R.Gal. An.Mi., Il Sole 24 Ore 11/4/2012, 11 aprile 2012
Una banca della Tanzania rifiutò i soldi del Carroccio Per più di un mese i quattro milioni e mezzo di euro prelevati da Francesco Belsito dai fondi della Lega Nord e destinati a un misterioso investimento in Tanzania rimasero congelati su un conto della Fbme Bank a Nicosia
Una banca della Tanzania rifiutò i soldi del Carroccio Per più di un mese i quattro milioni e mezzo di euro prelevati da Francesco Belsito dai fondi della Lega Nord e destinati a un misterioso investimento in Tanzania rimasero congelati su un conto della Fbme Bank a Nicosia. I funzionari della banca, che ha il suo quartier generale a Dar Es Salam, capitale del paese africano, e filiali a Cipro e a Mosca, pretendevano prove certe sull’origine di quei soldi e soprattutto sul fatto che l’ex tesoriere della Lega Nord disponesse dei poteri per poter manovrare somme così ingenti. L’affare Tanzania, dunque, finì in una bolla di sapone ma ora i magistrati di Milano e di Reggio Calabria si chiedono perché mai 4,5 milioni di euro dovessero essere investiti in un paese africano lontano da tutte le rotte del denaro. Belsito si sarebbe servito dell’imprenditore veneto Stefano Bonet, detto lo "shampato" e di Paolo Scala, titolare della società cipriota Krispa Enterprises Ltd, per convogliare all’estero il denaro della Lega Nord. Nei giorni convulsi che seguono la divulgazione sui giornali italiani degli arditi investimenti del tesoriere del Carroccio, la vicenda è al centro di una telefonata (intercettata) tra Belsito e la sua collaboratrice Nadia Dagrada. È il pomeriggio dell’8 febbraio e Nadia Dagrada annuncia a Belsito l’arrivo di una raccomandata inviata da Bonet al Consiglio federale della Lega Nord. «Aprila», le dice Belsito. La collaboratrice inizia a leggere: «Io sottoscritto Stefano Bonet...codice, riferimento all’operazione finanziaria che ha portato al trasferimento di fondi appartenenti al partito della Lega Nord sul mio conto corrente personale...per somma di 4 milioni e mezzo, nonché sul conto della società di consulenza cipriota Kris Enterprise per la somma di 1.200.000, con la presente dichiaro la mia disponibilità nel collaborare a far rientrare i soldi nei conti del partito e in tal senso mi faccio portavoce della medesima volontà dell’avv. Scala, amministratore della Krispa...». Bonet e Scala vogliono dunque far rientrare i soldi ma Bonet scrive che i fondi sono bloccati presso la banca di Nicosia perché l’istituto ha bisogno di una prova dei poteri del «disponente l’operazione finanziaria», cioé Belsito. I soldi sono poi rientrati in Italia, nelle casse della Lega, così come altri 850mila euro, parte degli 1,2 milioni di euro che sarebbero finiti in un fondo cipriota. Per fare chiarezza su questi investimenti la procura di Reggio Calabria si prepara a chiedere una rogatoria a Cipro, dove l’indagato Paolo Scala viveva e operava. I magistrati di Reggio presumono che Scala sia «il gestore dei fondi esteri del gruppo di imprenditori che ruotano intorno alle figure di Stefano Bonet, Romolo Girardelli e Francesco Belsito». Fondi che per gli inquirenti sarebbero stati utilizzati da Bonet anche per pagare consistenti contributi necessari per sostenere importanti accordi commerciali. Gli inquirenti vogliono capire se l’operazione si interruppe solo perché sospetta o perché ad un certo punto l’istituto di credito (alcuni si fecero perfino spedire lo Statuto della Lega per capire chi avesse i poteri di firma) si accorse che dietro certe attività potesse esserci proprio la Lega Nord. Oltre alla rogatoria con Cipro gli inquirenti concorderanno un incontro con i vertici della Banca Aletti. Intanto i pm di Milano hanno interrogato ieri l’autista di Renzo Bossi, Alessandro Marmello, che in un’intervista al settimanale Oggi aveva raccontato di essere stato usato come un "bancomat" del figlio del senatur. Marmello ha spiegato di aver gestito soldi in contanti della Lega Nord utilizzati anche per le spese personali di Renzo Bossi. I video girati dall’autista sono stati acquisiti agli atti. L’inchiesta nel frattempo si allarga ancora. Sui fondi della Lega indagano adesso anche le procure di Genova e di Bologna.