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 2012  aprile 08 Domenica calendario

Quel sottile confine fra speculazione e copertura - A volte anche dai piccoli segnali si può capire come il vento sia cambiato sui mercati

Quel sottile confine fra speculazione e copertura - A volte anche dai piccoli segnali si può capire come il vento sia cambiato sui mercati. La scorsa settimana, per esempio, gli Etf ribassisti quotati a Piazza Affari – cioè quei particolari strumenti che replicano al «contrario» il paniere principale del listino milanese, permettendo quindi di realizzare guadagni quando la Borsa scende – hanno registrato un sensibile aumento negli scambi. Volumi come quelli delle giornate appena concluse non si registravano proprio dalla scorsa estate, da quando cioè la pressione sul nostro Paese era all’apice. Il risultato, in sé, testimonia di sicuro che le tensioni sono di nuovo in aumento, è quindi un sintomo tangibile della crisi. Più difficile resta invece dimostrare che le pericolose forze della speculazione ribassista sono di nuovo all’opera. Per quanto si possano caricare di significato gli scambi sugli Etf short, non si può fare a meno di notare che i volumi siano in fondo ben poca cosa (poche centinaia di milioni di euro al giorno, meno di quanto viene scambiato su una «blue chip») per scatenare un’ondata ribassista. Occorre poi chiedersi chi siano gli investitori che sfruttano questo genere di strumenti. Statistiche pubbliche gli emittenti non le rilasciano, ma ufficiosamente si riesce a capire che l’utilizzatore degli Etf ribassisti non è tanto l’investitore privato (piccolo o grande che sia), quanto quello istituzionale. Si potrebbe pensare al grande fondo speculatore, in realtà si tratta più che altro di società di gestione, assicurazioni, fondi pensione e simili che utilizzano questo prodotto soprattutto per proteggere i portafogli propri o dei clienti da improvvisi ribassi. E in fondo il nocciolo della questione è tutto racchiuso proprio in questi termini, e in una domanda: l’aumento dei «ribassisti» è la causa della debolezza della Borsa, o ne è piuttosto la risultante? In fondo è il solito paradosso dell’uovo e della gallina, un dilemma che a ben vedere si può facilmente estendere ai tanto famigerati hedge fund. Dietro questa categoria di investitori, come dice la traduzione dal linguaggio anglosassone stessa, si celano anche soggetti che utilizzando lo «short» come strategia di copertura (difesa) e non soltanto di lucro (attacco). Separare il grano dal loglio, cioè chi specula da chi semplicemente si protegge, è impresa titanica. È però fuori da ogni dubbio che l’Europa stessa rappresenti un terreno particolarmente fertile per far nascere questo genere di comportamenti. Recessione, disoccupazione ormai strutturale, debito pubblico fuori controllo, ma soprattutto i conflitti e le eterne indecisioni che contraddistinguono il processo decisionale dei governi e delle autorità del Vecchio Continente sono argomenti tangibili che contribuiscono, se non proprio a invogliare, quantomeno a rendere possibili i comportamenti opportunistici sul mercato di quanti nell’articolo di ieri Walter Riolfi ha giustamente definito «euroscettici». Convince questi soggetti del fatto che abbiano preso la direzione errata, in fondo, spetta soltanto all’Europa. Maximilian Cellino