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 2012  aprile 08 Domenica calendario

Il piano di Bossi per riprendersi la Lega - Il primo a dirlo, in fondo era l’unico che non ci credeva

Il piano di Bossi per riprendersi la Lega - Il primo a dirlo, in fondo era l’unico che non ci credeva.«Se ti ri­candidi al congresso io ti voto», ha detto Roberto Maroni a Umberto Bossi nel doloroso giorno del pian­to e delle dimissioni del Senatùr. Poi sono arrivati gli altri: Luca Zaia, Roberto Castelli, Manuela Dal La­go e una miriade di dirigenti di pri­ma o ultima fila e di correnti diver­se, tutti a dire che non è detto che il capo non si riprenda il suo posto al congresso di settembre.Solo l’ono­re delle armi oppure la tentazione di tenerselo, l’Umberto, senza il quale nessuno sa se arriverà più un voto? Il fatto è che alla fine sarà an­cora il vecchio leone a decidere i giochi. Anzi, il suo gioco è già nei fat­ti. Per un Bobo che ha già fatto parti­re le purghe, c’è un Umberto che la sua strategia l’ha messa in atto fin dal primo minuto, quando si è di­messo lasciando la segreteria fede­rale a un triumvirato, forzando lo statuto che indica che sia il presi­dente del partito ad assumere i po­teri in caso di dimissioni del segre­tario. E il presidente adesso è Bossi. Ieri i maroniani erano preoccu­pati. Hanno fatto una cena a Vare­se, la patria sia di Maroni sia di Bos­si. E se la sono detta chiara: «La veri­tà è che Umberto è stato geniale un’altra volta. Ci aspettavamo che lasciasse la reggenza a Bobo, inve­ce ha fatto un triumvirato tenendo­si la presidenza. Come nel Gatto­pardo : ha cambiato tutto per non cambiare nulla. Comanda sempre lui». È in questo quadro che vanno lette le ultime dichiarazioni di Bos­si, dal«deciderò all’ultimo se candi­darmi al congresso » a quelle di ieri: «Io adesso devo stare un passo in­dietro, hanno tirato dentro i miei fi­gli in questa cosa tremenda...», e poi: «L’unica cosa che posso fare è tenere unita la Lega». Eccolo, ilpiano. A da passà ’a nut­tata , per dirla come non la direbbe Bossi. Certo, tutto dipende da co­me procederà l’inchiesta sulla cas­sa. Ma se, come crede, riuscirà a uscirne indenne, non solo Bossi po­trà vantare di aver dato le dimissio­ni subito, gesto che in Italia appar­tiene solo agli eroi. Ma potrà torna­re da vincitore. «Se ne uscirà come una vittima, quella sarà la sua for­za. Bossi non è un ragioniere, ma un capitano d’industria: ha sem­pre avuto una visione politica più lucida degli altri, e a quanto pare è ancora così», se la ride un deputato cerchista. Che aggiunge: «Basterà aver tolto ogni ombra nel frattem­po, magari il capo potrà dire a tutti: ho sbagliato a candidare Renzo in Lombardia, si è rivelato immaturo, si è fatto abbindolare da Bel(sito) zebù, ma adesso vi restituirà tutto fi­no all’ultimo centesimo. E la cosa sarà chiusa».Anche perché un con­t­o sono i soldi spesi per le notti bra­ve del Trota, altra cosa sono quelli destinati alla scuola Bosina di Ma­nuela Marrone o all’associazioni­smo padano, «e cioè per sostenere un progetto». Così, in fondo vengono bene an­che le epurazioni di Maroni, cui ie­ri i suoi a Varese hanno chiesto di «appendere in piazza sei teste»:Bel­sito, la Mauro, Reguzzoni, Renzo. Ma anche di Calderoli, accusato di fin troppa vicinanza al Cerchio ma­gico. E di Giuseppe Leoni, reo di aver chiamato i militanti a fare da claque al Senatùr nel giorno del passo indietro. Nel frattempo Bos­si è già al lavoro. Sono tre giorni che sta in via Bellerio. Ieri tanto per dire ha convocato Giorgetti, Calderoli, Castelli, Cota, Speroni, ma non la Dal Lago e Maroni. Segnali. Là do­ve un colonnello vicino a Calderoli s’è lasciato sfuggire un: «Roberto sta lavorando per far ripartire la Le­ga con Bossi». Con Bossi? «Ma sì, ma che pensi? Quello fa vertici ogni giorno, lavora più di prima, ha solo traslocato la sua leadership alla pre­sidenza ». Intanto, in quel di Mon­za subito dopo Pasqua scatterà la mobilitazione dei telegrammi: tan­ti, da far arrivare a Gemonio, con su scritto: «Bossi torna!». E Maroni? Gioca una partita diffi­cile. Da una parte deve accreditarsi come l’uomo delle pulizie,e soddi­sfare la sete di sangue della base. Dall’altra sa di dover cercare un equilibrio. Le epurazioni sono par­tite. Ieri fra i militanti di Bergamo convocati da Leoni girava un sms: «La segreteria provinciale ha deci­so di buttar fuori quelli che erano in Bellerio!».E segretario a Bergamo è Cristian Invernizzi, maroniano. Minacce di venir presi a «scopate» sono arrivate pure a chi fosse inten­zi­onato a contestare Maroni marte­dì, alla giornata dell’«orgoglio le­ghista », dove la base chiederà l’espulsione della Mauro.E Varese apre il caso Giorgetti. La mozione di sfiducia al segretario imposto dai cerchisti, Maurizio Canton, l’hanno presentata non al Diretti­vo provinciale, ma direttamente al segretario dei lumbard. Un modo per costringerlo a venire allo sco­perto: «È furbo e in questa fase non si schiera - sorridono i maroniani-Ora dovrà dirci da che parte sta». La guerra non sarà breve. Vista così, il congresso non è neppure ne­cessario che si tenga in autunno. Il triumvirato potrebbe pure durare più a lungo. Un po’ come i governi tecnici.