Sara Monaci, Il Sole 24 Ore 8/4/2012, 8 aprile 2012
«Pubblico è sempre meglio» L’onda lunga della lottizzazione - La Lega, soprattutto nelle roccaforti lombarde e venete, ha visto crescere la sua presenza nelle società pubbliche e nei posti di potere in modo direttamente proporzionale ai voti: più ne ha presi, e più ha preteso uomini dentro cda e organigrammi
«Pubblico è sempre meglio» L’onda lunga della lottizzazione - La Lega, soprattutto nelle roccaforti lombarde e venete, ha visto crescere la sua presenza nelle società pubbliche e nei posti di potere in modo direttamente proporzionale ai voti: più ne ha presi, e più ha preteso uomini dentro cda e organigrammi. In questo è stata particolarmente aggressiva, si è imposta nelle trattative (comunali regionali e provinciali) senza fare sconti e senza grandi diplomazie. Ma questo tutto sommato in linea con il tradizionale manuale Cencelli, seguito da tutti i partiti. E in questo il Carroccio non si è distinto. La peculiarità della Lega è semmai un’altra: tentare di fermare nella gestione delle ex municipalizzate la lancetta dell’orologio e proporre l’idea che "pubblico è meglio". Invece che di Stato la Lega parla di Comuni, Province (perché è anche uno di quei pochi partiti che vorrebbe tenerle in piedi) e Regioni. Ma il senso non cambia: le liberalizzazioni, o le privatizzazioni, per i leghisti sottraggono agli enti le "loro" partecipate, considerate talvolta pezzi di storia del territorio (di solito si parla in questi termini degli acquedotti) ma soprattutto pezzi di potere e affari (e in questo caso si fa riferimento soprattutto al settore energetico e ai trasporti, le più redditizie). Quindi non stupisce tanto che la Lega, una volta raddoppiati ad esempio i voti in Lombardia alle ultime regionali, abbia preteso anche il raddoppio dei direttori sanitari (da 10 a 19 su 45), entrando così nel business più importante della regione (circa 17 miliardi per la sola gestione, a cui si aggiunge l’edilizia specializzata). O che a partire dal 2010, una volta raddoppiati i consiglieri dentro il Pirellone, il Carroccio abbia insistito per riequilibrare il potere del Pdl e di Comunione e liberazione, mettendo i propri uomini nei posti chiave (ad esempio Giorgio Papa alla presidenza di Finlombarda, Guido Bonomelli alla vicedirezione di Infrastrutture lombarde, Lorenzo Demartini alla presidenza di Infrastrutture lombarde e Giampaolo Chirichelli alla presidenza di Cestec). Oppure che, in vista di Expo 2015 e degli 11 miliardi che circoleranno per la realizzazione di opere essenziali e collegate, abbiano particolarmente a cuore la presenza di Leonardo Carioni nel cda della società di gestione. È stato invece piuttosto sorprendente il modo in cui, negli ultimi anni, si siano opposti, in modo capillare, alla libera concorrenza, dai settori più importanti a quelli meno redditizi. In tutti i Comuni del Nord hanno portato avanti, a fianco della sinistra radicale, la battaglia per il mantenimento dell’acqua nelle mani del settore pubblico. Poi, in alcune città, difendono posizioni più specifiche, grandi o piccole che siano. Per quanto riguarda A2a, partecipata sia da Brescia che da Milano, la rappresentanza leghista (in primis Franco Baiguera, del consiglio di gestione) preferirebbe ad una fusione con Iren e Hera un modello che riporti nelle sole mani del Comune di Brescia il settore ambientale. E sempre per quanto riguarda A2a, grazie ad un intervento leghista in Parlamento il settore idroelettrico ha potuto beneficiare di una deroga di 12 anni rispetto alla liberalizzazione, allungando le concessioni pubbliche (l’emendamento introdotto nella manovra finanziaria 2010 porta la firma del senatore Massimo Garavaglia). Anche sulla gestione dei servizi pubblici locali il risultato è simile. Basta dare un’occhiata alle battaglie portate avanti nel capoluogo lombardo. Per Sea, la società di gestione di Linate e Malpensa controllata dal Comune di Milano, la possibile rinuncia al controllo pubblico non è ben vista dal Carroccio. Il suo presidente Giuseppe Bonomi, vicino alla Lega, non ha mai ostacolato il percorso verso la quotazione (ancora da costruire), ma ha più o meno apertamente fatto capire che l’ingresso di privati antagonisti del pubblico non sarebbero di suo gradimento, e che quindi sarebbe opportuno che Palazzo Marino non aprisse altre gare per vendere una quota consistente al fondo F2i, cosa che farebbe scendere l’azionista pubblico in minoranza. A scendere ci sono poi le realtà più piccole, dove la filosofia del capitalismo municipale si ripete. Ad esempio Aler, che gestisce a Milano 100mila alloggi popolari e altri 30mila appartamenti affidati da Palazzo Marino. Qui l’uomo di fiducia della Lega è Filippo Musti, che come il resto del Carroccio porta avanti la battaglia per la concessione diretta senza gara. Sara Monaci