo i privati possono finanziare i partiti, e devono farlo alla luce del sole. Terzo principio: a carico delle finanze pubbliche ci saranno solo le spese elettorali comprese nel tetto massimo consentito dalla legge e a patto che siano effettivamente giustificate. Quarto principio: i bilanci dei partiti debbono essere consolidati e ricomprendere tutte le entrate e le uscite delle strutture territoriali. Ogni partito tiene una doppia contabilità, come accade oggi alla Rai (bilancio pubblico da canone e privato da pubblicità). Il bilancio pubblico su rimborsi/spese elettorali viene vagliato dalla Corte dei Conti, quello privato e quello consolidato nazionale deve essere certificato da revisori Consob. Quinto principio: tutti i finanziamenti alla politica sopra i 10 mila euro vanno dichiarati e divulgati attraverso sito Internet della presidenza del consiglio dei ministri, come accade per i sondaggi politico-elettorali e sono sottoposti alla vigilanza delle corti di appello territorialmente competenti che già oggi hanno vaglio di legittimità su liste e spese elettorali. Sesto principio: ogni violazione della legge comporta sanzione amministrativa che può fare perdere l’intero rimborso elettorale percepito e in caso di omissione su contributo privato comporta sanzione pari al doppio del contributo ricevuto in nero. Ecco come potrebbe essere una bozza di articolato che segua quei principi: 1) No soldi pubblici È vietato qualsiasi finanziamento pubblico dello Stato, delle sue articolazioni, di fondazioni o di società in cui lo Stato abbia più del 10% del capitale o comunque una golden share ai partiti politici. 2) Tetto ai rimborsi È concesso un rimborso delle spese elettorali per ogni tipo di competizione ai partiti nazionali e alle loro strutture territoriali nel limite massimo di 100 mila euro per ciascun seggio a disposizione per elezioni al Parlamento europeo e al parlamento nazionale. Un successivo decreto ministeriale stabilirà i tetti massimi a scendere di spesa concessi a ciascun seggio per elezioni di grado inferiore al parlamento europeo. Avranno diritto alla ripartizione del rimborso elettorale solo i partiti politici che ottengono almeno un seggio e solo per le cifre effettivamente spese dietro presentazione del rendiconto delle spese effettuate. Ai partiti politici può essere concesso un anticipo a 90 giorni dall’inizio della campagna elettorale pari al 25% dei rimborsi ottenuti nella precedente campagna elettorale. In ogni caso il rimborso massimo consentito per ciascuna legislatura è di 7,3 milioni di euro per il Parlamento europeo, 61 milioni di euro per la Camera dei deputati e 31 milioni di euro per il Senato della Repubblica. Un successivo decreto stabilirà anche i tetti massimi di rimborso a scendere consentiti per le elezioni amministrative e regionali. 3) Bilanci certificati Per potere accedere al rimborso ogni partito politico sarà tenuto a presentare bilanci consolidati certificati da revisore indipendente scelto nell’elenco Consob con allegati tutti i conti delle loro strutture territoriali. Tutti i bilanci dovranno avere indicazione della doppia contabilità: un bilancio pubblico con spese di campagna elettorale e rimborsi pubblici percepiti e un bilancio privato con finanziamenti privati di iscritti, militanti e simpatizzanti e spese per l’attività ordinaria. Il bilancio pubblico entro 10 giorni dalla approvazione da parte dell’assemblea del partito politico deve essere trasmesso alla Corte dei Conti per la verifica. Eventuali irregolarità rilevate dal controllo contabile comportano sanzioni amministrative fra l’1 e il 100% dei rimborsi elettorali che spettano al partito politico. 4) Donazioni «chiare» Ogni finanziamento – anche in natura o corrispettivo di servizi offerti a titolo gratuito – a partito, esponente o candidato politico da parte di persona fisica o persona giuridica dovrà essere dichiarato al di sopra dei 5 mila euro con dichiarazione congiunta del donante e del ricevente trasmessa alla segreteria della Corte di appello competente territorialmente e pubblicata su un sito Internet presso la presidenza del Consiglio all’indirizzo www.finanziamentipoliticoelettorali.it sul modello di quanto avviene già per i sondaggi di opinione. La mancata trasmissione e pubblicizzazione del finanziamento ricevuto comporta una sanzione amministrativa pari al doppio dell’importo ricevuto e non dichiarato. 5) Modello Onlus Ai partiti politici si applicano le norme fiscali già esistenti per le onlus anche per quel che riguarda la detrazione fiscale dei finanziamenti erogati da persone fisiche o giuridiche. 6) Stop alle case facili I partiti politici non possono detenere azioni di società né partecipazioni in fondazioni di alcuna natura. Possono detenere immobili solo se strumentali alla propria attività politica e in numero non superiore di dieci fabbricati per territorio comunale. L’eventuale liquidità dei partiti politici può essere impiegata esclusivamente in titoli di Stato italiani. Ogni utilizzo difforme della liquidità costituisce violazione della legge che comporta sanzione amministrativa compresa fra l’1 e il 100% dei rimborsi elettorali ottenuti dal partito politico.