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 2012  aprile 08 Domenica calendario

E sul diamante brilla «il cannone di Kathmandu» - Furono oltre 2000 le lettere che la rivi­sta Sports Illustrated ricevette nel 1985, nei giorni seguenti la pubbli­cazione di un articolo a firma George Plimpton, una delle personalità più ecletti­che del Novecento letterario americano: giornalista, scrittore, cofondatore della Paris Review e grande sportivo

E sul diamante brilla «il cannone di Kathmandu» - Furono oltre 2000 le lettere che la rivi­sta Sports Illustrated ricevette nel 1985, nei giorni seguenti la pubbli­cazione di un articolo a firma George Plimpton, una delle personalità più ecletti­che del Novecento letterario americano: giornalista, scrittore, cofondatore della Paris Review e grande sportivo. Vi si narra­va la vicenda di un giovane inglese conver­tito al buddismo, di nome Hayden «Sidd» Finch. (Il «Sidd» era un omaggio al Sid­dharta di Hesse). Sull’Himalaya,meditan­do, aveva conquistato un talento impareg­giabile. Per sfruttarlo, Sidd era giunto fino alle coste della Florida, al ritiro prepartita di una importante squadre di baseball, i New York Mets. Più che titolato, volendo, a indossarne la divisa. Perché Sidd è «il Cannone di Kathmandu»: lancia la palla a una velocità mai raggiunta da braccio umano. Certo, quando lancia indossa una scarpa sola. E non ha mai giocato a base­ball, visto che è cresciuto in un orfanotro­fio prima di essere adottato da un archeo­logo poi scomparso in un incidente aereo. Certo, è ancora indeciso tra il baseball e lo yoga, visto che ha imparato «l’arte del pi­tch » da un guru tibetano. E quindi si po­trebbe, sempre volendo, arrivare a suppor­re che sia frutto di surreale invenzione. So­prattutto perché l’articolo su di lui porta una data eloquente: primo aprile. Ma il mondo dello sport va in subbuglio lo stes­so, anche perché la storia è accompagnata da fotografie di Sidd in compagnia del ve­ro coach dei Mets. Sports Illustrated deci­de, sette giorni dopo, di indire una confe­renza stampa in cui annunciare che quel­­l’arte, conquistata sull’Himalaya, si è per­duta scendendo a quote normali. Ce ne vorranno altri sette perché riveli il pesce d’aprile,che due anni dopo divenne un ro­manzo. Un quarto di secolo dopo, quel ro­manzo viene tradotto in Italia per la prima volta con il titolo Il curioso caso di Sidd Fin­ch (66thand2nd, pagg. 320, euro 17). Lo scherzo ha fruttato a «Sidd» un posto d’onore in più d’un museo delle cere e si è rivelato un’ottima scelta narrativa rispet­to a quella che Plimpton stesso, nell’intro­duzione, racconta essere l’alternativa pos­sibile: «Nel 1985 Mark Mulvoy, caporedat­tore di Sports Illustrated , mi chiamò per propormi due progetti. Uno era un appro­fondimento su una vicenda accaduta alla maratona di Londra dove un corridore giapponese, subito dopo l’arrivo, era an­dato in confusione e aveva pensato di do­ver correre non per 42 chilometri, ma per 42 giorni. Era scomparso nella campagna inglese. “Qual è l’altra proposta?” chiesi a Mulvoy». SVit