Il Fatto Quotidiano - http://www.savonanews.it - rep.it, 11 aprile 2012
MONSIGNOR DOMENICO CALCAGNO DA SAVONA: IL CARDINALE CON LA PASSIONE PER LE ARMI
L’ex vescovo della città ligure, nel 2007 è stato ’promosso’ con l’appoggio di Tarcisio Bertone, suo grande sostenitore: è diventato presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica. Una carica che, però, per il porporato ha significato l’addio al suo hobby: pistole d’epoca e fucili da guerra.
Una Smith & Wesson 357 Magnum per il cardinale. Al diavolo l’ispettore Callaghan. “Quella per le armi è una vecchia passione. Andavo al tiro a segno. Purtroppo da quando sono qui in Vaticano ho dovuto smettere”. Vaticano? Sì, chi parla è un cardinale: Domenico Calcagno, già vescovo di Savona. Nel 2007 è stato ‘promosso’ con l’appoggio di Tarcisio Bertone, suo grande sostenitore: è diventato presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica. Insomma, uno dei pochi cardinali che hanno accesso all’appartamento del Pontefice.
Una bella soddisfazione, ma anche un piccolo dolore: addio alle armi per il porporato. La notizia, riportata ieri da Mario Molinari sul sito www.savonanews.com, è stata confermata dal cardinale al Fatto. Calcagno, però, non dimentica il dovere cristiano all’umiltà e minimizza: “Ma guardi … sono vecchi pezzi, armi di poco pregio”. Savonanews e il Fatto, però, sono entrati in possesso della dichiarazione che Calcagno, allora monsignore, presentò nel 2006 alla Questura di Savona.
A leggere le parole del porporato alle forze dell’ordine pare di trovarsi di fronte a un piccolo arsenale: armi d’epoca, certo, ma anche Nagant russi che ti fanno paura solo a guardarli e che centrerebbero l’obiettivo a un chilometro di distanza. Ecco l’elenco delle armi del cardinale: fucile marca Breda modello Argus, moschetto mod 31 marca Schmidt, fucile Faet Carcano (simile a quello che avrebbe ammazzato Kennedy, per capirci), fucile Nagant di fabbricazione russa, fucile turco Hatsan. Tutte armi acquistate in armeria. Ma non basta.
Il cardinale Calcagno dichiarò di “detenere anche, con le relative munizioni”: carabina Beretta calibro 22 per uso sportivo, fucile sovrapposto calibro 12 marca Gamba, doppietta da caccia calibro 12, fucile sovrapposto a due canne calibro 12 marca Franchi, fucile calibro 12 marca Beretta, Revolver Smith & Wesson calibro 357 Magnum. Quella dell’ispettore Callaghan e di Stursky & Hutch, per capirci. Poi altre armi, tra cui una carabina di precisione Remington 7400, un bestione che non sembra proprio da caccia e se beccasse una quaglia la ridurrebbe in briciole. Non basta: il porporato dichiara di aver venduto armi ad altri appassionati.
Un nome salta all’occhio: don Luigi Grosso, parroco di Bergeggi (paese alle porte di Savona). “Ho ereditato la passione dai miei fratelli cacciatori. Ormai è acqua passata, al massimo vado qualche volta a sparare”, è l’amarcord di don Grosso. Insomma, par di capire che nella curia di Savona le armi raccolgano parecchi appassionati. E in città c’è chi ironizza sul cardinale “che, oltre alla mitra, ha fucili e pistole”.
Eminenza, fa un certo effetto scoprire che anche alle porte di San Pietro ci sono appassionati di armi …
Per carità, è una cosa innocente. A me le armi piace soprattutto, come dire, restaurarle. Sono oggetti di antiquariato.
Veramente ci sono fucili come l’Hatsan turco che hanno un aspetto piuttosto minaccioso non le pare?
Vabbè, ma io li tengo così, mica voglio fare del male.
E quel Nagant russo?
Carissimo … per cortesia, non vorrà scrivere cose antipatiche … sono cose da collezionisti.
Lei ha dichiarato di farne un uso sportivo?
Sì, andavo al poligono.
Ma il porporato ci tiene a precisare: “Guardi che sono tutte armi perfettamente regolari e denunciate. Ed erano conservate in un armadio chiuso a chiave”. Certo che quella Smith & Wesson 357 Magnum con relative munizioni uno la immaginerebbe più in pugno a Clint Eastwood che a un cardinale … Nella voce di Calcagno sembra di sentire un pizzico di rammarico: “Non la uso più da tempo. Da quando sono a Roma ho dovuto rinunciare”.
di Ferruccio Sansa, 11 aprile 2012, Il Fatto Quotidiano
CARDINAL DOMENICO CALCAGNO INTESTATARIO DI UN NUTRITO ARSENALE DI ARMI DA FUOCO.
Non se ne avrà a male il neonominato Cardinal Domenico Calcagno per questa nota. O almeno così ci auguriamo; viceversa ci sarebbe da correre ai ripari. E alla svelta, visto che Sua Eccellenza risultava (risulta) intestatario di un nutrito arsenale di armi da fuoco. Vere ucili e pistole, alcuni storici, ma in ottima forma come lo Schmidt - Rubin in dotazione all’esercito svizzero fino al 1950, o il moschetto FAET Carcano, o il temibile Nagant russo (CCCP) un’arma datata ma potentissima, letale ad oltre un km di distanza.
Non mancano pezzi più moderni come un’italianissima doppietta sovrapposta di gran marca (Gamba, cal. 12) e un Breda Argus semiautomatico a canna singola (sotto) e sempre per stare sull’affidabile calibro 12mm, anche un moderno fucile turco Hatsan modello “Escort” dall’aspetto vagamente più minaccioso. Letale sulle lunghe distanze la carabina statunitense Reminghton 7400, anch’essa dall’aspetto poco rassicurante. Non manca un classico dei pistoloni a tamburo come la Smith & Wesson 19, in calibro 357 magnum. Una cannonata. Poi nel 2006 Monsignor Calcagno dev’essersi stufato di alcuni pezzi, e vende. Vende uno dei vecchi fucili, ma anche un fucile Franchi cal 12 e una pistola semiautomatica Beretta calibro 7,65 (un sempreverde). L’acquirente? Un altro ecclesiastico: Don Giulio Grosso nativo di Bergeggi. Mons. Calcagno rimpingua però la collezione / arsenale con uno storico fucile Gitti in calibro 20, un revolver tedesco Arminius calibro 38 con 50 colpi. Davvero senza offesa non riusciamo ad immaginarlo un Cardinale in una simile Santa Barbara. La messa non è mai stata tanto in sicurezza, e l’importante è andare in pace. Ma... se vuoi la pace devi preparar la guerra? Va a saperlo.
http://www.savonanews.it
A Savona c´è chi, in gran segreto, lo aveva soprannominato monsignor Rambo. Ma ora che la passione per le armi del cardinal Domenico Calcagno è diventata di dominio pubblico, dal Vaticano filtrano commenti, tanto anonimi, quanto imbarazzati.
Il caso, infatti, coinvolge, uno dei porporati più potenti ed autorevoli, attualmente a capo dell´Apsa (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) ed in passato responsabile degli affari economici della Cei, la conferenza dei vescovi.
Accade, infatti, che monsignor Calcagno, 68 anni, occhi placidi e fisico da prete di campagna, sia proprietario di una vera e propria armeria che conta tredici tra fucili e pistole. E non si tratta degli "schioppi" ereditati da qualche parente delle sue campagne d´origine - quelle di Parodi Ligure, in provincia di Alessandria - bensì di molti pezzi da vero intenditore.
A rivelare l´anima guerriera del cardinale è stato il giornalista Mario Molinari sul sito Savonanews, dove sono state pubblicate anche copie delle denunce di proprietà e di acquisto depositate nella questura di Savona dove Calcagno è stato vescovo dal 2002 al 2007, prima di essere chiamato a ricoprire l´incarico di segretario dell´Apsa.
Ai suoi più stretti collaboratori il cardinale avrebbe manifestato stupore per l´interesse verso un aspetto che riguarda la sua vita privata. Come evidenzia anche nella denuncia, il monsignore è iscritto al tiro a segno nazionale con tessera rilasciata nel 2003 ed è anche un cacciatore. Nel suo appartamento in Vaticano vive con lui un segugio di razza.
Certo è che la collezione del cardinale lascia stupiti per le caratteristiche di alcuni pezzi. Ad esempio un revolver degno dell´ispettore Callaghan come la magnum Smith & Wesson calibro 357, roba da pistoleri. Oppure la carabina di precisione per caccia grossa Remington 7400 calibro 30.06. O ancora un micidiale fucile a pompa costruito in Turchia come l´Hatsan modello Escort.
La denuncia pubblicata da Savonanews risale al 2006 quando, oltre alle armi già di sua proprietà, tra le quali un fucile da caccia appartenuto al padre, monsignor Calcagno dichiarò di aver acquistato altri sei pezzi «per uso sportivo o collezione dall´armeria Tessitore di Savona».
Un altro fucile a «due canne sovrapposte marca Gitti calibro 20» lo acquistò dall´armeria Pera. Mentre una rivoltella tedesca Arminius calibro 38 spiega di averla comprata da una parrocchiana rimasta vedova. In un altro documento, l´allora vescovo di Savona dichiara di aver venduto anche dei fucili della sua collezione. Uno, una carabina marca Schmidt Rubin di nazionalità svizzera calibro 7,5, spiega di averla ceduta ad un altro religioso appassionato di armi, don Giulio G. nato a Bergeggi.
Infine, monsignor Calcagno tranquillizza gli agenti della questura sottolineando che «le armi sono custodite nella propria abitazione in un armadio chiuso a chiave».
Marco Preve per "la Repubblica"