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 2012  aprile 11 Mercoledì calendario

DAVIDE COSTANTINI (7

apr 2012) ucciso dalla leucemia a 31 anni: giovedì sarà sepolto come un carabiniere.
VENEZIA - Sarà sepolto il giorno in cui avrebbe dovuto compiere 32 anni. E siccome aveva sempre desiderato fare il carabiniere, sarà vestito per l’ultimo viaggio come un carabiniere alla presenza di una rappresentanza e dei labari dell’Arma.
Davide Costantini, veneziano di Campo San Fantin, laureato in farmacia a Padova e ricercatore all’Università di Verona, è stato aggredito meno di un anno fa da una forma di leucemia che non gli ha lasciato scampo. Ha lottato con ricoveri e cure all’ospedale all’Angelo, si è sottoposto al trapianto di midollo, ha sperato, ha dovuto arrendersi la sera della vigilia di Pasqua nella sua abitazione di Mestre dove si era trasferito negli ultimi tempi.
I funerali saranno celebrati giovedì mattina alle 9 nella chiesa dei Frari, la stessa dove tra un anno si sarebbe sposato con Maddalena Layet con la quale si frequentava da quando era ragazzini delle medie.
Davide era un giovane con tanti amici, aiutato da un carattere buono e positivo, da molti interessi: dalla chitarra alla musica degli Iron Maiden, dalla passione per il nuoto a quella per il calcetto. Giocava nel ruolo di portiere. Era soprattutto uno sfegatato tifoso del Milan e non perdeva in tv nemmeno una partita della sua squadra.
Dopo aver frequentato il liceo veneziano Benedetti, si era laureato in farmacia a Padova e aveva vinto un concorso come ricercatore all’Università di Verona presso l’Istituto di Farmacovigilanza regionale. Si era spostato in terraferma per superare le difficoltà nei trasporti con la città scaligera. Aveva cercato di farsi arruolare nell’Arma per entrare nei nuclei antisofisticazione, ma era stato scartato alla selezione per problemi alla vista. Era, però, rimasto molto legato all’associazione veneziana Carabinieri. Tanto che era considerato uno di "loro".
Un anno fa, quasi in coincidenza con il compleanno, le prime avvisaglie del male, il ricovero, le cure. Da ricercatore specializzato aveva capito l’entità della malattia e l’uso dei farmaci ai quali era sottoposto. Ma non ha mai mollato nemmeno per un attimo, ha avuto fiducia fino all’ultimo. Per un periodo ha anche ripreso il lavoro universitario, svolgendolo da casa. Dopo il trapianto era sembrato che la situazione fosse decisamente migliorata, ma una ricaduta ha fatto precipitare le condizioni. In fretta, maledettamente in fretta. Davide non ha avuto nemmeno il tempo di rendersi conto. Se n’è andato sabato sera assistito dai genitori Giorgio e Monica, dal fratello e dalla fidanzata.